Da Giuseppe a Vittoria. Cinque mesi per diventare donna
Articolo di Stefania Rossotti pubblicato sulla rivista Grazia, n.1, 26 marzo 2012, pp.113-114
Giuseppe Schisano, cinque mesi fa, è salito sui tacchi e ha capito chi era: una donna. Non è il plot di un film di Almodóvar, ma la storia – autentica e comprensiva di panico – di un attore (Giuseppe) che, a 32 anni, si è scoperto femmina. E ha deciso di diventare Vittoria. Eccola, cinque mesi dopo il grande passo (con tacco 12). Ha occhi meravigliosi (azzurri? Verdi? Comunque enormi).
Gambe e mani lunghissime, pelle molto chiara e una sciarpa che le copre metà faccia: «Mi scusi», dice, con la voce roca e gentile, «ma è per via della depilazione: sto combattendo contro la barba e sono piena di piccole cicatrici».
Ora: la barba non è un dettaglio, lo so. Ma tutto quello che vedo, in Vittoria, è femmina: il modo di parlare e di gesticolare, il braccialetto al polso, la seducente sicurezza con cui chiede un caffè al cameriere, il modo di accavallare le gambe e di tenerle composte. Donna, senza dubbio.
Qualche mese: ci vuole così poco per imparare a comportarsi come una signora? A me è bastato lasciarmi essere com’ero. Smetterla di recitare una parte».
ll suo sito è pieno di foto, di quando era un bel ragazzo palestrato… Davvero fino a “quel giorno” non si era mai sentito donna? «Davvero. Anche se ho cominciato presto a capire di essere, in qualche modo, fuori posto. A cinque anni pensavo: “Farò l’attrice”, poi questa intuizione è scomparsa nella paura. Ho cercato di crescere come un ragazzo qualunque: le fidanzate e tutto il resto. Poi mi sono scoperto innamorato di un ragazzo e ho cercato di convincermi di essere omosessuale».
Non lo era? «Ho avuto amori. Uno, importantissimo, con un uomo con cui sono stata (anzi stato: ero un ragazzo allora) sei anni».
Mi racconti come è andata, quella sera, quella in cui ha scoperto di voler essere donna. «Eravamo in salotto. Ho preso le scarpe a un’amica con il mio stesso numero (il 40: piccolo per un uomo alto un metro e 80). Poi mi sono guardato allo specchio. E ho visto».
Che cosa? «Le caviglie sottili. Le braccia bianche e prive di peli, il mio sguardo. Tutto in me gridava la verità».
L’ha detta a qualcuno? «No. A nessuno. Giuseppe quella sera si è spaventato moltissimo (quando parla di se stesso al maschile, Vittoria usa la terza persona e il suo nome da uomo, ndr). Non potevo più guardarmi allo specchio, evitavo persino di vedermi riflessa nelle vetrine. Quello che avevo capito mi faceva paura: avevo tm sacco di pregiudizi sulla transessualità».
Adesso non ha più paura? «Dipende. Se sono con qualcuno che mi vuole bene, mi sento serena. Mi trova bella, giusta, al mio posto. Ma, a volte, quando giro da sola per strada mi viene ii panico: “Chi sono? Dove sto andando?”. Ho un sacco di ansie».
Lei è molto bella. «Grazie. Lo sa che sono bastati pochissimi ormoni per farmi crescere un po’ di seno? Il medico mi ha detto che ero già, naturalmente, in bilico fra un sesso e l’altro. La mia femminilità non era solo “di testa”, anche il mio corpo esigeva una trasformazione. Infatti, appena presa la decisione, i muscoli che avevo tanto faticosamente costruito in ore e ore di palestra, se ne sono andati» (ride).
Come l’hanno presa in famiglia? «Con fatica. A parte mia sorella che mi ha detto: “Ti voglio bene. Non mi importa di che sesso tu sia”. È lei il mio modello di donna: generosa, accogliente».
Lei, da uomo, ha sempre amato uomini omosessuali. Adesso sarà in grado di innamorarsi di un etero (e viceversa)? «Il mio fidanzato storico adesso sta con una donna: come vede la sessualità è molto più complicata di quanto si creda. Lui mi diceva sempre che amava la mia anima e il fatto che io fossi una specie di angelo…».
A lei che uomini interessano? «Non lo so ancora. E devo ancora imparare a modulare la seduzione al femminile. Qualche sera fa, in discoteca, sono stata corteggiata da un uomo. Mi ha accompagnata a casa, ci siamo baciati e poi ha scoperto che non sono ancora completamente donna.
Se ne è andato, turbato. Ma poi mi ha richiamato dicendomi che vuole, comunque, imparare a conoscermi. Solo dopo, ho capito di aver corso un bel rischio: potevo beccare un violento e…».
Come ha fatto a non pensarci? «Il fatto è che nella mia condizione succede, anche, di sentirsi invincibili. Ci sono momenti in cui avverto dentro di me tutta la forza seduttiva del femminile e tutta la sicurezza, la potenza del maschile».
Lei si sente completamente donna, adesso? «No. Giuseppe non c’è più, ma Vittoria non è ancora nata. Ma manca poco, sta arrivando».
Giuseppe le manca? «No. Perché tutto quello che mi piaceva di lui me lo sono tenuto: gli amici, la famiglia, il carattere… ».
Sta per uscire “Canepazzo ” (un film del regista David Petrucci) in cui la vedremo nel suo ultimo ruolo di attore maschio. Le hanno offerto altre parti, ora che è Vittoria? «Molti ruoli, molti progetti. E non solo. Ho ricevuto fiori, gioielli, richieste di matrimonio. Che ridere! ».
Reciterebbe nel ruolo di una transessuale? «Sì, se fosse una bella storia».
La sua è una bella storia? È una storia vera».