Di cosa si dovrebbe pentire una coppia omosessuale?
Riflessioni di Carlo Climati pubblicate sul blog Come Gesù il 26 giugno 2017
Un vescovo, negli Stati Uniti, ha firmato recentemente un decreto sul tema delle unioni tra persone omosessuali. Il documento, indirizzato ai sacerdoti e al personale diocesano, dice varie cose. Una, in particolare, mi ha colpito. Il documento parla della possibilità di negare i riti funebri ecclesiastici, se prima non è stato espresso un pentimento.
Leggendo questo parole, ho cominciato a riflettere. Ogni essere umano, nel corso della propria vita, può commettere errori. Può cadere cento volte e poi rialzarsi. Ma può sempre contare sull’amicizia, sull’accoglienza e sulla misericordia di Dio. Siamo tutti peccatori. Lo siamo stati e lo saremo fino all’ultimo respiro della nostra vita. La natura umana è questa. Siamo persone, a volte, fragili, che possono sbagliare e continuare a sbagliare, nonostante tutti gli sforzi e le nostre buone intenzioni.
Ma nel caso di due persone omosessuali sposate o unite civilmente, io mi chiedo: è giusto considerare un peccato il desiderio di vivere insieme un progetto di vita? Di che cosa si dovrebbero pentire queste persone? Pentirsi d’aver amato e d’aver creduto in un amore infinito? Pentirsi d’essersi presi per mano? Pentirsi d’aver dato speranza ad un sogno?
Non sono un teologo. Ho il massimo rispetto per il Magistero, per il Catechismo della Chiesa Cattolica, per ogni vescovo e per il Papa. Ma non capisco per quale ragione si dovrebbe negare il funerale religioso ad una persona omosessuale che ha voluto credere in un progetto di vita con la persona che ama.
Vorrei aggiungere un’altra riflessione, che non riguarda il documento del vescovo. È una riflessione più generale su quello che accade, agli inizi del terzo millennio, nella società di oggi, perennemente accompagnata dai mezzi di comunicazione. A volte, sul web e sui social network, mi capita di leggere i commenti scandalizzati di certi custodi della morale, impegnati a sbandierare lo stereotipo dell’omosessuale perverso, che conduce una vita disordinata e frequenta i locali notturni. Secondo certi perbenisti, le persone omosessuali farebbero soltanto questo. Poi, però, se due persone omosessuali vogliono sposarsi e credere in un futuro insieme, si scatenano nuovamente i custodi della morale sul web. Insomma: se le persone omosessuali vanno nei locali notturni, non va bene. Se decidono di non andarci e di sposarsi, non va bene lo stesso.
A certi perbenisti e custodi della morale, mi sento di dire: per favore, potreste fare uno sforzo per uscire dai vostri pregiudizi e fare un salto nella vita reale? Vogliamo offrire ad ogni essere umano la possibilità di essere felice così com’è, senza catalogarlo e giudicarlo?