Sulle terapie per curare i gay per una malattia che non esiste
Documento redatto della Pan American Health Organization, Sezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, maggio 2012*
Innumerevoli individui vivono circondati dal rifiuto, dal maltrattamento e dalla violenza perché sono percepiti come dei “diversi”. Tra di loro vi sono milioni di persone vittime di indifferenza, disprezzo e odio a causa dell’orientamento sessuale. Queste manifestazioni di omofobia si fondano sull’intolleranza derivante da un cieco fanatismo oppure da idee pseudo-scientifiche che considerano il comportamento non-eterosessuale e non-procreativo come una “deviazione” o il risultato di un “difetto dello sviluppo”.
Qualunque ne siano le origini e le manifestazioni, ogni forma di omofobia ha effetti negativi sulle persone coinvolte, sulle loro famiglie, sui loro amici e sulla società in generale.
Abbondano le storie e le testimonianze di sofferenza, di senso di colpa e vergogna, di esclusione sociale, di minacce e aggressioni, e di persone che sono sta- te maltrattate e torturate fino a riportare danni e ferite permanenti o persino la morte. Conseguentemente, l’omofobia rappresenta un problema di salute pubblica che dev’essere affrontato in maniera forte e decisa.
Così come ogni espressione di omofobia è deplorevole, i danni causati dai professionisti della salute a causa dell’ignoranza, del pregiudizio o dell’intolleranza so- no assolutamente inaccettabili e devono essere evitati con ogni mezzo. Non solo è di primaria importanza che ogni persona che si rivolga a loro sia trattata con dignità e rispetto; è essenziale anche impedire l’applicazione di teorie e modelli che vedono l’omosessualità come una “deviazione” o una scelta che può essere modificata attraverso la “forza di volontà” o il cosiddetto “supporto terapeutico”.
In molti Stati americani si è constatato il continuo avanzare, attraverso sedicenti “cliniche” o “terapeuti”, di servizi volti a “curare” l’orientamento non-eterosessuale, un approccio noto come “terapia riparativa” o “di conversione”. [38]
E’ preoccupante che spesso questi servizi siano forniti non solo al di fuori del contesto pubblico ma anche in maniera clandestina. Dal punto di vista dell’etica professionale e dei diritti umani tutelati dai trattati internazionali e dalle convenzioni locali, come la Convenzione America- na sui Diritti umani e il Protocollo supplementare (“Protocollo di San Salvador”), [39] si tratta di pratiche inammissibili che dovrebbero essere denunciate e sanzionate.
L’omosessualità come variante naturale e non patologica
Gli sforzi volti a cambiare gli orientamenti non eterosessuali mancano di giustificazione clinica da quando l’omosessualità non può più essere considerata una condizione patologica. [40]
I professionisti concordano nell’affermare che l’omosessualità rappresenta una variante naturale della sessualità senza che abbia alcun effetto intrinsecamente dannoso sulla salute dell’individuo e delle persone a lui vicine.
In nessuna delle sue manifestazioni individuali, l’omosessualità costituisce un disturbo o una malattia e dunque non richiede alcuna cura. Per questo motivo, ormai da svariati decenni, l’omosessualità è stata rimossa dai più autorevoli sistemi di classificazione delle malattie. [41]
L’inefficacia e la pericolosità delle “terapie di conversione”
Oltre alla mancanza di un’indicazione clinica, non c’è nessuna prova scientifica sull’efficacia dei tentativi di modificare l’orientamento sessuale. Nonostante alcune persone cerchino di limitare l’espressione del proprio orientamento sessuale in termini di comportamento, l’orientamento in sé appare in genere come una caratteristica intrinseca dell’individuo che non può essere modificata. Al tempo stesso, vi è un gran numero di testimonianze sui danni alla salute fisica e mentale causati dalla repressione dell’orientamento sessuale di una persona. Nel 2009 l’American Psychological Association ha condotto una rassegna su 83 studi riguardanti gli effetti degli interventi di “conversione”. [42]
Non solo è stato impossibile dimostrare il cambio di orientamento sessuale, ma la rassegna ha anche evidenziato che l’intenzione di modificarlo era accompagnata da depressione, ansia, insonnia, sensi di colpa e vergogna, e persino a ideazione e comportamenti suicidari.
Alla luce di tali prove, suggerire ai pazienti che soffrirebbero di un “difetto” e che dovrebbero fare qualcosa per cambiare costituisce una violazione del primo principio dell’etica medica: “primum non nocere”. Tali pratiche colpiscono il diritto all’integrità personale oltre che il diritto alla salute, soprattutto nei suoi aspetti psicologici e morali.
Testimonianze sulla violazione dell’integrità personale e degli altri diritti umani
Come fattore aggravante, le “terapie di conversione” si dovrebbero considerare come una minaccia per il diritto all’integrità personale e all’autodeterminazione. Vi sono molte testimonianze di adolescenti che hanno subito interventi “riparativi” contro il loro volere, molto spesso per iniziativa dei familiari.
In alcuni casi, le vittime sono state internate e private della libertà, fino a essere tenute in isolamento per diversi mesi. [43]
Le testimonianze parlano di trattamenti degradanti, umiliazioni estreme, violenze fisiche, condizionamenti negativi tramite elettroshock o sostanze emetiche, e persino molestie sessuali e tentativi di “stupro riparativo”, soprattutto nei casi di donne lesbiche.
A prescindere dal fatto che i loro effetti “terapeutici” sono nulli se non addirittura controproducenti, questi interventi violano la dignità e i diritti umani delle persone.
In questi casi non è stato tutelato il diritto alla salute come è richiesto dagli accordi locali e internazionali stabiliti con il “Protocollo di San Salvador” e la “Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali”.
Conclusioni
I professionisti della salute che offrono “terapie riparative” si allineano ai pregiudizi sociali e riflettono una forte ignoranza rispetto alla sessualità e alla salute sessuale. Contrariamente a ciò che molte persone credono o presumono di sapere, non ci sono ragioni – eccezion fatta per lo stigma derivante da questi forti pregiudizi – perché le persone omosessuali debbano essere incapaci di condurre una vita piena e soddisfacente.
Il compito dei professionisti della salute non è di causare danni ma di offrire supporto ai pazienti per alleviare le sofferenze e i loro problemi, e non di aggravarli ulteriormente. Un terapeuta che giudica i pazienti non eterosessuali come “anormali” non solo li ferisce ma contribuisce anche ad aggravare i loro problemi. Le “terapie riparative” o “di conversione” non hanno indicazioni cliniche e rappresentano una seria minaccia ai diritti umani e alla salute delle persone. Sono pratiche ingiustificate che dovrebbero essere denunciate e soggette a sanzioni e pene adeguate.
Raccomandazioni
Ai governi:
– il maltrattamento omofobico da parte dei professionisti della salute o di altri operatori sanitari viola gli accordi sui diritti umani stabiliti attraverso trattati locali e internazionali. Tali pratiche sono inaccettabili e non dovrebbero essere tollerate.
– Le “terapie riparative” o “di conversione” e le strutture che le propongono dovrebbero essere denunciate e soggette a sanzioni adeguate.
– Le istituzioni che offrono tali “trattamenti” ai margini della sanità dovrebbero essere considerate lesive nei confronti del diritto alla salute poiché danneggiano il benessere individuale e collettivo svolgendo un compito tipicamente sanitario. [44]
– Le vittime di maltrattamento omofobico devono essere trattate seguendo i proto- colli di supporto al recupero della dignità e dell’autostima, fornendo loro le cure per il danno fisico ed emotivo e la tutela dei diritti umani, in particolare il diritto alla vita, all’integrità personale, alla salute e all’uguaglianza di fronte alla legge.
Alle istituzioni accademiche:
– le istituzioni pubbliche responsabili della formazione degli operatori sanitari dovrebbero proporre dei corsi sulla sessualità e sulla salute sessuale con particolare attenzione al rispetto per la diversità e all’eliminazione di atteggiamenti patologizzanti, stigmatizzanti e caratterizzati dall’odio verso le persone non eterosessuali. La partecipazione di queste ultime alle attività didattiche contribuisce allo sviluppo di modelli di ruolo positivi e all’eliminazione dei comuni stereotipi riguardo alle comunità e alle persone non eterosessuali.
– La formazione di gruppi di sostegno all’interno del corpo docente e della comunità studentesca contribuisce a ridurre l’isolamento e a promuovere la solidarietà e le relazioni di amicizia e rispetto tra i membri di questi gruppi. Maggiormente auspicabile è la formazione di gruppi sulle diversità sessuali costituiti anche da persone eterosessuali.
– I maltrattamenti e le violenze omofobiche da parte di docenti o studenti sono inaccettabili e non dovrebbero essere tollerati.
Alle associazioni professionali:
– le associazioni professionali dovrebbero diffondere i documenti e le risoluzioni delle istituzioni e agenzie nazionali e internazionali che invitano alla depatologizzazione delle diversità sessuali e alla prevenzione degli interventi volti alla modifica dell’orientamento sessuale.Le associazioni professionali dovrebbero assumere posizioni chiare e precise sulla tutela della dignità umana e stabilire azioni necessarie per la prevenzione e il controllo dell’omofobia in quanto si tratta di un problema riguardante la salute pubblica che ha effetti negativi sul godimento dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
– L’impiego delle cosiddette “terapie riparative” o “di conversione” dovrebbe essere considerato fraudolento nonché una violazione dei principi fondamentali dell’etica clinica. Sia i singoli professionisti sia le istituzioni che propongono questi trattamenti dovrebbero essere soggetti a sanzioni adeguate.
Ai media:
– la rappresentazione nei media di gruppi, comunità o individui non eterosessuali dovrebbe essere basata sul rispetto della persona, evitando il ricorso a stereotipi o all’umorismo fondato sulla derisione, sul maltrattamento, sulla violazione della dignità o sulla lesione del benessere individuale e collettivo.
– L’omofobia, in qualunque sua manifestazione, dovrebbe essere dichiarata come un problema di salute pubblica, oltre che una minaccia alla dignità e ai diritti umani.
– L’uso di immagini positive di gruppi o persone non eterosessuali, lungi dal promuovere l’omosessualità (in virtù del fatto che l’orientamento sessuale non può essere cambiato), contribuisce a creare una visione più umana e rispettosa della
diversità, dissipando timori infondati e promuovendo la solidarietà.
– La pubblicità che incita l’intolleranza omofobica dovrebbe essere condannata in quanto concorre ad aggravare un problema di salute pubblica e minaccia il diritto alla vita, soprattutto perché contribuisce a perpetuare la sofferenza emotiva, la
violenza fisica e i crimini dettati dall’odio.
– La pubblicità dei “terapeuti”, dei “centri di cura” o di altri servizi finalizzati alla
modifica dell’orientamento sessuale dovrebbe essere considerata illegale e denunciata alle autorità competenti.
Alle organizzazioni della società civile:
– le organizzazioni della società civile possono sviluppare metodi di vigilanza per individuare e denunciare alle autorità competenti le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti di persone non eterosessuali. Possono inoltre aiutare a identificare e denunciare persone e istituzioni che praticano le cosiddette “terapie riparative” o “di conversione”.
– I gruppi di aiuto dei parenti o degli amici di persone non eterosessuali possono facilitare i rapporti con i servizi sociali e sanitari con l’obiettivo di proteggere l’integrità fisica ed emotiva degli individui maltrattati, oltre a denunciare abusi e violenze.
– Incoraggiare ogni giorno interazioni rispettose tra persone di diversi orientamenti sessuali è un fattore di arricchimento per tutti e promuove modalità di convivenza armoniose, costruttive, salutari e pacifiche.
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* Traduzione italiana del documento posta in Appendice alle “Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali” redatte da Vittorio Lingiardi e Nicola Nardelli. Documento approvato dal Consiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio l’11 febbraio 2013. Il documento originale della Pan American Health, Sezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, intitolato “PAHO Position Statement “Cures” for an illness that does not exist” è disponibile su http://new.paho.org/hq/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=17703&Itemid (file pdf)
38. Comitato dei Diritti Umani, “Concluding observations on Ecuador”, CCPR/C/ECU/CO/5, 2008, paragrafo 12, www2.ohchr.org/english/bodies/hrc/docs/co/CCPR.C.ECU.CO.5.doc; Consiglio dei Diritti Umani, “Discriminatory laws and practices and acts of violence against individuals based on their sexual orientation and gender identity”, A/HRC/19/41, 2011, paragrafo 56, www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/ RegularSession/Session19/A-HRC-19-41_en.pdf; Consiglio dei Diritti Umani, “Report of the special rapporteur on the right of everyone to the enjoyment of the highest attainable standard of physical and mental health”, A/HRC/14/20, 2011, paragrafo 23, www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/14session/A.HRC.14.20. pdf; Assemblea Generale delle Nazioni Unite, “Note by the Secretary-General on the question of torture and other cruel, inhuman or degrading treatment or punishment”, A/56/156, 2001, paragrafo 24, www.un.org/documents/ga/docs/56/a56156.pdf.
39. Tra i diritti umani interessati da queste pratiche vi sono il diritto alla vita, all’integrità personale, alla privacy, all’uguaglianza di fronte alla legge, alla libertà personale, alla salute e a trarre beneficio dal progresso scientifico.
40. American Psychiatric Association, “Therapies focused on attempts to change sexual orientation (reparative or conversion therapies): Position statement”, 2000, www.psych.org/Departments/EDU/Library/APAOfficialDocumentsandRelated/PositionStatements/200001.aspx; B.S. Anton, “Proceedings of the American Psychological Association for the legislative year 2009: Minutes of the annual meeting of the Council of Representatives and minutes of the meetings of the Board of Directors”, in American Psychologist, n. 65, 2010, pp. 385-475, www.apa.org/about/governance/council/policy/sexual-orientation.pdf; Just the Facts Coalition, “Just the facts about sexual orientation and youth: A primer for principals, educators, and school personnel”, Washington, D.C. 2008, www.apa.org/pi/lgbc/publications/justthefacts.html.
41. Organizzazione Mondiale della Sanità, International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (10a revisione), Genève 1994; American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Ma- nual of Mental Disorders (4a ed. rivista), Washington, D.C. 2000.
42. APA Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation, “Report of the Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation”, Washington, D.C. 2009, www.apa.org/pi/ lgbt/resources/therapeutic-response.pdf.
43. Taller de Comunicación Mujer, “Pacto internacional de derechos civiles y políticos: informe sombra”, 2008, www.tcmujer.org/pdfs/Informe%20Sombra%202009%20LBT.pdf; Centro de Derechos Económicos y Sociales, “Tribunal por los derechos económicos, sociales y culturales de las mujeres”, 2005, www.tcmujer.org/ pdfs/TRIBUNAL%20DESC%20ECUADOR%20MUJERES.pdf.
44. Vedi il Commento generale n. 14 della Commissione sui Diritti Economici, Sociali e Culturali in merito all’obbligo di rispettare, proteggere e osservare gli accordi sui diritti umani da parte dei paesi membri della “Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali”.