Da “Piccolo uovo” a “Queer Heroes” con i libri de “Lo Stampatello”
Dialogo di Katya Parente con Francesca Pardi
Ve lo ricordate “Piccolo uovo“? Vi ricordate del polverone mediatico che ha sollevato? La pubblicazione di questo coloratissimo libro per l’infanzia è stato il primo atto dell’editore “Lo stampatello”; il primo, nel nostro Paese, ad aver affrontato in albi dedicati ai bambini temi importanti e complessi come l’omosessualità, la diversità, l’inclusione, con un linguaggio semplice e illustrazioni coloratissime. È con noi Francesca Pardi, una delle fondatrici, che per rispondere alle nostre domande ha rubato qualche minuto al suo lavoro: grazie Francesca!
Per prima cosa, quando nasce “Lo Stampatello” e perché?
“Lo Stampatello” nasce nel 2011. Ad un certo punto della relazione, io e mia moglie Meri (Maria Silvia Fiengo) siamo andate in Olanda dove, con l’aiuto dell’inseminazione eterologa, la nostra famiglia ha accolto un nuovo membro. Nel 2010 mia figlia, la mia prima figlia – in seguito ne abbiamo avuto altri tre – aveva 8 anni e andava alle elementari.
Tutti le chiedevano perché avesse due mamme e siccome lei di carattere è abbastanza timida, per aiutarla, le leggevamo tantissimi albi illustrati – avevamo una sorta di passione per questo tipo di libri.
Sul modello di uno di questi, francese, avevo creato, a mano, un piccolo racconto che si chiamava “Perché hai due mamme?”. E siccome la storia aveva funzionato parecchio anche coi genitori dei suoi compagni di classe, l’avevo proposto ad un’importante casa editrice che mi aveva detto l’avrebbe pubblicato. Abbiamo firmato il contratto, ma poi è andato tutto a monte (con il senno di poi, credo che in questa casa editrice ci fossero due teste, madre e figlia, quindi probabilmente la figlia spingeva per la pubblicazione, mentre la madre l’ha bloccata – anche perché i tempi non erano ancora maturi: insomma, era il 2010).
Solo che a quel punto io, forte del fatto che il prodotto poteva andare, mi sono informata e ho visto che aprire una casa editrice era molto semplice; quindi abbiamo aperto “Lo Stampatello” per pubblicare questo primo racconto che pensavamo di distribuire tra le famiglie arcobaleno.
Però, vista la nostra passione nei confronti degli albi illustrati, abbiamo cominciato a pensare che sarebbe stato bello farlo illustrare da Altan, che contattai tramite il suo agente.
All’inizio lui era un po’ titubante dal momento che, come lui stesso mi ha detto “le persone le faccio per gli adulti – per bambini disegno animali”.
Allora mi sono inventata il racconto di “Piccolo uovo” proprio a partire dal suo mondo, cioè pensando ai disegni di Altan. E lui, incredibilmente, ha detto che l’avrebbe pubblicato.
Quando siamo usciti con “Piccolo uovo” abbiamo trovato anche un distributore, ed è la cosa che ha fatto diventare poi la nostra piccola realtà una vera casa editrice: una distribuzione nazionale.
Il fatto di avere una diffusione capillare ha portato il libro nelle scuole e, in genere, nei luoghi di aggregazione giovanile. Ci ha interpellato persino l'”Azione Cattolica Ragazzi“: ultimamente infatti io e mia figlia abbiamo avuto questa bellissima esperienza – hanno chiamato me e mia figlia, che adesso ha ventun’anni, e ha realizzato un cortometraggio intitolato “Chiedimi se” sul fatto che lei ha due mamme.
In un oratorio con dei quindicenni a parlare di famiglie, abbiamo scoperto che ognuno dei militanti ha una specie di libretto con tanto di “istruzioni per l’uso” e degli ausili tra cui “Chiedimi se“, parlando con loro e discutendone mi sono resa conto che certe posizioni ormai sono sostenute dagli ambienti più integralisti.
Infatti, quando ho chiesto loro cosa pensavano delle posizioni più istituzionali della Chiesa, una ragazza molto carina mi ha detto una cosa del genere: “Ma noi siamo giovani, e i giovani pensano che non essere accoglienti nei confronti di queste famiglie sia contro i valori del Vangelo“.
Com’è cambiato negli anni il vostro approccio alla letteratura per l’infanzia?
C’è da dire che per noi non è mai stata un’attività lucrativa. Viviamo del nostro lavoro, Meri fa l’insegnante e io ho una società di allestimenti scenografici e opero soprattutto per la moda. La casa editrice è stata una passione tutto fuorché redditizia, quindi nel tempo anche le energie che abbiamo potuto investirci sono diminuite perché è un tipo di attività veramente difficile che funziona soltanto ormai con la grande distribuzione. I grandi editori possono produrre un sacco di novità ogni mese, e quelli piccoli ne fanno le spese. Abbiamo anche ridotto molto le pubblicazioni perché non abbiamo più soldi da investire.
Quanti titoli più o meno avete in catalogo, ora come ora?
Anche per quanto detto sopra abbiamo un catalogo non particolarmente vasto: proponiamo infatti i nostri “cavalli di battaglia” a cui se ne aggiungono altri – non tantissimi.
Questa è una precisa scelta editoriale motivata dalla nostra situazione economica, e dal fatto che tendiamo avere libri che abbiano un determinato valore educativo e culturale – libri a “lunga durata”.
Quali sono i programmi futuri della casa editrice?
Andare avanti. Infatti continuiamo a ristampare i libri “storici”, i titoli che si vendono. Siccome non possiamo rischiare in una pubblicazione che poi non va, i programmi futuri sono quelli di riuscire a trovare qualcuno che sostenga le nostre idee e i nostri progetti. Quando riusciamo a farlo (ed è successo così con Arcigay) il meccanismo è questo: l’associazione paga la stampa e poi si tiene metà dei libri (vendendoli per conto proprio o regalandoli) mentre l’altra metà la mandiamo in distribuzione noi.
In questa maniera riusciamo praticamente ad andare quasi in pari, visto che, a conti fatti, il distributore si prende il 60% del prezzo di copertina. Quindi praticamente o si ha un movimento mostruoso o non ci sono margini. Anche perché, per politica nostra, non facciamo assolutamente pubblicazioni a pagamento e quindi i nostri introiti sono molto modesti.
Abbiamo poi in progetto di fare delle cose con le “Famiglie arcobaleno”, però è ugualmente abbastanza complicato perché si tratta comunque di un’attività di volontariato, anche se hanno comunque la possibilità di accedere al 5X100 e ad altre iniziative analoghe. Un’altra cosa che ci piacerebbe fare è istituire un premio, od organizzare qualcosa proprio intorno a una pubblicazione particolare. Sarebbe bello anche seguire le fiere ma, purtroppo non riusciamo più ad andare visto che uno stand può arrivare a costare 5.000 euro…
Ringraziamo Francesca Pardi per questa chiacchierata e se qualche nostro lettore volesse contattare la casa editrice può scrivere a:
ordini.lostampatello@gmail.com (per l’acquisto dei libri);
news.lostampatello@gmail.com (per ricevere la newsletter);
proposteditoriali.stampatello@gmail.com (per le proposte editoriali: per gli illustrati mandare PDF, per testi di più di 5 pagine spedire, in formato cartaceo a: Francesca Pardi Via Farini 53, 20159 Milano);
e, per mecenati e finanziatori – chissà, magari ce ne sarà qualcuno tra i nostri lettori – lostampatello@gmail.com