Dalla Croce al Seme: per una spiritualità di vita
Riflessioni del reverendo Mario Bonfanti* pubblicate sul sito della comunità MCC Il Cerchio il 13 aprile 2017
“No, Gesù non è morto per i nostri peccati”. Così si intitola l’articolo del biblista Alberto Maggi nella rubrica “D’Autore” de “Il Libraio”. Una lunga e articolata riflessione che vuole fare chiarezza su un tema teologico molto discusso e carico di fraintendimenti ideologici e svelare i restroscena “banalmente” economici della morte di Gesù.
Il biblista italiano conclude affermando: “Gesù non è morto per i nostri peccati e tantomeno perché questa fosse la volontà di Dio, ma per l’avidità dell’istituzione religiosa, capace di eliminare chiunque intralci i suoi interessi (…) Il vero nemico di Dio non è il peccato, che il Signore nella sua misericordia riesce sempre a cancellare, ma l’interesse, la convenienza, l’avidità” economici. E questo mi porta ad avviare l’odierna riflessione in occasione del Venerdì della Passione, attorno alle vittime contemporanee dell’economia e (aggiungo io) dei poteri oppressivi.
Il 20 marzo 1994 vennero assassinati a Mogadiscio Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in un agguato organizzato forse dalla CIA, grazie ad una soffiata dei servizi segreti italiani, per fermare le loro indagini su un traffico di armi clandestino.
Il 12 dicembre 1995 Natale De Grazia, capitano di fregata, muore misteriosamente dopo una cena in un ristorante sulla Salerno-Reggio Calabria. Stava andando alla Spezia, dove stava conducendo un’indagine delicatissima nata da un dossier di Legambiente che parlava di decine di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi affondate nei nostri mari.
Il 7 ottobre 2006 Anna Stepanovna Politkovskaja, giornalista russa e attivista per i diritti umani, viene assassinata nell’ascensore del palazzo dove abitava. Secondo fonti dell’intelligence la giornalista era su una lista di persone scomode da eliminare per alcune indagini che stava conducendo da tempo in Cecenia.
Il 14 aprile 2011 Vittorio Arrigoni, attivista, giornalista e scrittore italiano, viene rapito e ucciso nella Striscia di Gaza, dove si trovava per dare voce a quelle popolazioni imprigionate a cielo aperto in quel lembo di terra dove avvengono continue violazioni dei diritti umani, nel silenzio internazionale. Voce scomoda ai potenti; da mettere a tacere in fretta.
Il 3 febbraio 2016 viene ritrovato il corpo senza vita di Giulio Regeni. Il ricercatore friulano venne torturato a morte per i suoi contatti con il movimento sindacale egiziano che si opponeva al governo del generale al-Sīsī.
Il 1 aprile la Novaya Gazeta, quotidiano indipendente russo, ha riportato la notizia che in Cecenia oltre cento uomini sospettati di essere omosessuali sono stati rapiti nei giorni precedenti. Gli uomini sono stati torturati e almeno tre sono morti sotto i colpi.
Il 4 aprile 2017 un attacco chimico a Khan Sheikhoun uccide 85 persone. La Siria è una regione strategica negli interessi petrolifici mondiali: nel 1947 l’americana Bechtel e la Saudi Aramco decisero di realizzare un pipeline dai pozzi sauditi fino alle sponde del Mediterraneo, e dopo aver scartato di passare per Israele, che era appena diventato indipendente, si optò per la Siria. Il governo chiese tempo ma un colpo di stato organizzato dalla CIA destituì il governo e impose la scelta.
Mi fermo qui, perché purtroppo la lista dei Cristi contemporanei messi a tacere in modo brutale dai poteri per motivi economici e/o politici sarebbe davvero troppo lunga. “Com’è possibile opporsi al male senza parteciparvi e senza provocare altro male?” si chiede il teologo Walter Wink all’inizio del suo libro “Rigenerare i poteri”. Più avanti Wink aggiunge: “Qualsiasi tentativo di trasformare un sistema sociale che non si applichi congiuntamente alla sua spiritualità e alle sue forme esteriori è destinato a fallire (…) E ciò richiede un discernimento e una prassi spirituale di cui l’ethos materialista in cui siamo immersi non sa assolutamente nulla”.
Trasformare la spiritualità, a partire dai suoi fondamenti per arrivare ai riti, è davvero prioritario se vogliamo invertire la rotta di una cultura che continua ad alimentare la violenza, anche quando si oppone al male. Sempre Wink scrive: “Il mito della violenza salvatrice ci invade da ogni lato”. Un modello che parte dal presupposto che l’umanità sia malvagia e peccatrice dalle origini. E il suo male (da alcune spiritualità chiamato “peccato”) è così grande che merita uno sradicamento totale (o punizione esemplare); solo così vi sarà salvezza (redenzione).
Questa spiritualità la troviamo in azione in una certa interpretazione della Croce/Passione di Gesù (e della Messa come sacrificio) ma anche nei fumetti, cartoni animati e nei film dove i buoni puniscono e uccidono i cattivi e nelle decisioni politiche internazionali, dove i Paesi sedicenti democratici bombardano le dittature o fanno missioni di pace imbracciando le armi. Un modello molto antico che affonda le sue radici nella netta (e pericolosa) distinzione tra il bene e il male, la luce e le tenebre, un Principio buono (Dio) e Uno malvagio (Satana/Diavolo). Scrive ancora Wink: “Il modello biblico è diametralmente opposto a tutto ciò. Nella Bibbia ebraica un dio buono crea un creato buono, il Caos non oppone resistenza all’ordine, il Bene è ontologicamente anteriore al male“.
Una spiritualità completamente differente occorre oggi più che mai, da riportare alla luce e coltivare anche in nuovi riti. E quindi mi chiedo: ha senso continuare ad adorare un patibolo di tortura e morte atroce che ha prodotto tanto spargimento di sangue e il cui rituale continua ad alimentare questo schema violento nella nostra cultura? Una tortura e una condanna a morte non sono e non potranno mai essere salvifici. Sono un male radicale e una violazione dei Diritti Umani! Non la si può rigirare in un fantomatico bene, addirittura necessario. Perché invece non sostituiamo questo violento modello con quel “chicco di grano che caduto in terra dà molto frutto” (come disse Gesù prima della sua tragica fine – Giovanni 12:24) e riunito con tanti altri, macinato e cotto diviene quel pane spezzato e condiviso con tutti, simbolo ed eredità lasciataci da Gesù nell’Ultima Cena?
Un simbolo di vita, che invece di pietrificarci e bloccarci ai piedi di una maledetta morte presunta salvifica ci mette in moto per impastare, cucinare, apparecchiare la mensa, invitare chiunque e condividere quello che abbiamo.
La croce ha alimentato una spiritualità della sopportazione e accettazione di un dolore assurdo, disumano e inutile che non ha fatto altro che mantenere lo status quo dei potenti di turno. Il seme che germoglia vita nuova e nutre e sfama chiunque ne coglie i frutti alimenta una spiritualità della vita, della gioia, della condivisione e della speranza. Una spiritualità della Madre Terra (o della Dea Madre – secondo l’antichissima religiosità umana) che bandisce ogni forma di violenza e tortura per diffondere una economia del dono, dove tutti hanno perché donano ciò che la Natura (Vita/Dio) ha già donato loro in abbondanza.
* Sono il reverendo Mario Bonfanti, ordinato sacerdote nel 2002 e uscito dalla Chiesa Cattolica nel 2012 per essere autenticamente me stesso: spiritualmente e sessualmente impegnato nello stesso tempo. Dopo un avvicinamento alla Chiesa Anglicana ho aderito alle Metropolitan Community Churches ( www.mccchurch.org ). Attualmente mi definisco “prete queer” in quanto pastore di una comunità MCC a nord di Milano ( www.mccilcerchio.it ) e appartenente alla teologia e al movimento queer.