Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare (Giovanni 3,14-21)
Riflessioni bibliche di Mauro Leonardi*, prete e scrittore
Gesù guarda nel profondo del cuore di un fariseo che si mostra disponibile ad amarlo. Allora Gesù lo prende per mano. Comincia un cammino che inizia con Mosè e si conclude con Cristo: perché in lui nulla andrà perduto, ma avrà la vita eterna. Un cammino che comincia dalla legge per dire che il senso della legge, in particolare della Legge di Dio, non è condannare, ma rendere felici, fare con Dio. Fare con Gesù. Non bastano le parole, ci vuole la vita tutta.
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Vangelo di Giovanni 3,14-21
“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
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* Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e da allora abita a Roma. Passa molte ore della sua giornata a fare il prete e predilige costruire ponti piuttosto che innalzare muri. Da anni scrive racconti, articoli, saggi e libri che ruotano intorno al rapporto tra l’uomo e Dio. Autore del blog Come Gesù. Abelis (Lindau) è il suo ultimo romanzo. I volontari del Progetto Gionata lo ringraziano per aver voluto condividere con noi queste sue riflessioni sulla Parola.