‘Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro’ (At 10,28)
Sermone della Pastora valdese Dorothee Mack, pronunciato al culto evangelico per le vittime dell’omofobia della Chiesa Valdese di Milano, 15 maggio 2011
Cari fratelli e care sorelle, per i momenti di preghiera e per i culti in occasione della giornata contro l’omofobia è stato scelto, a livello nazionale, un versetto del libro degli Atti che afferma: ‘Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato’ (Atti 10,28).
Forse ci si potrebbe fermare a parlare del messaggio di questo versetto.
Si potrebbe affermare – e lo facciamo – che nessun essere umano è impuro, e quindi evidentemente neanche le persone omosessuali sono impure, cioè non degne di una piena comunione con Dio e con gli uomini e le donne credenti.
Si potrebbe parlare della dignità degli omosessuali, del loro diritto di essere considerati figli e figlie di Dio proprio come gli eterosessuali, e della necessità di impegnarsi affinché vengano superati tutti i tipi di discriminazione, comprese le violenze verbali e fisiche che provocano sofferenza, disagio e talvolta anche atti disperati come il suicidio.
Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato. Penso, però, che sia molto interessante conoscere il contesto di questa affermazione forte e già chiara di per sé.
Penso che il tentativo di lasciarci coinvolgere nel cammino che ha portato l’apostolo Pietro a fare una dichiarazione come questa, possa darci delle informazioni e delle indicazioni importanti sul tema dell’inclusività della fede cristiana, e sul dovere delle nostre comunità di essere inclusive… come è inclusivo Dio stesso!
Ascoltiamo, dunque, dal libro degli Atti, una delle storie di conversione che raccontano l’aprirsi delle prime comunità cristiane, tutte ebraico-cristiane, al mondo dei cosiddetti pagani.
Ecco la storia della conversione di Cornelio così come è contenuta nel decimo capitolo del libro degli Atti. Leggiamo fino al versetto 29:
“Vi era in Cesarea un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta «Italica». Quest’uomo era pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia, faceva molte elemosine al popolo e pregava Dio assiduamente.
Egli vide chiaramente in visione, verso l’ora nona del giorno, un angelo di Dio che entrò da lui e gli disse: «Cornelio!» Egli, guardandolo fisso e preso da spavento, rispose: «Che c’è, Signore?»
E l’angelo gli disse: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, come una ricordanza, davanti a Dio. E ora manda degli uomini a Ioppe, e fa’ venire un certo Simone, detto anche Pietro. Egli è ospite di un tal Simone, conciatore di pelli, la cui casa è vicino al mare».
Appena l’angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi domestici, e un pio soldato fra i suoi attendenti e, dopo aver raccontato loro ogni cosa, li mandò a Ioppe.
Il giorno seguente, mentre quelli erano in viaggio e si avvicinavano alla città, Pietro salì sulla terrazza, verso l’ora sesta, per pregare. Ebbe però fame e desiderava prender cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.
Vide il cielo aperto, e scenderne un oggetto simile a una gran tovaglia, che, tenuta per i quattro angoli, veniva calata a terra. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. E una voce gli disse: «Àlzati, Pietro; ammazza e mangia».
Ma Pietro rispose: «No assolutamente, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di impuro e di contaminato». E la voce parlò una seconda volta: «Le cose che Dio ha purificate, non farle tu impure». Questo avvenne per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu ritirato in cielo.
Mentre Pietro, dentro di sé, si domandava che cosa significasse la visione, ecco gli uomini mandati da Cornelio, i quali, avendo domandato della casa di Simone, si fermarono alla porta. Avendo chiamato, chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiasse lì.
Mentre Pietro stava ripensando alla visione, lo Spirito gli disse: «Ecco tre uomini che ti cercano. Àlzati dunque, scendi e va’ con loro, senza fartene scrupolo, perché li ho mandati io». Pietro, sceso verso quegli uomini, disse loro: «Eccomi, sono io quello che cercate; qual è il motivo per cui siete qui?»
Essi risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, del quale rende buona testimonianza tutto il popolo dei Giudei, è stato divinamente avvertito da un santo angelo, di farti chiamare in casa sua e di ascoltare quello che avrai da dirgli».
Pietro allora li fece entrare e li ospitò. Il giorno seguente andò con loro; e alcuni fratelli di Ioppe l’accompagnarono. L’indomani arrivarono a Cesarea. Cornelio li stava aspettando e aveva chiamato i suoi parenti e i suoi amici intimi. Mentre Pietro entrava, Cornelio, andandogli incontro, si gettò ai suoi piedi per adorarlo.
Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati, anch’io sono uomo!» Conversando con lui, entrò e, trovate molte persone lì riunite, disse loro: «Voi sapete come non sia lecito a un giudeo di aver relazioni con uno straniero o di entrar in casa sua; ma Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato. Perciò, essendo stato chiamato, sono venuto senza fare obiezioni”.
Da un punto di vista storico sappiamo che la decisione di aprirsi ai pagani – i cosiddetti “timorati di Dio”, cioè credenti, simpatizzanti della fede nel Dio d’Israele, come era Cornelio – fu una svolta decisiva per la chiesa cristiana. Raccontando la conversione di questi “pagani”, si racconta in realtà la conversione dei cristiani, della chiesa stessa!
I primi cristiani si sono convertiti ed hanno aperto le loro comunità a tutti coloro che credevano nel Dio di Abramo e di Sara, di Isacco e Giacobbe, e che cercavano di vivere secondo la sua volontà, rivelata in Gesù Cristo, anche se non appartenevano al popolo d’Israele.
Nel nostro racconto abbiamo, dunque, a che fare più con la conversione di Pietro che con quella di Cornelio! Pietro si converte, Pietro viene convertito dallo spirito di Dio, e cambia atteggiamento in modo totale nei confronti di persone che dovevano essere evitate da chi prendeva sul serio la fede in Dio, da chi cercava di non infrangere le regole date dalla Sacra Scrittura.
Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato. Ecco il motivo della conversione di Pietro! Dio stesso gli ha chiesto di infrangere delle regole che da secoli avevano dato sicurezza. Vi era il cibo puro e quello impuro. Vi erano ambienti puri e impuri. Vi erano persone pure e quelle impure. Tutto chiaro.
Invece no! Dio stesso infrange questa regola e fa capire che nessun uomo deve essere ritenuto impuro! All’inizio della storia, al momento della visione della tovaglia colma di animali impuri, Pietro non comprende ancora il messaggio che gli viene dato. È lo spirito di Dio che lo spinge ad accogliere i tre uomini mandati da parte di Cornelio. Pietro ospita tre romani e compie il primo gesto proibito a un ebreo.
Poi va con questi uomini a Cesarea ed entra in casa di Cornelio, compiendo un altro gesto vietato! Perché lo fa? Perché ha capito, come dirà durante il suo sermone a casa di Cornelio, cosa vuol dire che Gesù Cristo “è il Signore di tutti”!
Pietro, entrando in casa di Cornelio, dove infine avverrà il battesimo del centurione e dei suoi amici, compie un atto che non si può appoggiare su nessun testo biblico concreto e che non è neanche sostenuto dalla tradizione.
Questo atto, infatti, nasce soltanto dalla consapevolezza che “Gesù Cristo è il Signore di tutti”, e perciò la comunità cristiana non può essere una comunità esclusiva, ma, per corrispondere davvero alla Signoria di Cristo, deve essere inclusiva, è inclusiva!
Sappiamo, studiando la storia del cristianesimo primitivo, che la decisione di aprirsi al mondo dei “pagani” è avvenuta alla fine di un processo durato almeno due decenni. Forse a noi sembra strano che non sia stato ovvio fin da subito percorrere questa via dell’apertura.
Se adesso, però, facciamo il salto nell’attualità, penso che siamo costretti ad ammettere che, ad esempio, anche le nostre chiese hanno fatto un percorso lungo per arrivare alla piena accoglienza dei fratelli e delle sorelle omosessuali, e per arrivare, qui a Milano a fine giugno, alla prima benedizione di una coppia dello stesso sesso.
Io sono arrivata qui quasi sei anni fa. E non esisteva ancora il gruppo Varco. Vi erano naturalmente alcuni fratelli gay ed alcune sorelle lesbiche.
Ma la questione “fede e omosessualità”, “credenti e omosessuali”, aveva poca visibilità. Si accoglievano, in modo più o meno consapevole, le persone, ma si preferiva non affrontare il tema.
Grazie al gruppo Varco, nato cinque anni fa sotto la guida della pastora Anne Zell, abbiamo cominciato a confrontarci veramente.
Grazie al continuo stimolo di persone credenti omosessuali che si rifiutavano di essere ancora messe, anche proprio all’interno delle chiese cristiane, nell’angolo di quelli che per il loro “stile di vita” dovevano essere esclusi dalla piena comunione, e grazie alle richieste dei membri del gruppo Varco, abbiamo finalmente affrontato in questi ultimi anni la discussione sui testi biblici che sembrano condannare l’omosessualità, ed anche la questione della benedizione, che sembrava un’esclusiva delle coppie formate da un uomo ed una donna.
Ciò che è successo nel racconto dell’accoglienza di Cornelio nella comunità cristiana e della conversione di Pietro, non è avvenuto anche proprio nella nostra chiesa?
In un lungo percorso, iniziato da credenti omosessuali, è stata affrontata e superata quella che sembrava una delle regole della fede cristiana: che la fede in Gesù Cristo escludesse la possibilità di vivere la propria condizione omosessuale.
È stato importante studiare i testi biblici che sembrano condannare l’omosessualità, e scoprire da un lato, grazie alla lettura storico-critica, che spesso questi versetti non parlano affatto dell’omosessualità come viene definita e vissuta oggi, cioè come una relazione d’amore tra due persone dello stesso sesso.
Dall’altro lato è stato anche importante capire che, pure per la questione di “fede e omossessualità”, non bastava fermarsi alle affermazioni bibliche che riportavano certe regole di comportamento sessuale, ma che era necessario mettere al centro Gesù Cristo, Colui che è il Signore di tutti, come ricorda Pietro nel nostro racconto.
Quello stesso Gesù che ha espresso in un modo inequivocabile, con la sua vita, con le sue parole e le sue azioni, che il comandamento più importante è quello di “amare Dio e di amare il prossimo”… e che, dunque, nessuna relazione d’amore, vissuta in reciprocità e con responsabilità, può essere una relazione non voluta da Dio.
Ci vogliono, dunque, i “Pietri” che colgono il momento giusto della conversione e che si impegnano accanto e per gli esclusi, affinché proprio la loro esclusione venga superata.
Pietro, infatti, dopo essere stato a casa di Cornelio, andrà a Gerusalemme per difendere e ribadire la necessità dell’inclusione dei pagani nelle chiese cristiane.
Ci vogliono i “Corneli”, per essere una chiesa che non si ferma a ripetere, in modo automatico, le tradizioni e le regole una volta stabilite. E ci vuole lo Spirito Santo che soffia!
Nella nostra chiesa ci sono volute le donne convinte che fosse biblicamente giusto un loro accesso al pastorato, per realizzare la prima consacrazione di una donna pastora in Italia nel 1967.
Ci sono voluti fratelli e sorelle omosessuali convinti della propria integrità davanti a Dio, per capire che è la volontà di Dio che davvero nessun uomo deve essere ritenuto impuro e cioè escluso dalla piena comunione.
Che Dio soffi con il suo spirito, affinché sparisca ogni tipo di discriminazione, affinché l’amore vinca ogni tipo di fobia e di paura, per essere una comunità ed una società inclusiva… come Gesù Cristo!
Amen