Dal Vaticano agli anglicani un ramo d’ulivo spezzato
La singola espressione più eloquente del Concilio Vaticano II della Chiesa cattolica del 1965 era stata una preposizione – la parola “in”.
Il titolo della dichiarazione del concilio “La Chiesa nel mondo moderno” avrebbe potuto benissimo essere stata “La Chiesa contro il mondo moderno”, ripetendo un’opposizione di lunga data. Oppure, in modo poco più positivo, sarebbe avrebbe potuto essere “La Chiesa e il mondo moderno”, venendo a definire un abisso tra il sacro e il profano che valorizzano i due reami.
Invece, i Padri del Concilio affermarono la loro convinzione che la chiesa, non né al di sopra né distaccata, ma è parte integrale della condizione umana contemporanea.
Il pretesto anti-anglicano di Roma della scorsa settimana mostra quanto la leadership cattolica si sia allontanata dal Vaticano II. L’invito rivolto ai membri “scontenti” della famiglia allargata, che è la Chiesa d’Inghilterra, ad abbandonare il Tamigi per il Tevere è un rifiuto dell’esperienza umana contemporanea, una risposta, un “No!” echeggiante.
La chiesa contro il mondo moderno, dopotutto. Non solo un crudele assalto ad una comunità cristiana simile alla nostra che sta lottando coraggiosamente per restare in equilibrio tra impulsi liberali e conservatori; non solo un insulto ai liberali cattolici leali che si vedranno rifiutare ciò che viene ora offerto agli anglicani convertiti (specialmente un clero sposato); non solo uno schiaffo nei confronti di donne e omosessuali il cui progresso verso l’uguaglianza è una misura di giustizia globale; non solo un forte contrasto con la pratica comune anglicana di completa accoglienza di quei cattolici romani allontanati, evitando ogni pressione per convertirli – c’è dell’altro.
In modo ugualmente dannoso, lo sfruttamento preventivo del Vaticano della sofferenza anglicana si sottrae esplicitamente alla grande e urgente sfida a cui si trova di fronte ogni religione e ogni religioso, ovvero il problema di come riconciliare la tradizione con i cambiamenti massicci di coscienza, conoscenza e comunicazione che si accompagnano alle svolte scientifiche e tecnologiche che ogni giorno alterano il senso dell’esistenza.
Da una frangia disadattata di un’altra denominazione, Roma recluta i naysayers (i riluttanti) di cui ha bisogno per sostenere ciò che è diventato il suo posto ai margini della vita cattolica.
All’inizio c’era l’Opus Dei con le sue origini cripto-fasciste, poi c’erano gli amanti del latino che negavano l’Olocausto – ed ora gli Anglofili. Andiamo, ragazzi!
Mentre il Vaticano e le sue reclute dicono semplicemente di no, noi altri cerchiamo di applicare modi sperimentati di ragionamento etico alle rivoluzioni, per esempio, nella scienza genetica che separa la riproduzione dalla sessualità.
Mentre il Vaticano dice semplicemente di no, noi altri riconosciamo che lo status mondiale delle donne emerge come la chiave dello sviluppo e come una speranza per lo sradicamento della povertà.
Mentre il Vaticano dice semplicemente no, noi altri vediamo il legame tra un rifiuto trionfalista al pluralismo e l’intolleranza che sono alla base della maggior parte della violenza nel mondo.
La storia del raid vaticano sulla comunità anglicana è stata una notizia da prima pagina perché queste questioni vanno più a fondo della religione. È in gioco nientemeno che la sopravvivenza della specie umana.
Il fondamentalismo del XXI secolo ostacolerà la scienza nel mondo? Le antiche abitudini del tribalismo, nazionalismo e di denominazionalismo religioso impediranno ad un nuovo umanesimo di emergere?
L’antica saggezza delle filosofie morali radicata nelle grandi tradizioni spirituali saranno disponibili come guida per le decisioni future?
Oppure la religione razionale, auto-critica e orientata all’ecumenismo si autodistruggerà solo quando l’umanità avrà più bisogno della sua influenza positiva? Positiva, ecco il punto.
Il cattolicesimo è solo una parte della storia, tuttavia lo spirito affermativo del Vaticano II è stato un risonante sì al futuro umano. La Chiesa Cattolica, con la sua modestia dovuta, ha abbracciato il ruolo di costruttore di quel futuro in ugual misura insieme ad altri credenti e alla gente di buona volontà.
Ciò non voleva dire solo tolleranza per i diversi corpi religiosi, come la comunità anglicana, ma un patto di avanzamento comune.
Questa mutualità rispettosa è ora tradita, ma solo in parte. Lo spirito affermativo vive al di fuori della Chiesa Cattolica – soprattutto tra gli affiliati di Canterbury – ma anche all’interno del cattolicesimo.
Niente definisce il trionfo in corso del Vaticano II più chiaramente della gente cattolica, che è la chiesa e che sta considerando quest’ultima dimostrazione come dimostrazione dell’imperversante fallibilità del Vaticano. Ora, possiamo incominciare a parlarne.
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