Dal Sinodo sull’Amazzonia alcuni suggerimenti per gli attivisti LGBT
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 9 ottobre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il Sinodo sull’Amazzonia, in corso in Vaticano, è stato voluto da papa Francesco per discutere della particolare situazione ecclesiale e delle molte problematiche socioeconomiche ed ambientali da cui è afflitta la regione amazzonica. Molto probabilmente non si discuterà di questioni LGBTQ, come invece è avvenuto negli ultimi tre Sinodi (quelli sulla famiglia del 2014 e del 2015, e quello sui giovani del 2018), ma questo non vuol dire che le attiviste e gli attivisti LGBTQ cattolici debbano ignorare questo Sinodo, che infatti potrebbe avere un impatto positivo per la nostra causa. Di seguito, alcune riflessioni su come quello che emerge dal Sinodo potrà essere applicato alle questioni LGBTQ.
Leggendo l’Instrumentum laboris di questo Sinodo, vale a dire le sue istruzioni, è difficile credere che questo documento sia stato scritto in Vaticano. Il modo in cui è stato sviluppato, e il prodotto finale, riflettono una teologia molto più latinoamericana che non europea. Prima di cominciare a stenderlo, c’è stato un profondo processo di ascolto della gente. Decine di migliaia di persone, in centinaia di assemblee, hanno fornito informazioni ed esperienze sulle loro chiese locali e la loro regione, a cui l’Instrumentum vi fa spesso riferimento.
Una piccola minoranza ha attaccato l’Instrumentum laboris perché parla di temi come i preti sposati e i ministeri delle donne, ma uno degli autori del documento, padre Augusto Zampini Davies, ha ribattuto “Se si vuole ascoltare, non può che accadere questo. Magari ascolteremo cose che ci mettono a disagio, ma dobbiamo ascoltare comunque”.
Caratteristica dell’Instrumentum è che riguarda una comunità specifica: gli indigeni dell’Amazzonia. Il documento descrive dettagliatamente le molteplici ingiustizie a cui sono sottoposti: la deforestazione, la repressione delle proteste, la violazione dei loro diritti, le industrie estrattive, l’assassinio dei loro leader, per non citarne che alcune, ma non solo: si afferma che queste comunità indigene emarginate sono le protagoniste del processo sinodale, chiedendosi inoltre non solo cosa può offrire loro la Chiesa, ma anche cosa loro possono offrire alla Chiesa. Il paragrafo 19 afferma che l’Amazzonia è un “luogo epifanico”, ovvero una delle fonti della rivelazione divina.
Infine, il documento parla della necessità, spesso espressa da papa Francesco, per la Chiesa di convertirsi, un processo che richiede di “disimparare, imparare e rimparare”; “gli atteggiamenti e le mentalità che impediscono la connessione con sé stessi, con gli altri e con la natura” devono essere disimparati, per poter poi essere liberi di imparare dalla saggezza dei popoli indigeni e rimparare “a tessere legami che assumano tutte le dimensioni della vita” (n. 102). Infine, l’Instrumentum contempla una Chiesa dal volto “amazzonico e missionario”.
Proviamo a pensare a un simile discernimento applicato alle problematiche delle persone LGBTQ cattoliche. Cosa accadrebbe se i vescovi investissero davvero tempo e fatica per ascoltare le esperienze di vita e di fede delle persone LGBTQ? Cosa accadrebbe se si parlasse non solo di ciò che la Chiesa offre loro, ma anche di ciò che loro offrono alla Chiesa? Andiamo un poco oltre: come sarebbe una Chiesa dal volto LGBTQ?
Il Sinodo sull’Amazzonia andrà avanti per tutto il mese, e si discuterà di molte delle questioni contemplate nell’Instrumentum laboris. È alta l’attenzione sui preti sposati e sui ministeri delle donne, ma bisogna tenere a mente anche cosa i popoli dell’Amazzonia hanno detto sulla promozione di un’ecologia integrale che colleghi lo sviluppo umano alla giustizia ecologica (per parafrasare papa Francesco).
Una volta concluso questo Sinodo, il Papa dovrebbe annunciarne uno sul genere e la sessualità. Ascoltare testimonianze su questi temi metterà a disagio molti, e senza dubbio la conversione della Chiesa è più che mai necessaria, ma comunque ve n’è urgente bisogno. È tempo che la Chiesa universale contempli la comunità LGBTQ, fonte di epifania e di rivelazione divina, collocandola correttamente nel suo contesto.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e di Bondings 2.0, un blog, aggiornato quotidianamente, che riporta notizie e opinioni dal mondo LGBT cattolico. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: How the Synod on the Amazon Could Lead to a More LGBTQ-Inclusive Church