Dio cambia ma rimane sempre Dio. Dalla teologia del processo all’omosessualità
Articolo di Arvid Adell* pubblicato sul bisettimanale The Christian Century (Stati Uniti) il 17 gennaio 1979, liberamente tradotto da Maria Stella Iaria
Nella piccola città del sud-ovest dell’Iowa, dove sono cresciuto, c’erano tre chiese – ognuna con la propria reputazione ed il proprio aspetto unico. La chiesa più grande sembrava severa, formale, inflessibile. La pianta della chiesa era una struttura enorme e imponente in mattoni progettata per durare per sempre.
Un tornado del Midwest neanche per sogno poteva minacciare di smuoverla! La chiesa di dimensioni medie era flessibile, informale, accogliente e molto “avanti”. L’edificio era una struttura semplice, costruita per accogliere ogni tipo di ampliamento adatto ai tempi che cambiano. Da molto tempo aveva perso ogni traccia di simmetria architettonica.
La chiesa più piccola era da qualche parte tra queste due. Si promuoveva come la “via media”. Per quanto ricordi, l’edificio della chiesa era un miscuglio simbolico di mattoni e legno: ancorato alla pietra ma adattato ai tempi.
Era affascinante osservare sia gli aspetti contrastanti sia gli stili diversificati in base ai quali queste chiese si occupavano continuamente dell’emergere di problemi teologici e sociali. C’era sempre una conflagrazione.
Se il problema non era l’ecumenismo, allora lo erano i diritti civili o la liberazione e l’uguaglianza delle donne o l’immoralità della guerra. Non appena veniva spento un incendio, un altro iniziava ad infiammare le congregazioni.
È ragionevole credere che queste tre chiese continuino ad andare aventi come al solito, fomentate da un nuovo sovversivismo. La causa attuale, senza ombra di dubbio, è il desiderio degli omosessuali praticanti che si sono autoaccettati di essere riconosciuti come membri a pieno titolo e membri uguali della Chiesa, il cui orientamento sessuale è irrilevante.
A prima vista, l’accettazione degli omosessuali sembra essere un’altra causa su quella lista omogenea di cause di liberazione affrontate coraggiosamente e apertamente da alcune Chiese; adesso sarebbe concesso lo status di partecipanti a pieno titolo all’interno della comunità cristiana ad un altro gruppo di minoranza che ha sperimentato l’oppressione da parte della maggioranza. Alla vittoria dei neri e delle donne si aggiungerebbe la libertà di altre persone oppresse di Dio: gli omosessuali.
Se questo è il caso, tutti i cristiani dovrebbero accogliere l’evento. Come suggerisce Robert McAfee Brown:
“Nel complesso è chiaro nel dramma biblico che quando Dio prende le difese di qualcuno lo fa a favore degli oppressi… Dio non sta dalla parte del faraone, il potente leader politico, bensì dalla parte degli umili servitori oppressi, gli schiavi. Dio sta dalla parte degli oppressi. Gli oppressori stanno dalla parte sbagliata. È chiarissimo!”
Il problema omosessuale è di fatto paragonabile a quello degli altri movimenti di liberazione degli ultimi decenni? Almeno in un aspetto molto importante, la risposta è NO. Semplicemente, la Bibbia condanna esplicitamente e ripetutamente gli atti omosessuali. Una task force della Chiesa Unita Presbiteriana degli Stati Uniti, istituita per studiare l’omosessualità, ha riassunto il suo studio del materiale biblico pertinente affermando che “l’omosessualità è un tema minore nelle Sacre Scritture”.
Per confermare tale dichiarazione il gruppo ha offerto un elenco di 14 brani. Complessivamente, questi riferimenti costituiscono più di 275 versetti. Piuttosto che documentare l’affermazione che l’omosessualità è un tema minore, i versetti sembrano aver quantificato la serietà con cui le comunità giudeo-cristiane consideravano il problema. Una lettura di questo materiale biblico può soltanto portare alla conclusione che sia il Vecchio sia il Nuovo Testamento si oppongono con enfasi alle pratiche omosessuali. In questo aspetto importante, l’omosessualità deve essere vista in modo diverso dagli altri movimenti di liberazione.
Il dibattito attuale ha delle conseguenze che superano di gran lunga il problema specifico. In gioco non c’è solo l’approvazione o il rifiuto di un gruppo di minoranza; ancora più importante è la questione se i cristiani possono accettare uno stile di comportamento che la Bibbia dichiara inaccettabile. Per molte persone, l’accettazione degli omosessuali equivale al rifiuto dell’autorità biblica e apre le porte a una scelta arbitraria e all’eliminazione delle norme bibliche. Sicuramente, questa licenza deve sembrare una radicale deviazione rispetto alle confessioni di molte Chiese in cui le Sacre Scritture vengono dichiarate essere “non un testimone tra altri, ma il testimone senza eguali”.
La Chiesa può rispettare il testimone autorevole della Bibbia e accettare anche gli omosessuali? C’è una metodologia per mezzo della quale il Dio della comunità biblica può essere inteso come se avesse modificato la sua posizione etica su un argomento così importante? C’è una teoria e può essere illustrata attraverso un’analogia costruita sulle tre chiese di provincia. L’indistruttibile chiesa in mattoni può rappresentare una visione teologica conosciuta come teismo classico, che si è formata come alleanza di teologia biblica e filosofia greca. La Bibbia ha definito Dio perfetto e Platone e Aristotele affermavano in modo convincente che la perfezione implica immutabilità. Dopo tutto, sostenevano, se qualcosa cambia, deve cambiare in meglio o in peggio.
Se cambia aggiungendo qualcosa a se stessa, come una nuova idea o una nuova esperienza, allora questa conoscenza o consapevolezza in precedenza doveva mancare e, a quel livello, doveva essere stata insufficiente e imperfetta.
Visto che il Dio della Bibbia è perfetto, deve essere completo e incapace di cambiare. La teologia e la filosofia hanno complottato per darci il Motore Immobile, l’Essere Perfetto con cui “non c’è variazione, nessuna ombra di cambiamenti”, Colui che annuncia “Sono il Signore, immutabile.” Suo figlio incarna questa immutabilità: “Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e per sempre.” L’inno preferito della chiesa in mattoni deve essere:
“Grande è la tua lealtà,” O Dio mio Padre.
Non c’è nessuna ombra di cambiamento in te.
Tu non muti, la Tua compassione non viene mai meno;
come sei stato, tu sempre sarai.
Accettando questa visione teistica classica, bisogna mettersi in relazione con un Dio che non cambia mai idea, non modifica mai i suoi giudizi, non permette mai a se stesso di essere commosso dalle esigenze del mondo. Le sue dichiarazioni etiche sono obbligatorie per tutte le persone in ogni luogo e in tutti i tempi. Se l’omosessualità era un abominio ai tempi della Bibbia, è sbagliata ancora oggi e sarà sbagliata fino all’eschaton.
Il secondo modello di chiesa è la struttura costruita con proporzioni asimmetriche. Qui niente rimane costante. Il cambiamento domina. Il concetto che questa struttura simbolizza è quello di un Dio che non è molto fidato o prevedibile.
Egli non ha assoluti, non ha un carattere invariabile, qualità che trascendono gli imprevisti del tempo e del posto. Un Dio dominato dal cambiamento non è disponibile ad aiutarci a risolvere i dilemmi etici.
Per ciascuno Egli cambia continuamente e in tal caso manca di sostanza e stabilità; oppure è determinato da circostanze al di fuori di se stesso, e in tal caso non è in grado di guidare e aiutare gli altri. Un Dio completamente arbitrario e incostante potrebbe ispirare timore e paura, ma non offre alcun modello per formulare un’etica sociale coerente.
Infine, c’è la chiesa eteromorfa con il miscuglio di mattoni e legno. Una struttura così simbolizza sia il cambiamento sia la stabilità, la variazione e la costanza. Applicata a Dio, quest’idea suggerisce che in qualche modo Egli è immutabile e assoluto, mentre sotto altri aspetti è mutevole e relativo. Questa è la posizione della teologia del processo – una visione che ha molto da offrire alla Chiesa nella sua battaglia attuale.
Innanzitutto, consideriamo le qualità immutabili di Dio. Il Suo amore per il creato, la Sua preoccupazione per le persone, la Sua disponibilità verso coloro che lo cercano, la Sua sensibilità verso chi ha sbagliato, il Suo disprezzo per la crudeltà, il Suo desiderio per il meglio, la Sua profonda consapevolezza della nostra condizione, la Sua pazienza nella ricerca del valore – queste sono le caratteristiche assolute e irremovibili di Dio. In noi queste qualità sono relative e variabili, ma Dio non ha questo problema.
In secondo luogo, consideriamo il modo in cui Dio cambia. Tutte le caratteristiche di Dio citate sopra sono relazionali. Mostrano che tipo di Dio è mostrando come si mette in relazione con il suo creato.
La Sua consapevolezza, la Sua preoccupazione e il Suo amore sono assoluti nel senso che sono costantemente presenti e ci vengono continuamente espressi nelle nostre vite quotidiane. Tuttavia, noi siamo creature della temporalità e ci ritroviamo spinti in un mondo del divenire e del cambiamento. “Arrivò una tempesta e una pioggia incredibile e il mondo non era più lo stesso”.
Pertanto, se Dio si mette in modo assoluto in relazione con noi, se è veramente consapevole, preoccupato e amorevole, allora deve tenere in considerazione le variabili della nostra situazione mutevole. L’amore di Dio è assoluto e immutabile, ma il modo particolare in cui questo amore si esprime deve essere relativo al tempo, al luogo e alla persona.
Visto da questo punto di vista del processo, i giudizi etici di Dio sono manifestazioni del suo carattere assoluto. Le tradizioni bibliche sono espressioni di quel carattere e ogni tentativo di ignorarle attenua la serietà di Dio nel mettersi in relazione con il suo popolo. Tuttavia, poiché queste tradizioni sono relazionali e poiché almeno una delle parti coinvolte nel rapporto cambia, ne deriva che le tradizioni devono tenere in considerazione la situazione mutevole.
Supponiamo che un bambino sia stato abbastanza fortunato da avere un padre profondamente consapevole del suo ruolo. Il padre dimostra la sua preoccupazione emanando vari ordini e divieti che vietano al bambino di rimanere fuori quando fa buio, di provare a guidare la macchina, di giocare con i fiammiferi. Riguardo allo sviluppo di suo figlio, gli ordini del padre sono assoluti e dimostrano il suo interesse.
Tuttavia, vent’anni dopo questi stessi ordini non solo sarebbero irrilevanti, ma anche controproducenti. Invece di manifestare e aumentare l’amore del padre, mostrerebbero una possessività e una insensibilità che sarebbero in completa contraddizione con le intenzioni del genitore.
Analogamente, le tradizioni bibliche dovrebbero essere percepite all’interno del contesto della bipolarità di Dio. Esse esprimono l’assolutezza del suo amore, relativo a quella comunità.
Visto che le condizioni e le persone cambiano, possono cambiare le tradizioni particolari ma l’amore di Dio non cambia mai. Ciò non è una difesa del relativismo culturale o del soggettivismo personale in campo etico. Ogni cambiamento deve essere definito attraverso l’assolutezza delle qualità immutabili di Dio.
Dal punto di vista della teologia del processo, il problema dell’omosessualità può suggerire una nuova interpretazione. Non c’è bisogno di suggerire che le Scritture siano perennemente contrarie a questa forma di sessualità umana. Al contrario, la Chiesa può affermare la validità di questi divieti manifestando la preoccupazione assoluta di Dio per le comunità ebraiche e cristiane nascenti, e quindi sollevare la questione riguardo il loro valore per la società contemporanea.
Data la situazione demografica delle antiche comunità, la preoccupazione di Dio potrebbe essere stata espressa bene attraverso la sua insistenza che la sessualità sia sempre aperta alla possibilità della riproduzione.
Pertanto, l’omosessualità sarebbe sbagliata. Tuttavia, la situazione è cambiata e questa stessa insistenza adesso potrebbe non essere vantaggiosa o favorevole. Riguardo l’obiettivo e l’atteggiamento della Chiesa del XX secolo, la questione è se il riconoscimento e l’accettazione degli omosessuali è in armonia con l’amore immutabile di Dio per i suoi figli.
Il ragionamento ritrae Dio come un essere appassionatamente impegnato nel suo mondo in continua evoluzione. La sua natura è tale che Egli incoraggia costantemente la realizzazione del meglio che può svilupparsi in ogni rapporto. Questo desiderio, come quello del padre con il figlio che sta maturando, si manifesta nel suo amore costante e nei suoi ordini morali relativi commisurati a quell’amore.
Il ragionamento insiste che devono esserci almeno tre elementi in ogni esperienza significativa. Deve esserci un ideale o un obiettivo da raggiungere. Devono esserci degli elementi di novità, di coraggio e di originalità, cosicché le nostre esperienze non siano noiose e anestetizzanti. E deve esserci abbastanza controllo e ordine, in modo che le nostre avventure non si concludano in una sensazione di caos e disgregazione.
Questi elementi sono importanti per la decisione che al momento stanno affrontando le Chiese. L’inclusione degli omosessuali può essere integrata con l’idea significativa della sessualità umana, che è un’eredità del nostro precedente condizionamento, in un modo tale da dare origine a una crescita creativa ed emozionante?
Certamente il modello del processo non offre una risposta facile al problema dell’omosessualità, ma fornisce una concezione di Dio in cui possono essere fatte alcune affermazioni positive.
L’autorità biblica può essere riconosciuta e presa sul serio e la possibilità di riconoscere gli omosessuali può rimanere un’opzione fattibile, nonostante la decisione che la Chiesa ha preso in passato o prende nel presente. Inoltre, questa interpretazione offre alla Chiesa un’opportunità per realizzare che, come noi, Dio lavora sodo cercando di trasformare questo conflitto in un’esperienza creativa e liberatoria per tutto il suo popolo.
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* Il Dr. Adell è il Presidente del dipartimento di filosofia presso l’Università Millikin a Decatur, nell’Illinois. Questo articolo è apparso sul Christian Century il 17 gennaio 1979, pag. 46. Questo materiale è stato preparato per Religion Online da Ted & Winnie Brock.
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Testo originale: Process Thought and the Liberation of Homosexuals