“Dio non ha paura”. Unioni gay, dopo il Sinodo il dibattito continua
Articolo di Cristina Bianchi pubblicato sul settimanale OGGI n. 44 del 29 ottobre 2014, pp.18-23
Roma, sabato 18 ottobre. Per Andrea, Dario e i loro tre figli è un giorno di festa: il sindaco Marino ha trascritto in Campidoglio le loro nozze celebrate a Toronto, insieme a quelle di altre 15 coppie gay sposate all’estero, sfidando la circolare di Alfano, lo stop del prefetto e le ire della Cei.
«È stato un momento di gioia e commozione. C’era un clima magico. Per la prima volta con i nostri bambini, Artemisia, Jacopo e Cloe, ci siamo sentiti riconosciuti dallo Stato, nella persona del sindaco», racconta a Oggi Andrea Rubera, 49 anni, funzionario di una grande azienda, «legato a Dario da 28 anni d’amore».
Dopo la gioia, un po’ di amarezza. Perché sono una coppia di persone profondamente credenti. Rubera è presidente di Nuova Proposta (associazione di uomini e donne omosessuali cristiani) e le conclusioni del Sinodo straordinario sulla famiglia, poche ore dopo, per loro sono state una doccia fredda: «E pensare che eravamo galvanizzati», racconta Andrea Rubera.
«Fiduciosi nel rinnovamento voluto da Papa Francesco. A metà sinodo, i vescovi si chiedevano: che cosa non abbiamo fatto per accogliere le persone omosessuali?». Ma poi è prevalsa la prudenza.
Nella relazione finale i padri sinodali si sono divisi sui punti “caldi”, il 52 sulla comunione ai divorziati risposati e il 55 sui gay che dice: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia… Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza».
«In poche righe hanno liquidato vite e progetti di milioni di persone», commenta Rubera. «Come se le famiglie omosessuali non esistessero. Ma non siamo fantasmi su Marte. Io ho vissuto tra scout e parrocchia e cura delle ferite che sanguinano»… «Dio non ha paura delle novità!». Come a dire: il cammino continua.
Amori gay. Unioni civili. Figli arcobaleno. Sono giorni di passione. Con svolte fino a ieri impensabili: la cena di Berlusconi e Pascale con Luxuria; vescovi e cardinali che per giorni discutono anche di omosessualità; Renzi, fino a ieri tiepidino, che a Domenica Live rilancia: «Il governo farà una legge per le unioni civili seguendo il modello tedesco. La proposta già pronta comincerà l’esame dal Senato». Quando? Dopo la legge elettorale, a gennaio. Arriverà a destinazione? Per capirlo, ecco le forze in campo.
LE DUE ANIME DELLA CHIESA
All’apertura del sinodo, il 5 ottobre, Papa Francesco chiede a vescovi e cardinali di parlare «con parresìa», cioè con grande franchezza. Dalle discussioni, emergono presto due anime della Chiesa. «Se c’è una relazione omosessuale, fedele per trent’anni, non posso dire che non è niente», spiega il cardinale bavarese Reinhard Marx prima del voto finale di sabato 18 ottobre.
Tra gli “aperturisti”, oltre al tedesco Walter Kasper e all’un gherese Peter Erdo, anche l’austriaco Christoph Schönborn: «A Vienna ho conosciuto due uomini omosessuali che convivono da tempo, hanno fatto un patto civile. E ho visto come si sono aiutati quando uno di loro si è ammalato grave- mente: meraviglioso, umanamente e cristianamente… ».
Il teologo Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, aggiungeva: non equiparare le unioni di due persone dello stesso sesso al matrimonio tra uomo e donna «non significa non riconoscere diritti che vanno riconosciuti. È una questione di civiltà». Le voci di chiusura, però, non sono mancate e le conclusioni finali, come si è visto, ne hanno tenuto conto.
Gerhard Müller, prefetto dell’ex Sant’Uffizio, avvertiva: «La coppia omosessuale non può essere riconosciuta dalla Chiesa»; con lui l’arcivescovo polacco Stanislaw Gadecki, il cardinale sudafricano Wilfrid Napier e l’ultraconservatore statunitense Leo Burke: «Un numero consistente di vescovi non accetta le idee di apertura».
Ora la parola passa di nuovo alle diocesi di tutto il mondo. Il “cantiere” resta aperto fino al Sinodo ordinario di ottobre 2015, e alle successive decisioni di Papa Francesco, che nel discorso finale ha parlato della tentazione di chi vuole «chiudersi dentro la legge e non lasciarsi sorprendere da Dio» ma anche di quella del «buonismo distruttivo».
LA DOTTRINA (PER ORA) NON CAMBIA
L’atteggiamento della Chiesa verso gli omosessuali è mutato? Ne parliamo con il teologo Vito Mancuso, che ha scritto “Io amo, Piccola filosofia dell’amore” (Garzanti).
«No, anzi. A metà sinodo, nella Relatio post disceptationem almeno il linguaggio pareva cambiato. Le persone omosessuali non sembravano più “un problema” ma una risorsa.
Ci si chiedeva: siamo in grado di accoglierle valorizzandone le peculiarità? Poi però le aperture sono sparite. Il punto 55 della Relatio Synodi ribadisce lo status quo, eppure non ha avuto il quorum necessario dei due terzi: tra i contrari potrebbero esserci anche alcuni delusi che speravano nel cambiamento». Cosa aspettarsi da qui all’anno prossimo? «Se la Chiesa resta sulle sue posizioni, il mondo andrà per la sua strada», continua Mancuso.
«Un sondaggio tra i giovani cattolici americani mostra che l’85% è favorevole alle aperture verso le coppie omosessuali. Al sinodo hanno pesato i voti dei cardinali africani e asiatici, che rispecchiano una società diversa da quella occidentale con le sue sfide.
Non solo. I padri non hanno affrontato il nodo della dottrina: l’esercizio della sessualità tra persone omosessuali per il catechismo attuale è “intrinsecamente disordinato”, da condannare. Lo sanciva nel ’68 l’Humanae Vitae di Paolo VI (che domenica 19 è stato beatificato, ndr).
Finché resta questa impostazione, l’accoglienza degli omosessuali nella Chiesa sarà solo parziale». Papa Francesco può rivederla? «Non ora. Se toccasse l’Humanae Vitae, si finirebbe sull’orlo di uno scisma». (…)
INFOBOX
– Nei Vangeli non si parla direttamente di omosessualità. Gesù, secondo le fonti, non prese posizione sul tema;
– Tutti documenti del Sinodo sulla Famiglia, le discussioni e la Relatio Synodi con i voti si trovano sul sito della Santa Sede www.vatican.va;
– In 78 Paesi l’omosessualità è considerata un reato. In 7 di questi i rapporti fra persone dello stesso sesso sono puniti con la pena di morte;
– Le nozze gay sono ammesse in 19 Stati, tra cui Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Regno Unito, Norvegia, Svezia.