Da Sodoma e Gomorra a David e Gionata. L’omosessualità nella Bibbia ebraica
Articolo del prof. Thomas Römer* pubblicato sul mensile Évangile et liberté (Francia), n°163, Febbraio 2003, liberamente tradotto da Rita
Parlare di omosessualità nella Bibbia è spesso un campo minato e questo, per svariati motivi. Per molto tempo nei circoli «benpensanti» o «integralisti», s’è fatto ricorso ai testi biblici, in particolare agli interdetti del Levitico (nel Nuovo Testamento a qualche versetto delle epistole paoline) e, soprattutto, alla storia di Sodoma e Gomorra per «provare» che la Bibbia condanna l’omosessualità che, tra tutti, è il peggior peccato, e che gli omosessuali agiscono contrariamente all’«ordine naturale» voluto da Dio; questi stessi circoli dichiarano con sicumèra che, la storia di David e Gionata, sulla quale torneremo, non ha nulla a che vedere con l’omosessualità.
D’altro canto, e soprattutto negli ultimi decenni, teologi omosessuali, o simpatizzanti della lotta gay, si stanno sforzando di dimostrare che nessun testo utilizzato dai fondamentalisti interdice davvero i rapporti omosessuali. Per esempio, gli interdetti del Levitico non si pronunciano contro l’omosessualità, ma contro alcune pratiche, come la prostituzione sacra, in voga nella cultura cananea.
A mio parere, i due tipi di lettura del testo biblico hanno lo stesso difetto. Essi fanno una lettura apologetica del testo biblico, in altre parole il testo biblico è utilizzato direttamente, senza mediazione alcuna, per giustificare prese di posizione in materia di etica sessuale. Ci si dimentica che ci separano più di 2000 anni dalla redazione del testo in esame.
Perché mai gli autori biblici, per i quali la schiavitù, per esempio, non crea nessun problema e che non hanno mai sentito parlare di diritti delle donne, dovrebbero avere una visione progressista sull’omosessualità? È altrettanto sbagliato, se si prende la Bibbia seriamente, estrarre qualche versetto nel quale i rapporti omosessuali sono definiti un’« abominazione », e costruirci un’etica sessuale per la nostra società di fine XX secolo.
Questo uso fondamentalista sembra principalmente legato ad una lettura indifferenziata della Bibbia, una lettura che non tiene conto delle circostanze storiche e culturali delle testimonianze veterotestamentarie.
Per capire bene la Bibbia sull’omosessualità, così come su qualsiasi altro argomento, si deve considerare anche il contesto storico e culturale nel quale i diversi enunciati hanno avuto origine.
Se non vogliamo considerare il contesto concettuale e storico dell’ambiente di queste testimonianze, rischiamo di fare un grande torto al testo biblico e persino a noi stessi.
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Problemi di terminologia e definizione
Bisogna ricordare che il medioriente antico non conosceva il concetto astratto di omosessualità come definizione di un orientamento sessuale (ed anche sentimentale) opposto alla eterosessualità. Per iniziare il percorso biblico, è utile precisare alcune cose sul medioriente.Il termine omosessuale, omosessualità è un termine coniato da un medico austriaco alla fine del XIX secolo. Secondo molti sociologi, l’idea che uomini e donne che vivono in una società debbano essere divisi in eterosessuali e omosessuali è una moderna invenzione.
L’idea che si tratti di due orientamenti, di identità opposte, tra loro incompatibili, è del resto stata messa in discussione dal famoso rapporto Kinsey degli anni ’50, secondo il quale il 37 % dei maschi americani aveva avuto almeno un’esperienza omosessuale e che solo il 4% erano esclusivamente omosessuali. Queste ricerche minano la cosiddetta idea di normalità sessuale e suggeriscono l’ipotesi di una omosessualità o di una bisessualità a diversi livelli. L’antitesi omosessuali-eterosessuali è senza dubbio troppo semplicistica. A questo si deve aggiungere che in varie civiltà esistono pratiche sessuali che difficilmente si posso includere nella moderna opposizione tra omosessuale ed eterosessuale.
O. Halperin pone la seguente domanda: il « pederasta», cioè l’adulto greco, sposato, che ogni tanto penetra un adolescente ha la stessa sessualità del maschio indiano d’america chiamato « berdache » che fin dall’adolescenza viene cresciuto come una donna e maritato ad un uomo con tanto di pubblica cerimonia? (Cento anni di omosessualità, p. 46). O ancora, quest’ultimo ha la stessa sessualità di un guerriero di una tribù della Nuova Guinea che, tra gli 8 e i 15 anni, ha quotidianamente rapporti sessuali con altri adolescenti prima di sposarsi e divenire «eterosessuale»?
Questi casi corrispondono alla definizione moderna di omosessuale? Contatto e attrazione per persone dello stesso sesso possono dunque manifestarsi in modi molto diversi a seconda delle convenzioni culturali e religiose vigenti.
Se nel corso della presentazione uso ancora il termine omosessualità, lo faccio per comodità, non avendo altro termine a disposizione. Ma non dimentichiamoci mai che uomini e donne dell’antico Medioriente concepivano la loro identità, e, quindi anche quella sessuale, diversamente da come lo concepiamo oggi (…)
Che accade allora, nel momento in cui il monoteismo diventa definitivamente il fattore costitutivo dell’identità del giudaismo e quindi, se così si può dire, dell’«identità» di Dio? La creazione di una teologia basata su un Dio trascendente, impone subito la questione della mediazione. Il ruolo di mediatori viene svolto dai sacerdoti e dagli scribi che si prefiggono di definire l’appartenenza a questo Dio con regole di purezza.
In questo quadro, le leggi sulla sessualità definiscono chiaramente l’eterosessualità come norma assoluta. Questa definizione si accompagna a diffidenza, timore nei confronti della sessualità, (cfr la visione contraria della sessualità nel Cantico dei Cantici).
La sessualità, in effetti, si legittima solo ai fini della riproduzione (Genesi 1), quindi tutte le altre attività sessuali diventano condannabili.
Da questo momento si inizia anche ad interdire la frequentazione delle prostitute, cosa che era una pratica comune (cfr Genesi 39). È in questo contesto che bisogna inquadrare le leggi del Levitico contro l’omosessualità che, in Lv 20, viene considerata degna della pena di morte ( sembra tuttavia che la pena capitale non sia mai stata applicata).
Le leggi del Levitico interdicono l’omosessualità, così come altre leggi vietano rapporti sessuali tra coppie non sposate; altre leggi impongono regole alimentari molto restrittive, altre ancora legittimano la schiavitù.
Quelli che condannano l’omosessualità in base al Lv 18 e 20 devono, allora, scrupolosamente rispettare gli altri enunciati dello stesso libro.
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Sodoma e Gomorra tutti sodomiti?
Ma più importante della storia della condanna dell’omosessualità nella tradizione giudaico-cristiana fu la storia della distruzione di Sodoma e Gomorra, storia dalla quale derivano i termini di «sodomia» e «sodomiti». Ricordiamo brevemente il passaggio che ci interessa. Dall’annientamento degli abitanti di Sodoma, solo Lot e le sue figlie vengono salvati, ma la storia termina con un racconto incestuoso. Le figlie di Lot dormiranno col loro padre anche per assicurarsi una discendenza (è da notare che l’autore non da nessun giudizio su questo episodio). Le allusioni alla distruzione di Sodoma e Gomorra al di fuori del primo libro dell’AT, fanno di questo racconto, l’episodio più citato della Bibbia tra tutte le storie della Genesi.
Alcuni di questi testi mostrano un’espressione stereotipata come il «rovesciamento» di Sodoma e Gomorra da parte di Dio ( Elohim, non YHWH).
Si tratta di una tradizione concernente il giudizio divino all’inizio dei tempi, comparabile con la storia del Diluvio (2Pietro 2: 5-6, come molti dei testi ebraici della stessa epoca, mette le due storie in relazione). Genesi 19 è quindi una narrazione di questa tradizione di distruzione (la prima?) di una città (di una civiltà?) col fuoco ( Diluvio: acqua).
L’originalità del nostro autore è quella di aver relazionato questo avvenimento con Lot – cosa che non è attestata negli altri riferimenti a Sodoma e Gomorra nell’AT. La storia in Genesi 19: 1-11, riguardante la trasgressione la del tabù dell’ospitalità, ha uno stretto parallelo nell’AT con la storia del levita di Efraim: giudici 19: 15-25.
Vi si ha la stessa struttura, molte frasi sono identiche; in entrambi i casi l’ospite è uno straniero per gli abitanti della città. Mi sembra ci sia un’influenza letteraria ma è difficile stabilire in che modo essa si attui.
Si potrebbe ipotizzare che Genesi 19 è la base di giudici 19; L’autore di giudici 19 potrebbe aver integrato il suddetto racconto nell’episodio più lungo ( la storia del Levita, capitoli 19-20) per mostrare che l’epoca dei giudici è in totale decadenza ( «non c’era un re..») e che il crimine degli abitanti di Sodoma era stato ripetuto da una tribù israelita (Beniamino).
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La storia della Genesi 19
Ma torniamo ai cruciali versetti di Genesi 19 in base ai quali, pressoché da sempre, chiesa e sinagoga hanno condannato l’omosessualità. Notiamo nel versetto 4:
– l’aggressione degli abitanti di Sodoma è in totale contrasto con il comportamento di Lot e giustifica la successiva distruzione della città;
– questo versetto insiste sul fatto che tutti gli abitanti di Sodoma partecipano a questa aggressione: tutti gli uomini di Sodoma, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo.
Questa enfasi dovrebbe essere interpretata nel senso che anche i futuri generi di Lot sono tra gli aggressori. La domanda rivolta a Lot: «Falli [gli invitati] uscire, perché possiamo farne conoscenza», ha fatto molto fantasticare i commentatori cristiani ed ebrei che hanno interpretato la storia nell’ottica dell’«abominevole peccato dell’omosessualità» del quale tutti i Sodomiti si sarebbero resi colpevoli. Ma il punto, non quello principale, non è la presunta omosessualità degli abitanti che scatena il giudizio.
Rileviamo innanzi tutto i commenti in disaccordo con la connotazione sessuale: si è già detto che la parola conoscere può riferirsi alla conoscenza sessuale, ma quella eterosessuale; per i rapporti omosessuali ( Lv 18,22 ; 20,13) l’AT usa shakan. Secondo Bailey, etc… in 19:5, potrebbe semplicemente significare «fare la conoscenza con». Lot, espressamente chiamato straniero, avrebbe oltrepassato i suoi diritti ospitando due sconosciuti, le cui identità non erano state apparentemente controllate. Questa spiegazione chiarisce il senso della domanda: «Dove sono gli uomini che sono venuti a te? Falli uscire affinché noi possiamo vedere chi sono».
Se una tale interpretazione può essere sostenuta per il versetto 5, essa è invalidata dal seguito. La reazione di Lot evidenzia che stanno tentando un’aggressione sessuale, ma al contempo la risposta di Lot fa sorgere dei dubbi circa l’omosessualità dei Sodomiti dato che Lot gli offre le sue figlie in cambio. D’altronde è logicamente inconcepibile che tutti gli abitanti di Sodoma (v. 4) siano omosessuali. In gioco qui c’è lo stupro, una sessualità fine a se stessa che riduce l’altro ad un oggetto di piacere. Non a caso tutti gli altri testi dell’At che parlano del peccato di Sodoma non menzionano l’omosessualità. Ad esempio Ezechiele 16,49 e seguenti: « Ecco, questa fu l’iniquità di tua sorella Sòdoma: orgoglio, ingordigia, ozio indolente…»
In Geremia 23,14, si tratta di adulterio, menzogna, dare manforte ai malfattori. Siracide 16:8 parla semplicemente dell’orgoglio. Questa diversità nella descrizione del comportamento di Sodoma evidenzia che la tradizione non è fissa su un peccato specifico ma sulla spaventosa distruzione di questa città. Secondo Genesi 19, il grande peccato di Sodoma è chiaramente una violazione dell’ospitalità ed una violenza intesa come violazione dei diritti degli stranieri – l’ospitalità era uno dei pilastri della società nell’antico medioriente. L’interpretazione del maggior peccato di Sodoma in riferimento all’inospitalità si ritrova anche nel NT quando Gesù parla del fatto che i suoi discepoli sarebbero stati ricevuti con ostilità:
«Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: anche la polvere che è attaccata ai nostri piedi, noi scuotiamo contro di voi…
Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di questa città» (Luca 10, 10-12). Noi non parleremo del fatto che Lot per proteggere i suoi invitati, arriva ad offrire le proprie figlie; Lot vive un conflitto di lealtà in relazione all’ospitalità. Notiamo però l’ironia della storia: alla fine sono le figlie che «abuseranno» del loro padre.
Finalmente un « happy end » (almeno in questo episodio). Gli ospiti salvano Lot che ha così valorosamente difeso l’ospitalità. Quindi il problema principale, è la violazione del dovere di ospitalità. Tuttavia questa trasgressione è descritta dando agli abitanti di Sodoma tendenze omosessuali tanto aggressive da diventare stupratori.
È difficile dire quali fossero i motivi dell’autore che ha scritto il testo. Il presentare un’intera città come potenzialmente omosessuale presuppone la conoscenza della civiltà greca contro la quale l’autore prende posizione. Ma questa è solo un’ipotesi e dipende dalla datazione altamente incerta di Genesi 19. Anche se Genesi 19 non mette in primo piano l’omosessualità, e questa è l’ironia della storia, non esiste un solo trattato di diritto penale, fino al XVIII secolo, che non abbia nel preambolo la storia della Genesi 19 per giustificare l’inaudito rigore delle leggi anti-omosessualità. E non c’è (fino a poco tempo fa) un trattato di etica religiosa che non fondi sul racconto biblico l’enunciato, sempre lo stesso, dell’interdetto.
Ma oltre che in Genesi 19, o meglio, in alcune sue interpretazioni, si trova nella Bibbia ebraica un’altra storia in cui il rapporto o la relazione tra gli uomini appare in una luce diversa. La storia di David, Saul e Gionata che vorrei brevemente presentare come ultimo punto.
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Saul, David e Gionata, una storia d’amore in tre?
La storia di questi tre uomini è raccontata in 1 Samuele 13 e 2 Samuele 1. La storia racconta l’amore tra Gionata, figlio di Saul e successore al regno di suo padre, e David, originario della campagna ma considerato dal profeta Samuele il prossimo re di Israele. Gionata dovrebbe quindi vedere in David un concorrente, invece, malgrado tutto, essi vivranno una relazione che ha molto turbato rabbini ed esegeti moderni. David e Gionata sono infatti l’unica coppia di amici (o amanti) di cui si parla nella Bibbia. La maggior parte dei commenti «scientifici» si sforzano di dimostrare che il legame tra David e Gionata non ha niente a che vedere con una relazione omosessuale.
Ad esempio, F. Stolz: «questo testo non deve essere mal interpretato. Non ha niente a che vedere con l’omosessualità in voga in Grecia, ma detestata e condannata in Israele. È solo una storia di una forte amicizia tra due uomini che durò tutta la vita.» Allo stesso modo, Mme Sakenfeld: quando la storia parla d’amore (ahab) il termine è usato nel senso di «lealtà». Quando Gionata «ama» David, significa che gli dona la sua lealtà ed il narratore vuole dimostrare che David è il re legittimo riconosciuta anche dalla famiglia di Saul.
Un altro argomento contro la lettura omosessuale è avanzato da Georg Hentschel. Egli scrive: « è noto che David amò le donne fino alla sua vecchiaia. A causa della sua attrazione per le donne non è possibile interpretare il suo rapporto con Gionata come una relazione amorosa. Inoltre l’omosessualità era vietata in Israele.»- Di fronte a questo argomento, bisogna dire tre cose:
– I testi del Levitico che vietano l’omosessualità vengono da un periodo successivo, come detto in precedenza; le storie di David sono state redatte prima. E se qualcosa è vietata, è perché esiste! Il fatto che un uomo si sposa non esclude la possibilità che egli abbia relazioni o sentimenti omosessuali. Nell’antichità più che oggi, era socialmente indispensabile che un uomo si sposasse. Era semplicemente impensabile che qualcuno nella posizione di David o Gionata restasse celibe. D’altronde i matrimoni erano anche contratti per motivi politici o diplomatici ( non è un caso che David sposi la figlia di Saul e Betsabea esponente della nobiltà cananea…).
Se si legge attentamente questa storia, si constata che alcune scene hanno chiare allusioni sessuali od erotiche. Alcuni esegeti lo hanno visto ma, hanno tentato di spiegarlo dicendo che, solo Gionata nutriva un’attrazione omosessuale per David. David avrebbe approfittato dei sentimenti di Gionata per allearsi con lui contro Saul. Non sembra possibile che David abbia nutrito sentimenti per Gionata.
Notiamo però che, scrittori e romanzieri che «reinventano» la biografia di David, contrariamente agli esegeti, sono convinti che David e Gionata avessero un legame erotico (cfr da ultimo, Alan Massie, Les mémoires de David). Viediamo cosa questo testo biblico ci dice: secondo 1 Samuel 16, David arriva alla corte di Saul come musicoterapeuta per guarire la depressione di re Saul.
1 Samuele 16:21. David arriva da Saul e si mette al suo servizio, e Saul lo ama tanto da divenire suo scudiero. Saul mandò a dire a Jesse: «che David rimanga al mio servizio, ché egli ha trovato grazia ai miei occhi» (mi piace). La posizione di scudiero in medioriente significa essere in una posizione di confidente. Il modo in cui Saul esprime il suo attaccamento a David è ambiguo: «amare», «trovare grazia agli occhi di… », può designare il farove che un superiore accorda ad un sottoposto, ma può anche significare una relazione tra un uomo e la sua donna: Dt 24,1: divorzio se una donna non trova più grazia agli occhi di suo marito; Esther 5, 2: il re persiano si innamora di Esther.
Ed in 1 Samuele 18,2, si legge: «Saul trattenne David e non lo fece tornare da suo padre». Questa espressione indica, secondo il costume dell’epoca, il momento in cui ola donna va in sposa lasciando la casa del padre (non tornerà più a meno di un divorzio: Lv 22,13; Giudici 19,2).
In questo stesso contesto si parla, per la prima volta, della relazione tra David e Gionata. Appena David finisce di parlare con Saul, la nefesh di Gionata si lega alla nefesh di David e lo ama come la sua stessa nefesh… Gionata conclude un’alleanza con David, perché lo amava come la sua stessa nefesh.
In primo luogo, c’è il problema della traduzione di nefesh. Questa parola significa innanzi tutto la gola intesa come impulsi che come desideri dell’esistenza (in Genesi 34,3, è il desìo sessuale). Nel Cantico dei Cantici 1.7, la donna chiama il suo amante: «Colui che la mia nefesh ama» stessa cosa in 3,1-4. Da questi parallelismi, possiamo dedurre l’aspetto erotico dell’amore tra David e Gionata. 1 Samuele 18,3 è ugualmente ambiguo: « Gionata ha fatto un’alleanza con David». Si potrebbe trattare di un patto di amicizia (ma non abbiamo parallelismi per questo) ma berit in alcuni testi designa il contratto nuziale (Proverbi 2,17; Malachia 2,11).
Al versetto 4, Gionata si toglie tutti i vestiti e si mostra nudo a David. Lo si potrebbe interpretare come un gesto di sottomissione – Gionata rinuncia al suo status regale – ma c’è, a mio avviso, una chiara connotazione erotica. C’è dunque da chiedersi se la gelosia di Saul sia per gli exploit militari di David o, se c’entri la relazione tra David e Gionata. Resta il fatto che Saul cerca di uccidere David.
1 Samuele 19.1: Saul parla a suo figlio Gionata e a tutti i suoi servitori, del progetto di uccidere David. Ma Gionata, figlio di Saul, nutre molto affetto per David. Il termine «avere affetto» può, in ebraico, avere connotazioni sessuali: per esempio in Gen 34, 19, Sichem e Dina; Dt 21,14: se un uomo non prova più desiderio per la sua schiava. In 1 Samuele 19, Mikal salva David da Saul ma in 1 Samuele 20, troviamo Gionata che descrive il suo amore per David più importante della lealtà verso suo padre ( al versetto 3 è chiaramente detto che Saul conosce il legame tra i due). In seguito David e Gionata elaborano un piano affinché Gionata possa avvertirlo delle intenzioni di suo padre.
In 20, 11. In questo contesto Gionata dice a David: «Vieni, andiamo in campagna ed i due si avviarono». Chi va in campagna? Coloro che vogliono appartarsi, normalmente gli amanti, (cfr il Cantico dei Cantici 7.12: «Vieni mia cara, andiamo in campagna»). Questi sono esattamente gli stessi termini di 20, 11. In campagna, i due uomini si salutano. Si noti inoltre che David apparentemente non sente il bisogno di lasciare sua moglie. In 20, 41, il testo dice: Si baciarono l’un l’altro e piansero l’uno sull’altro. (Dopo il testo è oscuro: fino a che David sarebbe stato grande…?). Lo stesso capitolo ci informa anche che Saul è consapevole del loro rapporto.
20,30: allora Saul si infiamma contro Gionata e gli dice: « figlio di debosciata. So bene che hai un legame col figlio di Jesse a tuo disdoro e ad onta della nudità (del sesso) di tua madre». L’accusa di Saul apparentemente implica che è a conoscenza di una relazione erotica tra David e Gionata. Gionata è qui chiamato con l’equivalente di «figlio di puttana», onta di sua madre. L’amore di Gionata per David agli occhi di Saul è uno scandalo tale da equivalere all’incesto con la madre – il peggiore degli insulti. Saul non sopporta assolutamente questa relazione tra David e Gionata. I due devono ora separarsi per tutto il resto della storia. David non rivedrà mai più Gionata vivo e quando viene a sapere della morte di Saul e di Gionata, David li piange chiamandoli «amanti e amati» ed in particolare su Gionata, dice il celebre versetto: « Sono angustiato per te, fratello mio Gionata, mi eri molto piacevole. Il tuo amore era per me più meraviglioso dell’amore delle donne » (2 Samuele 1, 26).
Il termine «meraviglioso» è usato nei Proverbi 30: 18-19 per descrivere «il percorso dell’uomo verso la donna», vale a dire l’atto sessuale. La relazione tra Davide e Gionata finisce tragicamente, ma il lamento di David è una delle più belle poesie della Bibbia ebraica.
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Per concludere
Contrariamente agli interdetti del Levitico ed alla storia di Sodoma e Gomorra, i libri di Samuele ci parlano di una storia d’amore tra due uomini, senza condannare questa relazione. È probabile che anche Saul fosse descritto come amoroso di David, inteso come nella tradizione greca dell’erastos ( l’amante, il vecchio) in riferimento all’eromenos (l’amato). Non sappiamo se questa storia è influenzata dalla cultura ellenistica ( la Palestina entra in contatto con la cultura greca verso l’ VIII sec AC)
Si possono senza dubbio osservare numerosi paralleli con l’epopea di Gilgamesh e vedere in David e Gionata la versione ebraica di Gilgamesh ed Enkidu (cfr il gigante, il pianto, etc). Ovviamente, il testo non dice mai esplicitamente che David e Gionata hanno dormito insieme. Questo è il motivo per il quale alcuni esegeti lasciano aperta la questione sull’eventuale omosessualità di David e Gionata. Ma ci sono molte parole dai toni erotici che fanno pensare ad una relazione omosessuale tra David e Gionata.
Anche se questa interpretazione fosse corretta, ciò non significa che tutta la Bibbia sia pro omosessualità. D’altronde, vediamo che accanto agli interdetti, ci sono molti testi biblici che mettono in primo piano l’amore: che sia etero come nel Cantico dei Cantico oppure omosessuale come nella storia di David e Gionata.
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* Thomas Römer, Professore al College de France e all’università di Losanna
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Testo originale: De Sodome et Gomorrhe à David et Jonathan, quelques considérations sur l’homosexualité dans la Bible hébraïque