Dall’esilio al mare di Galilea: quando a Sestri il cammino si fa alleanza
Riflessioni di Antonio De Caro de La tenda di Gionata, su “Camminando s’apre cammino” ritiro per cristiani LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali che li accompagnano (Sestri Levante 24-26 giugno 2022)
Mesi di corsa, di lavoro, di sforzo. Poi arriva qualcuno, ti mette una mano sulla spalla e ti dice: adesso respira. E solo quando lasci l’aria riempirti il petto ti accorgi di quanto spazio c’era ancora vuoto. E quello spazio ti appartiene, è dentro di te, è la tua riserva di vita e di energia. Così, per me, è cominciata l’esperienza della tre giorni di ritiro a Sestri Levante.
Sono arrivato senza sapere che ne avevo un gran bisogno. Mi sentivo davvero «come terra deserta, arida, senz’acqua»: sono state le parole che ho scritto il primo giorno nel cartoncino verde, il mattoncino da presentare al Signore, perché a lui interessa quello che siamo veramente, come stiamo veramente. Senza questo sguardo autentico e amorevole su noi stessi, né lui né noi possiamo costruire qualcosa.
Il ritiro a Sestri Levante mi ha donato questo: frescura e ombra, il sollievo della fraternità, la dolcezza di un incontro rimandato da troppo tempo. Il conforto di stare insieme, di condividere il cammino e il cibo con fratelli e sorelle che non hanno bisogno di parole per sapere chi sono, chi siamo, perché tutti lo sappiamo già.
Ma alla gioia per questa ritrovata comunione si aggiungono anche la meraviglia e la riconoscenza per i piccoli grandi cambiamenti che stanno già avvenendo nella Chiesa e nella società. So che ciascun* di noi, nella sua piccola dimensione quotidiana, contribuisce a questo rinnovamento, che ci chiede pazienza nei tempi oscuri, ma ci regala anche serenità nei tempi dell’incontro e del riposo.
È il messaggio che ci ha trasmesso Fausto, aiutandoci a meditare, con Isaia, la dolcezza del ritorno dall’esilio, il passaggio dall’abbattimento alla speranza. Perché è nell’esilio che possiamo scorgere in modo più nitido un nuovo volto di Dio. La sorpresa però è stata questa: sai dove ti riporta Dio, dopo l’esilio? sai dove ti riporta Dio, dopo la Passione? Ti riporta in Galilea, dove c’è un lago: la terra dell’infanzia e dei ricordi, la terra della famiglia e dell’amicizia, la terra di un confine che si apre al mistero dell’incontro. È quello che abbiamo sperimentato confrontandoci, come persone LGBT, genitori e consacrati. Ognuno ha portato i ricordi del suo viaggio e li ha messi in comune, nella speranza che, sulla riva del lago, in mattino di primavera, il Risorto ci visiti e mangi ancora con noi.
Molti anni fa, in una delle stagioni più difficili della mia vita, un uomo ispirato mi disse: «sei libero di fare, nella tua vita, tutte le sintesi che vuoi; Dio le accetterà, ma la tua coscienza ne sarà responsabile». Anche io, quella volta, ho visto precipitare Satana dal cielo, come un fulmine, perché mi sono sentito guarito e liberato. Dio accetta le conquiste che faccio a poco a poco, gli equilibri precari che riesco faticosamente a raggiungere, e li rispetta, purché nascano da un impegno autentico e sincero verso il bene.
Questo abbiamo cercato di testimoniare, gli uni agli altri, a Sestri, raccontando ancora una volta come il Signore abbia lenito le nostre sofferenze e come apra spiragli di luce nelle notti che inevitabilmente attraversiamo ancora. È questa consolazione che ci fa sentire accolti, e in quanto accolti anche amati, e in quanto amati anche mandati perché altri ricevano consolazione.
La Chiesa ritiene di avere un tesoro da custodire, e tante volte ci siamo sentiti ripetere che questo tesoro non è per noi, che non ci appartiene, che non possiamo riceverlo. Ma il tesoro che Gesù manda all’umanità è la potenza dell’amore che libera e risana. Se siamo consapevoli di questo, se cerchiamo di viverlo nella nostra vita e nelle relazioni in cui ci troviamo, il tesoro si trasforma, poiché da deposito inerte e infruttuoso (para-theke, lo chiama Paolo) diventa incontro e alleanza (dia-theke, lo chiama Gesù).
Un bene che si muove fra il cielo e la terra, che chiama al dialogo e alla comunione, che fonda un patto e promette salvezza. Gesù ci manda, perché quello che abbiamo ricevuto è talmente forte e bello e vitale che non possiamo tenerlo solo per noi. È un tesoro che ha un valore dinamico, cioè esiste e irradia il suo splendore solo se viaggia, se incontra le persone, se viene condiviso e moltiplicato.
Non posso sapere di che cosa le altre e gli altri avessero sete, quando sono arrivat* a Sestri Levante. Io posso dire quello che ho trovato e che ho portato con me: memoria e gratitudine; il desiderio di impegnarmi ancora in progetti che mi facciano sentire utile e fecondo, diffondendo ancora un po’ della salvezza che viene donata a me. Non male, non male davvero per una latente crisi di mezza età.
> Voci e storie dal ritiro Camminando s’apre cammino” (Sestri Levante 24-26 giugno 2022)