Su ali d’aquila. Dall’accettazione dell’omosessualità alla fede
Intervista di Silvia Lanzi a Giovanni del gruppo Ali d’Aquila di Palermo
Lui è Giovanni, ha 32 anni ed è una delle anime del gruppo “Ali d’Aquila” di Palermo. Il suo percorso è simile a quello di tanti altri giovani. Dalla negazione della propria omosessualità, vista quasi come un handicap, alla propria accettazione.
Ecco cosa dice di sé e del proprio svelamento: “Il mio coming out avviene circa quattro anni fa, dopo un lungo travaglio interiore, fingendo con chiunque. Poi è arrivato il momento di mostrarsi per quello che si è, visto che ero entrato in un periodo di forte depressione e chiusura col mondo esterno”.
L’accettarsi l’ha spinto ad aprirsi agli altri ed è per questo che ha deciso di schierarsi in “prima linea”, dall’AGEDO alla curia e alla veglia contro l’omofobia di Palermo.
Si tratta di una veglia davvero ecumenica: cattolici, protestanti (valdesi e luterani). Quello che più mi sorprende, in positivo, è il coinvolgimento di due parrocchie e altri movimenti cattolici. Si è pure scomodata la curia.
Un piccolo miracolo in una realtà come l’Italia in cui le gerarchie ecclesiastiche storcono il naso solo a sentire parlare di omosessuali? Se non mi sbaglio, avete avuto alcune difficoltà con la veglia per le vittime dell’omofobia. Cos’è cambiato quest’anno?
In una veglia di preghiera interconfessionale per ricordare le vittime dell’omofobia, come si è svolta a Palermo, risulta essere inaspettata la compartecipazione delle parrocchie. Ma questo è già il secondo anno che ciò avviene, segno di apertura dalla Curia locale ma anche per evitare polemiche, già scaturite nel 2011 con il veto da parte del Vescovo per la veglia. L’evento richiamò l’attenzione dei mass-media mettendo in cattiva luce la curia stessa.
Una veglia di preghiera che richiama circa 300 persone colmando la parrocchia, di certo non può essere sottovalutata dalla curia, ma la Chiesa deve prendere coscienza di ciò.
Quest’anno la veglia è stata organizzata, oltre alle comunità e parrocchie cristiane, anche con la collaborazione del Vicario di zona, Padre Zambolin, il quale riferiva al Vescovo le nostre iniziative e la modalità dello svolgimento della veglia. Questi sono dei passi in avanti, dei piccoli grandi miracoli.
I piccoli mini-spot della veglia di Palermo (con il leit-motiv dell’acqua quest’anno e del fuoco il precedente) sono essenziali e colpiscono al cuore. Dove hai preso l’ispirazione?
Il mio arrivo al gruppo Ali d’Aquila risale a circa un anno e mezzo fa. Il mio percorso spirituale era abbastanza povero, visto che la mia famiglia è cattolica ma poco praticante. Questo mi ha portato a non coltivare il mio spirito, fino a quando l’anno scorso, con la voglia di costruire il mio IO, conosco il gruppo.
Nel preparare la veglia dell’anno precedente, visto il mio passato poco praticante, volevo contribuire a modo mio alla realizzazione della veglia. Sentendomi poco idoneo a preparare la liturgia della veglia, mi sono dedicato alla parte logistica: ed è da qui che nasce lo spot. Un video, anche di pochi minuti, trasmette un messaggio grande. Nel piccolo trovi il grande messaggio, nell’essenziale riscopri i doni della vita.
Questi video hanno un filo conduttore, sono riconducibili agli elementi naturali. Ogni elemento racchiude tante simbologie, quindi dall’essenziale, da un video diretto…vedi sprigionarsi tanti messaggi d’amore, perché gli elementi sono considerati divini, quindi se Dio è Amore, gli elementi non possono che essere anch’essi portatori di tale messaggio.
L’anno scorso il fuoco, simbolo della speranza, quella piccola fiamma che arde dentro noi accompagnata con il messaggio “Inno alla carità” ci dà forza a lottare, a non rimanere più nel buio. Nel video la candela viene spenta e poi riaccesa, ecco che ogni qualvolta ci viene negata la nostra esistenza, siamo in grado di rinascere, di riaccendere la speranza. Con grande piacere questo video, quest’anno, è stato utilizzato come spot delle Veglie, non solo in Italia, ma anche all’estero, dato che è stato tradotto anche in altre lingue.
Quest’anno si è utilizzato l’acqua. Duplice messaggio: il video è anticipato da attacchi omofobi verbali e poi da gocce d’acqua, potrebbero essere lacrime di tutte quelle vittime ogni giorno si ritrovano a versare per i continui attacchi omofobi.
Ma l’acqua ha una bellissima simbologia, del resto noi facciamo parte dell’umanità, ogni goccia è parte dell’oceano, come conclude la frase di Madre Teresa “..ma se non ci fosse quella goccia all’oceano, mancherebbe”. Anche l’acqua è segno di rinascita, elemento fondamentale già quando ci troviamo dentro l’utero materno, l’acqua è l’elemento che ci nutre, ci dà vita. Se l’acqua è simbolo della vita e la vita nasce dall’amore, l’acqua è anche simbolo dell’amore che, come l’acqua abbraccia senza stringere. Che il prossimo anno si usi il simbolo della terra???
Tu sarai uno degli organizzatori del Gaypride di Palermo, almeno per quanto riguarda Ali d’Aquila. In che modo si inserisce la partecipazione di un gruppo di gay credenti in una manifestazione che è essenzialmente politica? In che modo noi, cristiani omosessuali, possiamo dare la nostra testimonianza, ed essere, come dice papa Francesco “cristiani ogni momento”? Qual è la specificità della nostra testimonianza e come si inserisce nella più vasta richiesta dei diritti civili?
Io, insieme al gruppo Ali d’Aquila, saremo presenti al Pride di Palermo, Pride nazionale. Diversi eventi sono in programmazione, io in particolare sto curando una mostra fotografica sul matrimonio omosessuale che sarà inaugurata all’apertura del Village 14 Giugno, e che sarà a fino al termine dell’evento, il 23 giugno 2013.
Una mostra sui matrimoni di rito civile o di riti di altre confessioni religiose che si sono svolti all’estero e di coppie italiane che pur di celebrare l’amore, sono costretti a recarsi fuori nazione. All’interno della mostra ci saranno diversi eventi: Vernissage della mostra con la presenza della coppia Schiavo-Carbonaro, ragazzi palermitani che si sono sposati a New York nel mese di Ottobre 2012, e la presentazione del libro di Gianluca Tornese “Marito & Marito”.
Altri eventi del gruppo Ali d’Aquila si svolgeranno all’interno della settimana del Pride, come: presentazione del libro di don Franco Barbero, “Question-time” sulla tematica “Fede ed Omosessualità”, proiezione di un documentario video-fotografico delle veglie italiane del di quest’anno a favore delle vittime dell’omofobia.
Varie iniziative in un contesto fortemente politico, perché i credenti omosessuali sono anche cittadini, come tali hanno diritto al riconoscimento dei propri diritti civili, come singoli e come coppia. Perché del resto gli omosessuali cosa chiedono? Di riconoscere il loro amore verso un’altra persona, quindi l’Amore come messaggio fondamentale e come testimonianza, anche attraverso una foto. Un gruppo, come il nostro è presente al Pride cercando di lottare con le istituzioni politiche e religiose, e di respingere l’ondata omofoba che ogni giorno dobbiamo sopportare.
Bisogna essere cristiani sempre, ogni nostro momento, essere seguaci degli insegnamenti di Cristo, affinché grazie alla presenza dello Spirito Santo, possiamo testimoniare l’amore, la tolleranza, il perdono e il non giudizio verso il nostro fratello. “Amatevi gli uni con gli altri come io ho amato voi”. Questo va sempre fatto, ovunque ci troviamo, anche all’interno del contesto pride.
Allora, appuntamento al Gaypride di Palermo il 22 giugno!