Dio mi ha creato per essere un uomo transgender
Testimonianza di Taj M. Mith pubblicata sul sito Sojourners (Stati Uniti) il 23 giugno 2023, liberamente tradotta da Marcella
La parola è un atto potente. La troviamo all’inizio della Bibbia, quando Dio crea il cosmo. La parola rende possibile la vita, dichiara e attribuisce, raggruppa e separa. In molti casi un enunciato è una dichiarazione di verità, personale o universale.
La parola è una porta aperta a nuove esperienze; in altri termini, la parola o linguaggio, fa e disfa il mondo come noi lo conosciamo. Quando parlo di me, dico la verità su quello che sono.
Così, in un periodo storico caratterizzato dalla divulgazione del linguaggio antitransessuale, particolarmente da parte della Cristianità, sento la responsabilità di dire qualcosa – qualsiasi cosa – per risollevare l’animo di chi s’identifica nel genere transessuale e cristiano. La verità che voglio dire è questa: Dio mi ha fatto per essere transessuale.
Non mi sono sentito sempre così: per molto tempo mi è sembrato di essere un errore ambulante. La verità è che il mio concepimento è stato casuale. La verità è che la mia nascita ed i miei primi anni sono stati un carico pesante.
La mia vita non è stata facile: per un uomo di colore come me, crescere e vivere a Vacaville, in California, ed è un’esperienza che non augurerei a nessuno, ma proprio le difficoltà mi hanno dato la forza di stare in piedi da solo, di aggrapparmi saldamente alla mia fede e di amare la mia comunità. Fin da ragazzo ho imparato ad essere fermamente me stesso per non essere travolto dalle tendenze del momento.
In Vacaville, i tratti salienti degli anni 90 ed inizi del 2000 sono stati il fondamentalismo biblico e l’ascesa di megachiese. La religione è sempre stata un argomento di mio interesse e qualcosa del cristianesimo mi ha sempre parlato al cuore . Ricordo la prima volta che entrai in una chiesa : mi sentii a casa e il mio spirito esultò di gioia. Io e mio fratello non abbiamo ricevuto un’educazione religiosa ; mia madre ci lasciò liberi di scegliere il nostro percorso spirituale e il mio conduceva alla chiesa tutte le domeniche, con chiunque avesse potuto accompagnarmi.
Per un certo periodo feci di una chiesa missionaria battista la mia casa. Là accettai Gesù Cristo come mio Signore e Salvatore. Dovetti lasciare solo perché la chiesa era in periferia, difficile da raggiungere per un bambino che non poteva servirsi dei mezzi pubblici. Più tardi, quando potei viaggiare solo, mi unii con degli amici ad un gruppo giovanile di un chiesa in espansione.
Era là che andavano i ragazzi “fighi”, quelli che suonavano la chitarra nei gruppi musicali di preghiera e montavano skateboards nelle aree di parcheggio prima di riprendere le lezioni serali. Desideravo stare con loro, ma non le feci. Le domande che mi ponevo erano troppo tabù ed ero troppo curioso per accettare “Offrilo a Dio” come risposta.
Col tempo, divenne infatti evidente che ero troppo diverso per restare . Avrei dovuto rinnegare me stesso o andarmene e me ne andai. Se Dio sapeva quello che io ero prima ancora che nascessi e tuttavia si aspettava che io negassi quella verità, era un Dio crudele. Dissi a me stesso:” Se questo è Dio, non ne voglio più sapere”, anche se desideravo con tutto il cuore il contrario.
Nella mia camera, nel silenzio della notte sentivo l’urlo che mi saliva dall’anima in cerca del caldo abbraccio di Dio, così come lo sentivo quando ero bambino. Desideravo ardentemente il Suo amore. Avevo bisogno di quell’amore.
Di fatto, quell’amore non mi lasciò mai, ma negli anni della mia adolescenza fui portato a credere che la mia transessualità fosse intrinsecamente peccaminosa, così come era stato detto ai miei antenati per il colore della nostra pelle. Riuscii a buttarmi alle spalle questi pensieri , che la mia personalità rigettò ed oppose. Volli essere il sassolino nelle loro scarpe e mi trasformai in un anticonformista irremovibile, incurante di ciò che gli altri pensavano. Per essere onesti, l’irremovibilità era solo una facciata: in fondo, ero talmente interessato alle opinioni degli altri, che chiusi la porta a tutto e a tutti per la paura di essere ferito.
Sono tornato a Dio nel 2008, quando, con l’aiuto di amici e mentori che mi hanno incoraggiato ed aiutato, ho incominciato a riflettere e ad approfondire dubbi e domande che ancora mi ponevo su genere e sessualità. Quei dubbi mi hanno portato alla scoperta di un amore così grande che mai avrei potuto immaginare.
Dio è troppo grande per essere contenuto nel linguaggio umano, nei generi binari o nell’esperienza di un singola persona. Anche se prendessimo la somma delle esperienze di tutti e rivestissimo il cosmo con tutte le verità dell’esistenza umana dall’inizio ad oggi, riveleremmo solo una piccola parte di Dio. Lui è tutto: passato, presente e futuro. Lui sapeva chi ero fin dall’inizio e ha sostenuto il mio ritorno alla fede quando sono rientrato in me stesso. Dio mi ha creato per essere un uomo transessuale. Io sono in quella “e” tra la distinzione dichiarata in Genesi 1: Dio li creò maschio e femmina (v.27).
Le persone dotate di un solo genere non possono vedere il mondo come lo vedo io. Io mi rendo conto di quanto un linguaggio ambiguo in politica possa avere ripercussioni su intere popolazioni; vedo come alcune leggi vengano utilizzate per escludere persone in nome della “sicurezza pubblica”; mi rendo conto di quanto la scelta delle parole possa perpetuare o fermare pregiudizi.
Questa esistenza mi dà la forza, assieme ai miei fratelli e sorelle di genere espansivo, di usare con coraggio le parole per aprire la strada all’avvento del Regno di Dio su questa terra. Le persone come me esistono per contribuire al completamento del quadro in continua evoluzione dell’umanità. Noi siamo sempre esistiti e continueremo ad esistere nel corso della storia umana. Questa nostra esistenza è un dono.
Testo originale: God created me to be a transgender man