Dall’accoglienza all’integrazione. La pastorale Lgbt della parrocchia di Vicofaro di Pistoia
Articolo di Giampaolo Petrucci pubblicato su Adista Notizie n° 38 del 7 novembre 2015, pp.12-13
Un passo avanti e due indietro per il mondo Lgbt, con la seconda metà di ottobre dominata dal dibattito sempre più acceso e sempre impantanato sulle unioni civili in Parlamento, dagli esiti del secondo Sinodo sulla famiglia, che per non affrontare la questione Lgbt l’ha semplicemente nascosta sotto il tappeto e dal pronunciamento del Consiglio di Stato che annulla le trascrizioni dei matrimoni gay contratti all’estero sulle quali sindaci progressisti e prefetture, “armate” queste ultime dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, avevano scatenato un feroce braccio di ferro che aveva poi trascinato nel dibattito anche curie, associazioni, movimenti e stampa del mondo cattolico e laico. Pronunciamento che ha fatto esultare lo stesso ministro, le destre del Paese, i movimenti della destra cattolica, e che ha attestato un drammatico ritardo culturale della società nel segnare un punto di svolta sul riconoscimento dei diritti civili per le persone Lgbt.
Insomma, le persone omosessuali e transessuali italiane, tanto nella Chiesa quanto nella società, non hanno vita facile. E a leggere le pagine dei giornali verrebbe da mettersi le mani nei capelli, se non fosse che, per lo più lontano dai palazzi e quindi dai riflettori, emergono positive esperienze di base che raccontano di un mondo, anche cattolico, in continuo fermento. È il caso della parrocchia di Vicofaro, quartiere di Pistoia, che lo scorso 24 ottobre ha ospitato la seconda Giornata dei cristiani omosessuali toscani, promossa annualmente dal gruppo fiorentino Kairos.
Al cospetto dei 40 convenuti all’evento, hanno celebrato messa don Andrea Bigalli (parroco a Sant’Andrea in Percussina a Firenze, impegnato nell’associazione antimafie Libera e nel Centro Balducci di Zugliano) e don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofaro che nel corso degli ultimi anni ha lanciato un percorso di pastorale comunitaria pensato appositamente per i fedeli omosessuali di Pistoia. Non un gruppo “ospitato” (e spesso isolato) da una parrocchia, come accade in numerose altre realtà sul territorio nazionale, ma un percorso di reale integrazione dei suoi membri nella vita quotidiana della parrocchia, a tutti i livelli. Un progetto nato in tempi difficili – quando il vento di rinnovamento portato oggi da papa Francesco pareva solo un irraggiungibile miraggio – ma alla luce del sole, inizialmente con l’avallo del vescovo Mansueto Bianchi e poi rimasto in piedi anche con il suo successore, Fausto Tardelli.
«La pastorale Lgbt della parrocchia di Vicofaro», chiariva don Massimo al quotidiano Il Tirreno lo scorso 26 aprile, «è un percorso di accoglienza e di ascolto delle persone omosessuali iniziato circa quattro anni fa in occasione della Giornata mondiale in ricordo delle vittime dell’omofobia. Il gruppo Lgbt, ormai un punto di riferimento per tante persone del territorio pistoiese ma anche di altre parti della regione, vuole essere un’esperienza concreta di Chiesa aperta a tutti, soprattutto a coloro che a causa della loro condizione affettiva e sessuale si sentono spesso rifiutati da tutti».
Quello di Vicofaro rappresenta un caso davvero unico nel panorama delle parrocchie italiane, ha commentato il portavoce del gruppo Kairos Innocenzo Pontillo, lo scorso 26 ottobre, sulle pagine della cronaca pistoiese del quotidiano La Nazione: «Per la prima volta un parroco, di sua iniziativa, crea un percorso dedicato agli omosessuali. Fino ad oggi abbiamo visto esperienze in cui la Chiesa offriva un appoggio ma sempre e solo se richiesto. Quello che voglio però, sia chiaro, è che noi cristiani omosessuali non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno per entrare in Chiesa».
Abbiamo raggiunto telefonicamente don Massimo, il quale ci ha anche chiesto di pubblicare i suoi contatti, affinché altri «preti o animatori parrocchiali possano condividere con lui esperienze simili, o in procinto di essere avviate, per una pastorale con e per le persone omosessuali» (email: parrocchiavicofaro@gmail.com).
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Non solo avete accolto alcuni fedeli Lgbt, ma li avete anche integrati nella pastorale e nella vita quotidiana della parrocchia…
Il nostro gruppo nasce all’interno del cammino pastorale della comunità. Dopo un lungo confronto con amici e amiche abbiamo pensato che fosse giusto proporre un percorso pastorale collocato a tutti gli effetti nella vita della parrocchia. Oltre gli incontri, i ragazzi e le ragazze liberamente partecipano all’eucaristia domenicale, alcuni si impegnano nella carità, altri nella catechesi. Da quest’anno il gruppo Lgbt ha un rappresentante nel consiglio pastorale. Quindi la nostra particolarità è da vedersi nella costante interazione con tutta la parrocchia e anche la città di Pistoia.
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Come fa un parroco a conciliare tutto questo con il “rispetto” della dottrina?
Il parroco è chiamato essenzialmente ad accogliere ogni persona, soprattutto gli ultimi, i poveri e gli emarginati. Ai feriti o delusi dalla Chiesa (come spesso si sentono le persone omosessuali), un parroco non deve offrire una “dottrina sull’omosessualità” ma prima di tutto disponibilità all’ascolto, misericordia e la possibilità di fare un cammino insieme. Sono i ragazzi stessi che in questi anni ci hanno aiutato a dare un’identità alla nostra pastorale, che non è calata dall’alto, ma nasce e si alimenta “dal basso”.
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Come ha reagito la comunità e il territorio al lancio di questa pastorale Lgbt?
Non abbiamo incontrato particolari problemi, anche perché il cammino è stato fatto e condiviso con la comunità. A me pare che nei credenti sia cresciuta la consapevolezza di dover superare ogni forma di discriminazione delle persone Lgbt sia sul piano civile che ecclesiale.
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Che prospettive vedi nella Chiesa, sulla questione dei credenti Lgbt, anche alla luce dei risultati di questo ultimo Sinodo?
Condivido in linea generale l’opinione di chi, in questi giorni, commentando il testo della Relatio riteneva irrealistico attendersi risultati molto diversi, date le profonde divisioni e opposizioni dell’assemblea sinodale. Accogliamo comunque positivamente l’appello dei padri sinodali, i quali ribadiscono «che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione». Anche questa è dottrina!
Noi continuiamo il nostro cammino con fiducia nella consapevolezza che comunque, con papa Francesco, si è aperta una nuova stagione ecclesiale che ci porterà, speriamo quanto prima, a raggiungere «verità sempre più grandi» (card. Marx) anche su queste problematiche!