Dio è morto oggi? L’abbiamo ucciso o forse no!
Riflessioni di Brian G. Murphy* pubblicate su Queer Theology.com (Stati Uniti), liberamente tradotte da Innocenzo Pontillo
Undici anni fa ho scritto un articolo che iniziava con una citazione di Friedrich Nietzsche: “Dio è morto! Dio resta morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Ho continuato dicendo: “Passo almeno due giorni su sette a credere che Dio non esista. Che siamo una collezione profondamente sorprendente di molecole, cellule, fibre e impulsi elettrici e che alla fine di tutto torneremo polvere”.
Al giorno d’oggi, la mia “fede” in Dio è più simile al gatto di Schrödinger: è vivo e morto allo stesso tempo (ne parleremo più avanti).
Il Sabato Santo (prima della Pasqua) è una festività cristiana di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, finché non ho iniziato a frequentare, dopo la laurea., una chiesa progressista a New York.
Il sabato santo è il giorno tra la crocifissione e la resurrezione. Quel primo sabato, in cui i primi seguaci di Gesù (che non ancora non erano indicati come “cristiani”), erano spaventati e dispersi.
Credevano che il loro capo fosse morto.
Duemila anni dopo, possiamo guardare indietro sino a quel momento e vedere la fine della storia, sapendo ciò che non era ancora evidente il giorno dopo la crocifissione di Gesu, ovvero che la morte non avrebbe avuto l’ultima parola.
Dopo 2000 anni di distanza e con una teologia più sviluppata, che ci dice che Gesù è il nostro Dio incarnato, possiamo guardare indietro e vedere in quel primo sabato che, per i discepoli di allora, Dio era morto. Dio giaceva in una tomba.
I discepoli e gli altri seguaci di Gesù in quel giorno erano probabilmente spaventati e dispersi. La Bibbia non offre molte informazioni su cosa accadde quel giorno. Luca 23:55 afferma:
“Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento”
Ecco fatto: il riposo.
Probabilmente erano in lutto. Forse incontrandosi discutevano, sognavano e speravano. Forse si sentivano intorpiditi, sconfitti, deliranti, arrabbiati, abbandonati.
Questa sensazione è qualcosa che i cristiani queer conoscono profondamente. Che sia solo per un momento o per anni o decenni, quasi tutti noi abbiamo sentito il pavimento cedere sotto di noi e l’oscurità stringersi intorno a noi.
Come dopo che abbiamo detto ad alta voce ad una persona cara, per la prima volta, “sono trans” o “sono gay” o “sono lesbica” e siamo rimasti in attesa della sua reazione e della sua riposta. A volte, viviamo quello spazio intermedio dell’attesa per molto tempo.
Come Gesù, abbiamo marciato verso Gerusalemme, consapevoli del rischio, ma pieni di speranza. Siamo usciti allo scoperto. Abbiamo indossato vestiti nuovi e siamo usciti in pubblico per la prima volta. Abbiamo lasciato la nostra chiesa perché è contro le persone LGBTQ. Abbiamo finalmente stabilito un nuovo confine per allontanarci da un membro (omofobico) della nostra famiglia.
E poi è successo di peggio. Come Gesù si è trovato accusato, torturato e giustiziato anche noi ci siamo trovati in difficoltà.
Forse ci siamo trovati in difficoltá perché i tuoi genitori ti hanno detto che erano delusi da te. Forse il tuo patner ti ha urlato contro o ti ha rimproverato. Oppure per he cerchi un lavoro che non arriva e tu ti ritrovi a dormire sul divano di un amico.
Come quei primi discepoli, vogliamo credere nell’annuncio che il Regno di Dio sulla terra, come in cielo, è possibile. Che il coming out vale la pena. Che la comunità LGBTQ è bella, forte e inclusiva. Ma non sempre riusciamo a vedere queste cose. A volte, sembra che la morte e la disperazione stiano vincendo.
Ma in quel punto esatto, in quel momento di totale disperazione e di mancanza di speranza è nato il cristianesimo.
Ecco perché amo il Sabato Santo: perché non cancella le parti difficili, non salta l’attesa. Perché a volte, non sappiamo proprio come andrà a finire. A volte tutto sembra assolutamente senza speranza.
Questo è reale. Questo è umano. Questo è sacro.
Forse ti trovi proprio ora in quel momento caotico, in quel sabato buio in cui la realtà della crocifissione inizia a farsi sentire ed anche la schiacciante realtà del “Che diavolo farò adesso?!” inizia a gravare su di te. Innumerevoli cristiani in tutto il mondo si sono trovati esattamente in quel punto.
Il giorno dopo la morte di Gesù, i suoi seguaci avrebbero potuto dire basta. Avrebbero potuto tornare alle loro città e ai loro mestieri. Avrebbero potuto attribuire quegli ultimi anni passati a seguire il rabbi alla loro ingenuità giovanile. Avrebbero potuto lasciarsi tutto alle spalle e andare avanti.
Ma non lo fecero.
Rimasero lì. Si riunirono. Aspettarono. E il giorno dopo, udirono un messaggio portato da alcune donne che il Cristo era risorto . La Pasqua divenne un momento di gloria, ma direi che fu la loro decisione di restare in attesa in quel giorno buio a rendere tutto ciò possibile.
Il che mi riporta al gatto di Schrödinger.
Dieci anni fa, passavo almeno 2 giorni a settimana a pensare che “forse Dio non esiste”. Oggigiorno, sono più simili a 7 giorni la settimana. Ma, passo quegli stessi 7 giorni credendo nel profondo del mio essere che Dio è assolutamente vivo. Ogni giorno trovo una nuova e più profonda connessione con il divino.
Non so cosa sia successo la domenica di Pasqua e sono sicuro che Padre Shay e io abbiamo idee diverse a riguardo (ne sentirete parlare presto), ma so che è successo QUALCOSA. Che aspettare attraverso la fatica e la morte del sabato ne è valsa la pena, perché è successo QUALCOSA quella domenica che ha cambiato il corso della storia umana.
Non credo che Dio sia “là fuori”, nello spazio o in qualche altra dimensione, o sia su un trono celeste da cui ci guarda dall’alto e ci osserva, che sia una persona o una entità cosciente distinta, ma io incontro Dio ogni singolo giorno. Vedo Dio muoversi nelle storie raccolte su questo sito.
Trovo lo spirito santo sulla pista da ballo. Sento Dio scorrere tra me e il mio partner mentre ci teniamo stretti e ci addormentiamo. Sento Dio nella musica. Vedo l’opera di Dio nelle vite dei miei amici e dei familiari che sono guariti dalle dipendenze affidandosi a un potere superiore.
«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». (Luca 17:20-21)
La Quaresima inizia con il Mercoledì delle Ceneri che ci ricorda che siamo polvere e polvere torneremo; termina con la Domenica di Pasqua che ci ricorda che la morte non ha una risposta definitiva. Siamo vivi e morti allo stesso tempo.
Non so cosa mi riserva il domani, ma so questo: sono così felice di essere rannicchiato nella mia stanza, al piano superiore con voi in questo momento, certo a volte siamo spaventati ma ci sosteneniamo a vicenda. E non vedo l’ora di esplodere domani, pieno di speranza inarrestabile perche l’amore vince e persino l’impero più potente del mondo non può sconfiggerci.
Riposatevi adesso, domani abbiamo un mondo da cambiare.
*Brian G. Murphy è co-fondatore del sito queertheology.com di risorse per cristiani queer ed è accompagnatore spirituale negli Stati Uniti.