“Davvero costui era Figlio di Dio!” (Mt 27,45-50-54)
Riflessione di don Fausto sulla XII Stazione: Gesù muore sulla croce, letta nella Via Crucis online organizzata dal Progetto Adulti Cristiani LGBT il 26 Marzo 2020
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. ùVerso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”.
E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!”. Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. (Matteo 27,45-50-54)
Riflessione
Urla, grida, schiamazzi e poi nulla. Silenzio davanti alla morte. Chi grida ancora lo fa per esorcizzare la paura, nell’inutile tentativo di riempire un vuoto muto. Muto come muta è la risposta davanti al “perché” della morte.
Non c’è risposta al “perché” della morte, finché dietro al quel “perché” cerchiamo la causa, la colpa; la mia, la tua, la colpa degli altri. Solo quando il “perché” cambia, si può iniziare a sentire lieve e guaritrice una risposta.
È il “perché” che non cerca più la causa o la colpa, ma forza lo sguardo a intravedere lo scopo di quel morire; già, del morire come atto, come movimento attivo e libero, come sbilanciamento verso un obiettivo così grande da chiedere e meritare tutto.
È la risposta alla domanda di senso del vivere quotidiano; ed è una risposta di senso “compiuto” (cf. Gv 19,30), che conduce al compimento dell’esistenza: uscire da sé per amare chi ho di fronte.
Questa risposta la “intende” chi già la vive, forse senza saperlo; chi la cerca con libertà e rischio, talvolta fuori dagli schemi; chi sa bene cosa vuol dire amare a costo di morire.
E il centurione pagano riconosce quella risposta nell’uomo sulla croce: è il Figlio di Dio, il Figlio dell’Amore, perché Amore è la sostanza del Padre suo. Gesù compie la sua vita nel modo suo proprio e comunica il soffio del suo Spirito che spinge al proprio unico compimento.
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