Dio non è morto. Perché le chiese inclusive riempiono i banchi e noi no!
Articolo di Lucy Broadbent e Ruth Gledhill tratto dal The Times (Inghilterra) del 26 gennaio 2010, liberamente tradotto da Lorena
Non è che sia particolarmente pia. Credetemi, questo Natale ho pregato sostanzialmente per ricevere cashmere.
Come dice la vecchia battuta inglese: “Sono religiosa? No, sono la Chiesa d’Inghilterra”, ma devo confessare una cosa: vado in chiesa, e non solo a Natale. Vado sempre. A volte anche nei giorni feriali.
Sono consapevole che una tale ammissione è come confessare di essere un “trainspotter” in questi giorni, pero in realtà, non devo sopportare i corridoi desolati e i banchi vuoti ai quali molti di voi vi siete abituati in Gran Bretagna – dove la cosa migliore che si può sperare in una domenica è un soffio leggero d’incenso e tre anziane signore e un senzatetto cantando inni lacrimosi.
Secondo un rapporto che sarà pubblicato domani (ndr 27 gennaio 2010), c’è un forte declino nella fede religiosa in Gran Bretagna. La metà della popolazione oggi ritiene di essere cristiana, in calo dai due terzi del 1983.
Allo stesso tempo, la parte che confessa di non appartenere a “nessuna religione” è passata da poco meno di un terzo a più di quattro su dieci.
Se gli ebrei e i musulmani sono inclusi, i non cristiani rappresentano oggi il sette per cento della popolazione, rispetto al due per cento di 25 anni fa.
Odio vantarmi, ma nella chiesa anglicana alla quale assiste la mia famiglia a Los Angeles, devi arrivare presto se vuoi trovare posto a sedere. Un po’ come essere a una partita di calcio quando la tua squadra ha appena vinto, soltanto i numeri ti lasciano con brio e una canzone nelle labbra.
La Chiesa di St James, che si trova all’incrocio di un ricco quartiere borghese e molte comunità povere di Los Angeles, è una chiesa episcopale, che è l’equivalente americano alla Chiesa d’Inghilterra, ma a differenza dei suoi cugini inglesi è affollata perche è riuscita a creare una comunità en una città grande ed estesa.
C’è un club che si riunisce per la cena tutti i mercoledì sera, istituito con l’intenzione di dare alle mamme una notte libera e, alle famiglie, l’opportunità per fare amicizia. Ci sono anche una scuola elementare, una scuola materna e un asilo nido per le famiglie che lavorano.
Ci sono anche la lezione di aerobica, sempre molto popolare; le riunioni dei boy scouts, mio figlio non ne manca una; e una mensa per i senzatetto. A volte se stai cercando di tirare su una famiglia, è difficile tenerti lontano del posto.
Quando mi sono trasferita a Los Angeles, una decina di anni fa, la religione era una cosa secondaria nella mia vita. Salvo che non ci fosse turbolenza sull’aereo, l’indifferenza era all’ordine del giorno.
Avevo qualche ricordo d’infanzia del catechismo la domenica seduta in una panchina dell’oratorio con la Bibbia per bambini, ma la religione era scivolata in disuso e si era riempita di ragnatele negli anni dell’adolescenza.
Spiritualità? Beh, ho ascoltato musica reggae alle feste. Se fosse rimasta in Gran Bretagna, probabilmente sarei diventata un’altra cristiana perduta.
La combinazione di avere bambini ed essermi trasferita negli Stati Uniti cambiò tutto. Questo portò a trovare una scuola per i miei ragazzi che si trovava per caso accanto a una chiesa Episcopale, il che significava che c’erano tutti i servizi di una scuola religiosa, e cure per il benessere spirituale di un bambino, non solo il risultato accademico, qualcosa che conoscevamo nella nostra infanzia.
Gli inni erano gli stessi, anche se le melodie erano diverse, e le parole del servizio erano come le ricordavo quando ero piccola in un paesino dell’Hertfordshire più di 40 anni fa.
Mentre le chiese in Inghilterra hanno, per la maggior parte, modernizzato i loro servizi nel tentativo di attrarre grandi folle – alcuni di essi sono divenuti penosamente evangelici e cantano applaudendo felici – la Chiesa Episcopale negli Stati Uniti, utilizza ancora le vecchie, liturgie tradizionali, quelle che ricordo nostalgicamente.
Sono stati questi ornamenti superficiali che ci hanno attratto inizialmente. Mio marito, che lavora come compositore, non può resistere a un coro – ma sono stai i valori che abbiamo trovato lì quegli che veramente ci hanno fatto tornare.
Nella nostra chiesa, non è raro vedere i bambini con due mamme o due papà, seduti accanto a coreani, afro-americani, ispanici, così come molte famiglie bianche di classe media. Ci sono persone ricche di Beverly Hills, a gomito a gomito con artisti del centro della città. Persone omosessuali accanto a persone eterosessuali.
E allegra, sociale ed ha in qualche modo una rilevanza per la vita di tutti. Riflette l’accettazione di tutto, il tipo di valore che vorrei che i miei figli avessero. E una comunità. La spiritualità, credo, deriva dal riconoscere che siamo parte di qualcosa di più grande che solo noi stessi.
Mio padre, che vive a Londra e soleva portarmi in chiesa quando ero bambina, non la frequenta più. Lui paragona l’essere seduto in una chiesa vuota con l’essere a cena solo in un ristorante – deprimente.
Quello che la chiesa offre non ha più legami con la sua vita. Invece, frequenta un sito web di network d’imprese per trovare comunità e porta le proprie idee di spiritualità nella sua testa.
Mia madre (ormai separata da mio padre) frequenta ancora la chiesa, ma lei è una delle sette persone che vanno in chiesa regolarmente nel suo paese. Ci sono così poche persone nella congregazione, tutti seduti nel coro.
Ora sono molto imbarazzata per l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, che si assunse il compito di consigliare i vescovi della diocesi di Los Angeles contro l’elezione a vescovo della reverenda canonica Mary D. Glasspool, perché è apertamente gay.
Chiesi al nostro rettore, il reverendo Paul Kowalewski, perché la sua chiesa fosse sempre piena.
La speranza viene dal sud-ovest di Londra
La cronaca di domani non sarà una lettura cupa sul declino della fede in Gran Bretagna. Dall’analisi del professor David Voas, per il Centro Nazionale per la Ricerca Sociale, delle 4.486 interviste nell’indagine del 2008 sugli atteggiamenti sociali britannici, si segnala il numero più basso di persone che frequentano la messa nella Chiesa d’Inghilterra.
La presenza media della domenica nel 2007 è scesa a 978.000 persone rispetto a 1,2 milioni nel 1983.
Voas dice: “La diminuzione dei partecipanti cristiani è in gran parte attribuibile a un allontanamento dalla Chiesa d’Inghilterra.” In ambienti ecclesiali il pensiero più diffuso è che il declino può essere collegato a un allontanamento dall’ortodossia biblica verso congregazioni più liberali.
Le cifre di organizzazioni come Christian Research, sostengono la tesi ampiamente accettata che tutta la crescita è dalla parte evangelica, ma un esame più approfondito delle chiese fiorenti, come la Chiesa di Los Angeles descritta qui da Lucy Broadbent, dimostra che questo non è necessariamente così.
Canon Giles Fraser, cancelliere di St Paul’s, è stato fino a poco tempo fa vicario di St. Mary’s, Putney, dove non c’è quasi spazio sufficiente nella chiesa per tenere i 350 fedeli la domenica, tra cui 100 bambini.
Quello che caratterizza questa chiesa e molte altre nel sud-ovest di Londra, è che sono lontane di essere evangeliche, salvo che non si consideri nel suo senso greco originale e, ironicamente, biblico di essere messaggeri di buone nuove.
Il “vangelo” di Canon Fraser per il successo è stato un libro del pastore Jeffrey John sul modo di fare chiesa bene. Il pastore John è ora decano di St Albans essendo stato forzato a dimettersi dal suo incarico di Vescovo di Reading a causa della sua sessualità.
Il primo vescovo apertamente gay della Comunione anglicana, Gene Robinson, predicò in St Mary’s all’inizio della Conferenza di Lambeth a Canterbury del 2008.
Il movimento Inclusive Church, che si batte per la parità dei gay nella chiesa, iniziò lì con Canon Fraser. E la mozione che alla fine ha visto il Sinodo generale accettare nel 1992 che le donne potessero essere ordinate al sacerdozio partì da una proposta presentata dal concilio parrocchiale della chiesa di St Mary.
La chiesa di St Mary ha una caffetteria in loco, e una scuola molto richiesta, vicino. Appena una dozzina di bambini della congregazione sono ammessi ogni anno – per questo la scuola non si spiega i banchi strapieni, o perché tante famiglie rimangono anche quando i loro figli non passano il processo di ammissione.
Quello che St Mary’s e le altre chiese locali molto attive provano è che è possibile essere accettato come chiesa in Inghilterra, e non solo sopravvivendo ma prosperando. Canon Fraser ha detto: “E solo una questione di fare l’essenziale e farlo bene.” É avere cura delle persone, fare buone prediche, assicurandosi di essere organizzati.
Vi è un programma enorme per bambini con i catechisti della domenica addestrati in quello che è chiamato ‘Godly Play’. Molte chiese en questa zona non sono evangeliche ma sono piene.”
Holy Trinity Brompton, in Knightsbridge, sud-ovest di Londra, è piena di migliaia di giovani cristiani ogni domenica ed è la chiesa che iniziò il riuscito Corso Alpha. E un altro esempio di una chiesa in crescita.
Dalla parte opposta dello spettro evangelico di St Mary’s Putney, HTB ha un approccio più convenzionale alla crescita della chiesa, che comprende “piantare” o fondare dozzine di nuove congregazioni a Londra, molte delle quali prosperano e continuano a piantare ancora più chiese.
Fin dagli anni sessanta il credo laico ha predicato che “Dio è morto”, ma a dispetto dei sondaggi come quello di domani, la prova è che la fede in Dio è tutt’altro che morta.
Le chiese e altre religioni hanno continuato a sfidare le profezie della loro morte imminente e, contro le statistiche, i segnali sono che continueranno a farlo. (R.G.)
Testo originale: God’s not dead: How LA fills the pews … and we don’t