Date speranza alle persone LGBT. Il testamento spirituale di Harvey Milk
Articolo di Will Kohler pubblicato sul sito Back 2 Stonewall (Stati Uniti) il 27 novembre 2015, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Alle undici di una splendida mattina, lunedì 27 novembre 1978, il sindaco di San Francisco George Moscone e il sovrintendente Harvey Milk vennero uccisi a sangue freddo da Dan White, un ex sovrintendente scontento.
San Francisco si fermò. Molti uffici e attività chiusero. Le persone piangevano senza vergogna per le strade. Gli estranei si abbracciavano, cercando di confortarsi. Ma non c’era alcun conforto.
Ma Harvey Milk ci ha lasciato un’eredità. Ha influenzato profondamente la politica gay e lesbica ed è stato un campione dei diritti umani. Una volta disse: “… dovete iniziare ad eleggere le persone gay… per far sapere che c’è una speranza migliore per il domani. Non solo per i gay, ma anche per i neri, i disabili, gli anziani e noi stessi. Senza speranza, ci lasciamo andare. So che non potete vivere solo di speranza, ma senza di essa non vale la pena di vivere. Voi, voi e voi dovete capire che le promesse non svaniscono”.
Il martirio di Harvey è un doloroso promemoria della lunghezza e della difficoltà del nostro cammino verso l’uguaglianza e la libertà. Per le persone LGBT Harvey Milk è davvero una leggenda e un eroe. Le sue parole e le sue azioni non devono essere dimenticate. In questa giornata dovremmo ricordarle e ascoltare, imparare da esse e seguirle.
Questa è l’eredità che Harvey ci ha lasciato: “Vedete, c’è una grossa differenza – e rimane una differenza vitale – tra un amico e una persona gay, tra un amico in un ufficio e una persona gay in un ufficio. Le persone gay sono state calunniate in tutta la nazione. Siamo stati dipinti come dediti alla pornografia. Nella contea di Dude siamo stati accusati di molestare i bambini. Non è abbastanza avere degli amici che ci rappresentino. Non importa quanto buoni siano questi amici. La comunità nera ha preso le sue decisioni parecchio tempo fa, cioè che i miti contro i neri si potevano smontare solo eleggendo leader neri: così si può giudicare questo gruppo di persone guardando a loro e non sulla base di miti o criminali di colore. Non si giudica la comunità ispanica a partire dai miti che la circondano o dai criminali latinos, né quella asiatica sulle stesse basi. La comunità italiana non dovrebbe essere identificata con la mafia. È giunto il momento in cui la comunità gay non verrà giudicata dai suoi criminali o dai suoi miti.
“Come per ogni altro gruppo, dobbiamo essere giudicati per i nostri leader, per gli stessi gay, quelli che sono visibili. Perché, se rimaniamo invisibili, rimaniamo in una sorta di limbo: un mito, una persona che non ha genitori, fratelli, sorelle, nessun amico etero, nessuna posizione importante sul lavoro. Un decimo di una nazione che si suppone fatto di stereotipi e aspiranti seduttori di bambini, e non si fa nulla per combatterli. Oggi la comunità nera non è giudicata dai propri amici, ma dai suoi legislatori e leader, tutti neri. Dobbiamo dare alle persone la possibilità di poterci giudicare a partire dai nostri legislatori e leader. Una persona gay con un incarico ufficiale può dare il tono, può farsi rispettare non solo dalla comunità nel suo complesso ma anche dai più giovani della nostra stessa comunità, che hanno bisogno sia di esempi che di speranza. La prime persone gay che eleggeremo dovranno essere forti. Magari non saranno contenti di sedere negli ultimi posti dell’autobus. Magari non saranno contenti di accettare oneri maggiori degli altri. Dovranno essere ‘super partes’. Dovranno essere, per il bene di noi tutti, indipendenti e incorruttibili. La rabbia e la frustrazione che alcuni di noi provano nascono dall’essere incompresi, e gli amici non possono sentirle. Possono capirle, ma non possono ‘sentirle’. Perché un amico non è passato attraverso quello che si chiama coming out. Non dimenticherò mai quel che vuol dire fare coming out e non avere nessuno a cui guardare. Ricordo la mancanza di speranza, e i nostri amici non possono compensarla.
“Non posso dimenticare lo sguardo delle persone che hanno perduto la speranza. Gay, anziani, neri che stanno cercando un lavoro quasi impossibile da trovare, Ispanici che cercano di esprimere i loro problemi e le loro aspirazioni in una lingua che sentono straniera. Personalmente non dimenticherò mai che queste persone sono più importanti degli edifici. Uso la parola “io” perché sono orgoglioso. Questa sera sono qui davanti ai miei fratelli, sorelle e amici omosessuali perché sono orgoglioso di voi. Credo sia il momento di avere più legislatori gay e orgogliosi di non dover più rimanere nascosti. Penso che una persona gay non debba fuggire in anticipo dalle responsabilità e non debba avere paura di essere rimossa dal suo incarico. Dopo la contea di Dude ho camminato sera dopo sera tra gli arrabbiati e i frustrati e ho visto le loro facce. A San Francisco, tre giorni prima del Gay Pride, è stata uccisa una persona solo perché era omosessuale. Quella sera ho camminato tra persone tristi e frustrate fino al municipio di San Francisco; più tardi abbiamo acceso candele in Castro Street e siamo stati lì in silenzio, aspettando un qualcosa di simbolico che potesse darci speranza. Erano persone forti, persone di cui conoscevo i volti visti nei negozi, per la strada, durante le riunioni e gente che non avevo visto prima ma che conoscevo lo stesso. Erano forti, ma avevano anche bisogno di speranza.
E i giovani gay di Altoona in Pennsylvania e di Richmond in Minnesota, che stavano facendo coming out e ascoltavano la storia di Anita Bryant alla televisione. L’unica cosa a cui devono guardare è la speranza e voi dovete dargliela. Speranza di un mondo migliore, speranza di un domani migliore, speranza di un luogo tranquillo dove andare se la pressione a casa divenisse troppo forte. Speranza che andrà tutto bene. Senza speranza non solo i gay ma anche i neri, gli anziani, i disabili si lascerebbero andare. E se ci aiuterete ad eleggere più gay al comitato centrale e negli altri uffici, daremo il via libera per guidare tutti coloro che non hanno idee preconcette. Ciò significa speranza per una nazione che si è lasciata andare perché, se i gay ci riescono, allora le porte sono aperte per tutti.
Così, se c’è un messaggio che devo dare, una delle cose principali che ho capito della mia esperienza è che una persona gay può essere eletta. È un punto di partenza. Voi, voi e ancora voi dovete dare speranza alle persone.”
Oggi, trentasette anni dopo, ricordiamo Harvey Milk e le sue parole e, soprattutto, le sue battaglie per i nostri diritti.
Grazie. Ti vogliamo bene. Ci manchi, Harvey Milk.
Testo originale: November 27th, 1978: 37 Years Ago Today Harvey Milk Was Assassinated – #NeverForget