Dalle stelle alle stalle. Processo canonico per abusi ad Anatrella, fautore delle terapie riparative nella Chiesa cattolica
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato sul settimanale Adista Notizie n° 27 del 17 luglio 2021, pag.8-9
Processo canonico in vista, per le accuse di abusi sessuali su pazienti maschi nel corso delle terapie, per mons. Tony Anatrella, 80 anni, il noto sacerdote e psicoterapeuta francese (soprannominato “lo psico della Chiesa”), esperto di sessualità e di omosessualità, già consulente vaticano in materia di sessualità sotto Benedetto XVI e promotore di una visione dell’omosessualità come patologia, che nel 2000 collaborò con la Conferenza episcopale francese alla stesura delle prime Linee guida contro gli abusi sessuali. La notizia proviene dall’arcidiocesi di Parigi e l’informazione è stata confermata al quotidiano francese Libération (23/6), da Nadia Debbache, l’avvocatessa che difende diverse vittime del prete: «È essenziale per le vittime e per la Chiesa cattolica che questo processo abbia luogo», ha detto. «Spero che sarà l’occasione per tornare sugli anni durante i quali Tony Anatrella ha beneficiato di protezioni e ha potuto sviluppare queste tesi contro l’omosessualità».
Teologo impeccabile, psicologo… un po’ meno
Poco filtra, per ragioni di riservatezza legate alle procedure, sul contenuto puntuale delle accuse e sui tempi del processo, ma le accuse contro il prete-psicologo (autore di una dozzina di volumi) circolano ormai da quasi due decenni, da quando, cioè, le diocesi francesi hanno cominciato a inviare al suo studio parigino seminaristi e sacerdoti in difficoltà, difficoltà legate in particolare all’omosessualità. Nel 2018, in seguito a un’indagine interna condotta dall’allora vescovo ausiliare di Parigi mons. Eric de Moulins-Beaufort (ora vescovo di Reims) su abusi perpetrati da Anatrella nei confronti di alcuni pazienti, l’arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit, lo sospese a divinis e gli ingiunse di interrompere le sue terapie. «Il problema di Tony Anatrella – spiegò all’epoca de Moulins-Beaufort (v. Adista Online 7/11/2018) – è che ha commesso abusi con alcune persone. Queste persone mi hanno rivelato le terapie corporali che, secondo loro, erano andate troppo in là. Ci sono dei gesti che lasciano un segno negativo su chi li subisce, al di là delle intenzioni più o meno chiare di chi li fa. Va riconosciuto che tali gesti hanno fatto del male a molte persone». Anatrella ha sempre respinto con forza le accuse nei suoi confronti, ma il processo che si sta aprendo potrebbe comportare la dismissione dallo stato clericale.
Oltre ad aver collaborato con i vescovi francesi nella stesura del documento che avviava la lotta agli abusi, Anatrella, nel 2005, lavorò insieme alla Congregazione per l’Educazione Cattolica dell’allora prefetto card. Zenon Grocholewski sull’Istruzione “circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri”: nell’ampio commento a sua firma pubblicato su L’Osservatore Romano il 29 novembre 2005 a corredo dell’Istruzione (v. Adista Documenti n. 86/05), Anatrella parlava dell’omosessualità come di qualcosa che «non rappresenta un valore sociale», è «destabilizzante per la società», rappresenta «incompiutezza » e «immaturità sessuale», spinge ad atteggiamenti «narcisistici», laddove al sacerdozio vanno ammessi soltanto «uomini ben fondati nella maturità della propria mascolinità». E i vescovi che fino a quel momento avevano ordinato sacerdoti gay, proseguiva il prete psicologo, avrebbero «mancato di lucidità e di saggezza», poiché l’impegno di un prete gay «a vivere nella continenza» non è sufficiente a evitare «conseguenze negative».
“Non è come sembra”
Un campione dell’aderenza al catechismo cattolico, dunque. Eppure le prime accuse contro Anatrella risalgono già ai primi anni 2000; la testimonianza del 2006 di Daniel Lamarca, ex seminarista paziente di Anatrella negli anni ’80 (uscita sul bimestrale francese Golias nell’indifferenza dei media locali e pubblicata integralmente da Adista, nel n. 82/06) squarciò il velo sul monsignore (titolo concessogli come onorificenza) portavoce dell’omofobia vaticana, raccontando per filo e per segno la sua dolorosa esperienza segnata dalla “terapia corporea” che Anatrella esercita con un contatto sessuale attivo e passivo in un crescendo di intimità: «Ho l’impressione che non vi sia limite», scriveva. Il principio era «quello di “superare” le mie pulsioni omosessuali vivendole nel quadro di una terapia e, così, di liberarmene. Così, più vado oltre più me ne libero».
Lamarca interrompe la terapia nel 1993, sentendo il peso «di essere rinchiuso in un segreto, di aver vissuto un’esperienza che non potevo comunicare a nessuno». Sarà lo psichiatra a cui si rivolge successivamente ad aprirgli gli occhi su ciò che ha vissuto: «Mi parla di deontologia, di incompatibilità tra terapia e passaggio all’atto sessuale. Più tardi sono andato a chiedere conto a Tony Anatrella. L’ho interrogato per sapere come spiegava che vi fossero stati dei rapporti sessuali nell’ambito di una terapia. Lui cerca di intellettualizzare o di filosofeggiare sui termini, e di spiegarmi che non si può parlare di “rapporti sessuali”, che i termini “rapporti” e “sessuali” non potevano essere impiegati qui».
Una denuncia dopo l’altra
Altre tre denunce sono fioccate nel 2008, ma si sono risolte con un buco nell’acqua, perché due erano già cadute in prescrizione e la terza è stata liquidata per mancanza di prove. Nel 2016 ne emergono di nuove: il card. André Vingt-Trois, allora arcivescovo di Parigi, ha aperto per primo un’inchiesta canonica, che ha portato alla “reprimenda” del 2018 da parte di Aupetit, suo successore.
Nel 2019 è stata presentata una relazione alla procura di Parigi in merito ad atti di violenza sessuale su un minore di 14 anni, oggi ormai uomo maturo; l’arcidiocesi di Parigi, cui il querelante si era rivolto nel febbraio di quell’anno, gli disse che «la sua testimonianza è stata presa in considerazione, le autorità civili sono state informate e la sua testimonianza è stata inviata a Roma» (La Croix, 30/5/19).
Un contributo all’evoluzione delle indagini su Anatrella è venuto anche dal teologo domenicano francese p. Philippe Lefebvre, dal 2005 docente presso l’Università Miséricorde in Svizzera, che da anni nutriva sospetti su Anatrella: «Nel 2006 ho scritto un articolo contestando alcuni degli argomenti teologici di Anatrella», ha detto Lefebvre nel 2018 al settimanale francese Le Point: «Alcune persone che lo hanno letto mi hanno scritto per dirmi che erano state sottoposte da Tony Anatrella a terapie “corporali”».
Protetto in Vaticano
Ma all’epoca il prete psicologo era intoccabile in Francia e in Vaticano e, nonostante la denuncia di Lefebvre a diversi vescovi francesi e al presidente della Conferenza episcopale, non accadde nulla. «Quello che è successo è che, quando il mio nome è apparso sulla stampa, mi è stato detto di stare attento e di non criticare Tony Anatrella perché era qualcuno di importante in Vaticano»: una sorta di «omertà organizzata».
Tra i suoi massimi difensori a Roma, il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, che lo ha invitato al Sinodo del 2014 sulla Famiglia (dove lo psicologo figurava come consultore del Segretario speciale, mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto), al Convegno annuale vaticano per i nuovi vescovi (2015; in quell’occasione, disse che i vescovi non sono obbligati a segnalare i sospetti abusi sessuali alle autorità del loro Paese, se la legge non lo prevede); successivamente, nel 2016, prese parte a una conferenza internazionale organizzata dalla Pontificia Università Gregoriana su “Il celibato sacerdotale. Un cammino di libertà”, per i 50 anni – nel 2017 – dell’enciclica Sacerdotalis Caelibatus di papa Paolo VI, cui partecipò anche nella fase ideativa, secondo quanto affermò in quell’occasione il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano (www.clerus.va). Anatrella partecipò in qualità di relatore anche al III Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità (2014).
Un periodo di splendore ormai concluso.