Di che gender stanno parlando?
Riflessioni inviateci da Massimo Battaglio
Leggere le prime righe del documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica “sulla questione del gender”, mi ha fatto passare la voglia di proseguire la lettura. Ho dovuto farmi forza perché il tono apocalittico con cui si apre la riflessione, non disponeva bene. Ecco l’esordio: “è sempre più diffusa la consapevolezza che ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza educativa“.Appena oltre: “vengono proposti percorsi educativi che riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione“. E ancora: “Il clima culturale del nostro tempo ha certamente contribuito a destrutturare la famiglia“.
Non sono certo io la persona più qualificata per discutere questi argomenti ma non mi sembra che i documenti dottrinali migliori comincino in modo così funesto. “Gaudium et Spes”, “Lumen Gentium”, “Amoris Laetitia” … suonano diversamente. Qua, se fossi ancora più sempliciotto di quel che sono, mi sentirei spaventato.
E’ un peccato perché, per alcuni tratti, lo scritto firmato dal card. Versaldi e dall’arcivescovo Zani (e non dal papa), contiene spunti interessanti.
Per esempio, è notevole che si ribadisca la necessità di “una positiva e prudente educazione sessuale” – quando, fino a poco fa, il tema era considerato tabù. E’ importante che si riconosca il valore positivo degli studi di genere e la loro serietà. Essi, si dice, “cercano di approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna“. Del pari, è lodevole che si sostenga la necessità di “lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione“. Prezioso è il richiamo a “rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione“. Preziosissima la condanna di “bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste”.
Tuttavia, queste premesse mi ricordano tanto quei discorsi che cominciano con “ho tanti amici gay ma …“. E, proprio come quei discorsi, anche quello della Congregazione mi pare proseguire in modo piuttosto superficiale.
Per esempio, trovo abbastanza povera la condanna a una “ideologia del gender” che non viene in realtà mai definita. Si dice che essa “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna“. Si afferma che promuove “una crescente contrapposizione tra natura e cultura“. Ma non si dice mai cosa sia, come sia nata, quali siano i suoi teorici e i principali sostenitori.
Ho l’impressione che gli autori stessi di questo scritto siano consapevoli di star commentando un artificio; stiano combattendo un fantasma. E il mio sospetto cresce quando leggo la “breve storia” del “gender” che viene proposta. In un solo stringato paragrafo si accenna prima alle “visioni antropologiche” tipiche dell’ “avvento del XX secolo” e, subito dopo, agli studi sull’identità sessuale degli anni ’50. Poi si salta agli anni ’90 e ci si ferma lì. Come se la “teoria del gender” fosse una cosa che, più o meno ogni quarant’anni, qualcuno tira fuori dal cassetto per aggiungerne un pezzettino. E come se, dagli anni ’90 a oggi, non fosse successo niente – per esempio la depatologizzazione dell’omosessualità.
Mi viene il dubbio che questo documento abbia, come sola finalità, quella di ribadire il diritto di interferire nell’educazione scolastica da parte della Chiesa attraverso la famiglia. E che la stessa idea di famiglia sia piuttosto debole.
Dico così perché, quando un’idea è precisa, non c’è bisogno di dedicarvi interi paragrafi per laudarla prima di darne una spiegazione, peraltro non compiuta. E qui, puntualmente, si fanno perifrasi sperticate sul ruolo della famiglia, salvo poi cadere sul punto centrale: che cos’è la famiglia. Mi si consenta un’opinione da ignorante: descrivere la famiglia come un dato di “natura”, come “realtà prestabilita dalla creazione” mi sembra proprio sbagliato. La famiglia, in natura, non esiste proprio. Nella stessa Genesi, essa non è una creatura di Dio ma la prima creazione dell’uomo. Dio benedice la famiglia ma non la inventa. E’ strano che degli esperti di dottrina affermino il contrario. E mi sembra un po’ bizzarro che, subito dopo, specifichino che però essa è “un fatto antropologico, sociale, di cultura”. Sostenere tutto e il suo contrario non può che generare confusione.
Viceversa, è inutile continuare a insinuare che l’omosessualità, la disforia di genere e l’intersessualità siano scelte e non dati di natura. La scelta può essere solo tra il prenderne atto o meno. Voler discutere oggi, nel 2019, su una presunta innaturalità delle diversità di orientamento sessuale, significa porsi al di fuori della scienza. Chiamare in soccorso ragionamenti sui cromosomi xx e xy non restituisce scientificità alla discussione. Anzi: personalmente, mi pare persino un po’ volgaruccio.
Questo documento era agli studi da almeno due anni: mesi e mesi di evidenti accapigliature tra conservatori e progressisti che non hanno trovato una sintesi. Era finalmente pronto il 2 febbraio scorso ma è stato pubblicato solo ieri. Non è certo frutto di un dibattito sereno. E si vede bene. Lo capisco addirittura io che sono l’ultimo dei non addetti ai lavori.
Ultima postilla: qualcuno favoleggia che il documento sul “gender” sia stato tenuto in sospeso per uscire proprio nel mese dei pride. Allora, tanto vale notare che è saltato fuori nello stesso giorno della condanna di Gandolfini, fondatore dei family day, per diffamazione nei confronti di Arcigay. I complotti non mi piacciono ma un po’ di umorismo non guasta.