Dalla Maison Verte di Parigi: ‘la mia esperienza di pastore evangelico queer’
Stephane Lavignotte, pastore della chiesa riformata di Francia, è molto gay-friendly: celebra le cerimonie di unione per le coppie di gay e lesbiche, lotta contro l’omofobia nel suo centro sociale e milita con le associazioni gay, lesbiche, bisex e trans (glbt). A vederlo non si direbbe, con le sue aria da ragazzo ma, a 40 anni, Stephane Lavignotte ha già avuto 2 vite. Prima di diventare pastore, fu giornalista esperto e militante con i Verdi.
La sua prima passione è la radio: “Ho debuttato alla radio di quartiere della mia città di Poitiers, siccome fino a 27 anni non mi definivo credente”, ci ricorda.
Mentre oggi lo troviamo alla “Maison Verte”, un centro sociale situato dietro alla collinetta di Montmartre, nel 18 arrondissement di Parigi, di cui si occupa in quanto pastore, per la Missione popolare evangelica.
Dal lato famiglia, Stephane ha delle vaghe origini protestanti, ma è solo nel 1998 che si avvicina veramente al protestantesimo. Degli immigrati senza-documenti occupano in quel periodo il Tempio di Batignolles nel 17 arrondissement “è in quella occasione, che ho messo i piedi per la prima volta in un tempio.
Dei battesimi repubblicani si svolgevano in presenza degli eletti con le loro sciarpe tricolore! La Chiesa riformata accoglieva a braccia aperte gli immigrati senza-documenti.”
E’ deciso: Stephane si iscrive dunque alla facoltà di Teologia, dove segue i corsi del filosofo Olivier Abel, firmatario dell’appello contro l’omofobia e la transfobia pubblicato sul sito internet del quotidiano Le Monde, nel Marzo scorso: “All’epoca, racconta oggi Stephane, la Chiesa riformata era attraversata da un vasto dibattito: può un uomo in coppia con un altro uomo diventare pastore?
Dopo discussioni, le istituzioni hanno allora risposto che non vi erano problemi teologici, ma che ce n’era uno a livello sociologico, calcolando che le parrocchie non erano ancora pronte.
Per me, fu uno choc vedere che questa Chiesa non era così accogliente verso i gay e le lesbiche come lo era con gli immigrati senza-documenti. Questa posizione non è coerente con l’annuncio del Vangelo di un amore incondizionato da parte di Dio.”
Eppure la Chiesa riformata era stata in prima linea, negli anni 1970 occupandosi per i diritti sull’aborto e sull’utilizzo dei contraccettivi: “C’è stato un irrigidimento durante gli anni 1980” fa notare Stephane.
In pieno dibattito sui PACS, ancora giovane studente in teologia, con alcune delle sue compagne di corso, organizzò dei dibattiti nella sua facoltà sull’omosessualità e la chiesa. In effetti, è dalla sua adolescenza, che Stephane riflette sui problemi del genere: “ Verso i 15 anni, ho letto molto Wilhelm Reich e Michel Foucault. Il legame tra la politica e la sessualità mi interessava, anche se non praticavo molto! Bisogna dire che sono cresciuto in una famiglia, molto aperta, post-68, dove la sessualità era presente nei discorsi politici.
In casa c’era anche un atteggiamento molto forte: il rifiuto di qualsiasi razzismo. I miei genitori reagivano aspramente quando ascoltavano delle burle sessiste od omofobe.”
Ma è solo arrivando a Parigi, dopo i suoi studi che egli comincia a scoprire la comunità gay: “Andavo alle manifestazioni del gruppo ACT Up ed coabitavo con un giornalista dell’ ILLICO, è in questo periodo che ho potuto conoscere meglio i movimenti GLBT ed ho iniziato a leggere Judith Butler.”
Da sempre il suo aspetto fisico giovanile si distingueva rispetto agli altri: “Più giovane, io non mi sentivo un uomo macho. Ma gli altri mi facevano sentire ugualmente che ero un ragazzo un po’ strano. Avevo i capelli lunghi, ed ancor oggi, grazie alla mia voce dolce mi si da della “signora”, di continuo, al telefono”.
Diventato pastore, 4 anni fa, ha continuato questa riflessione scrivendo due libri, per far smuovere i componenti della sua Chiesa, dove il problema omosessualità è di nuovo posto. “Una coppia di ragazzi è venuta alla “Maison Verte” chiedendomi se era possibile ricevere anche una benedizione per il loro PACS.
Il dibattito è risalito fino alla Missione evangelica ed è ancora in corso. Dal Gennaio 2009 i pastori sono autorizzati a dare le benedizioni: l’idea è che il dibattito si nutra anche delle esperienze fatte sul campo.
Cosi a Febbraio 2009 la coppia di uomini ha potuto ricevere la benedizione. A settembre è stata la volta di una coppia di donne di cui una è anche impegnata nella parrocchia. Era la prima volta che delle benedizioni avevano luogo ufficialmente in una Chiesa della federazione protestante di Francia”.
Dalla primavera 2009, i Luterani ed i Riformati si sono riuniti in Sinodo per riflettere “Sul modo per accogliere le nuove forme di famiglia” ma i protestanti preferiscono riflettere lontani dai riflettori mediatici: “La grande angoscia delle istanze, era sulla possibile medializzazione dei matrimoni”, confida Stephane. “Hanno optato per una ‘strategia dell’infusione’. Personalmente mi piacerebbe andare più veloce ma le Chiese protestanti hanno dei funzionamenti democratici che richiedono del tempo ma che alla fine sono decisioni vere quelle che scaturiscono”.
Allora in attesa di questa decisione ufficiale, all’interno della “Maison Verte”, che accoglie numerosi stranieri, Stephane, si impegna a fare evolvere le mentalità, nello spirito del movimento dei cristiani inclusivi. “Si lavora per il pubblico GLBT, per i sordi e gli audiolesi, per i ciechi. Durante il culto, si fa attenzione ai vocaboli ed ai temi trattati. Parlo regolarmente di omosessualità nelle mie prediche e si afferma esplicitamente il nostro rifiuto alle discriminazioni, sopratutto quelle rivolte all’orientamento sessuale. “
In questo quadro, Stephane organizza con l’associazione “David & Jonathan” delle serate di preghiere, lavora con numerose associazioni GLBT (Tjembe red, Pantheres Roses, Sos homophobie…) e partecipa anche al Gay Pride! “L’idea è che non si rinchiuda mai il tema all’interno della Chiesa, ma che se ne osi parlare apertamente” precisa, modestamente.
Testo originale: Le pasteur queer