Dio non riconosce più i suoi credenti. Il Rapporto 2012 sulle religioni e l’omofobia
Testo tratto dal Rapporto annuale sull’omofobia 2012, curato da SOS Homophobie (Francia), maggio 2012, pp.104-108, liberamente tradotto da Dino
La tematica religiosa ha avuto particolare risalto nelle testimonianze che abbiamo ricevuto quest’anno. Questo aumento in confronto al 2010, è riconducibile a due categorie, la segnalazione di abusi, su Internet o nei media, e la denuncia di atti di omofobia di cui il ricorrente è stato vittima diretta.
Alcune testimonianze rimarcano la recrudescenza di contenuti omofobi in siti Internet e in blog che rivendicano un’appartenenza religiosa, e ci segnalano dei video, dei lavori, degli opuscoli o anche delle petizioni nei quali la violenza fa a gara con l’odio.
Una seconda categoria di testimonianze si riferisce a manifestazioni di omofobia che alcune persone hanno direttamente subito all’interno di istituzioni religiose (seminari o scuole). I testimoni sono sia credenti/praticanti che atei.
L’onnipotente Internet
Internet si rivela essere un formidabile spazio per scaricare l’odio e la paura dell’omosessualità servendosi come pretesto di argomentazioni che si basano sui testi religiosi.
Nel migliore dei casi ci troviamo di fronte alla pietà (si condanna l’omosessualità ma non l’omosessuale, purché egli ritorni sulla retta via o si mantenga nell’astinenza sessuale) o alla condiscendenza; nel peggiore dei casi si tratta invece di incitazioni alla violenza fisica contro gli omosessuali.
Di fronte a questo odio, tra le testimonianze che segnalano i siti religiosi omofobi, torna ad emergere la questione del controllo, dell’autocensura e della regolamentazione da parte dei moderatori dei siti Internet.
Com’è possibile che questo spazio pubblico sembri sfuggire al controllo? I nostri testimoni denunciano la dubbia commistione tra fede e sbandate verso l’omofobia74.
In questo spazio pubblico e virtuale ritornano tutti i banali stereotipi dell’argomentario omofobo che pretendono di trovare legittimità nei riferimenti ai testi sacri. La Rete consente in modo particolare al discorso omofobo di circolare nell’anonimato e in modo onnipresente. Il cyberomofobo crede di vigilare sui comportamenti degli uomini e tenta, col suo discorso moralizzatore, di riportare sulla retta via le pecorelle smarrite.
Grazie ad Internet può esporre il suo discorso al mondo intero e non esita a fare chiare minacce, ricordando ad esempio la sorte riservata a Sodoma e Gomorra. Oltre agli argomenti classici, è possibile trovare anche incitamento all’omicidio dei gay in nome dei testi religiosi75.
Nel delirio del discorso religioso omofobo, si possono trovare, mescolate confusamente tra loro, la rivendicazione ad arrogarsi la capacità di discernere i comportamenti riconducibili al Bene e al Male (dando per scontato che l’omosessualità risulta appartenere integralmente alla categoria del Male, quando addirittura non viene considerata l’incarnazione del diavolo…), la necessità di proteggersi dal proselitismo omosessuale organizzato dalla “onnipotente lobby omosessuale” o ancora la denuncia della svolta gay-friendly di alcune istituzioni: un vescovo (ndt cattolico) spagnolo cita l’Unesco che ha un “piano per far sì che tra una ventina d’anni la metà della popolazione mondiale sia omosessuale”76, altri denunciano il ministero dell’Educazione nazionale (ndt francese) che introduce la teoria di genere nei manuali di Scienze della Vita e della Terra (SVT).
Ritorna in forza anche la definizione di famiglia ideale e il suo corollario: la difesa di una politica familiare basata sulla famiglia tradizionale77 nella quale vengono a scontrarsi sessualità e procreazione. Prima ancora di essere quello dell’omosessualità, il problema è quello della sessualità78. E l’omosessuale, che non può procreare, viene di fatto condannato all’astinenza.
Dal dibattito sulla famiglia e l’omogenitorialità all’invito a proibire il gay pride, i religiosi si organizzano in gruppi di pressione e si immischiano in campi che sono di competenza sociale e politica. Pur se le diverse comunità religiose talvolta fanno fatica a coesistere, l’omofobia rimane un punto di convergenza quando si tratta di mobilitarsi per impedire che il gay pride abbia luogo, come ad esempio è avvenuto nel 2011 a Gerusalemme.
Quest’odio senza limiti nei confronti degli individui condannati e disprezzati a causa della loro omosessualità sembra essere favorito proprio dal fatto che in questo spazio virtuale l’individuo stesso scompare. Dal momento in cui l’omosessualità viene ridefinita come una pratica deviante e condannata da Dio e non più come un modo di essere e come parte integrante della persona, ogni sbandamento è consentito.
Alla scuola di Dio
Le istituzioni religiose di educazione e formazione (seminari o scuole) rappresentano l’origine della maggior parte delle testimonianze che riportano l’omofobia subita di persona. Questi discorsi omofobi vengono pronunciati con la forza e l’autorità dell’istituzione e sono diretti ad un pubblico giovane e completamente indifeso.
Ancora più violente delle parole, la discriminazione e l’esclusione feriscono le persone e le lasciano incapaci di comprendere, dal momento che esse hanno svelato una parte della loro intimità, ad esempio confidando di aver avuto relazioni omosessuali. Così, invece di poter semplicemente essere ascoltati ed accettati secondo la propria natura, ci si può veder rifiutare l’ingresso in un seminario per aver provato un’attrazione sessuale “contro natura”.
Alcuni istituti scolastici banalizzano o giustificano le molestie di cui sono oggetto alcuni loro allievi. Secondo gli ormai ben noti resoconti delle vittime di aggressione sessuale, spetta alla vittima stessa cambiare il proprio comportamento, così da presentarsi in modo tale che non possa succederle niente. Se una persona è vittima, è soltanto perché se lo è proprio cercato.
E’ compito dei pubblici poteri farsi carico di questo problema e condannare le parole e le aggressioni omofobe per affermare che sono i valori della Repubblica a sostenere la nostra società, e non le credenze religiose. Se la Costituzione riconosce a ciascuno il diritto di professare la propria religione, non si può certo negare l’altro col pretesto che la sua sessualità non è compatibile con i precetti religiosi.
E tuttavia, ancora nel 2011, alcuni alti dignitari religiosi veicolano loro stessi l’omofobia. L’attuale situazione non è comunque completamente negativa, sia perché queste dichiarazioni non sempre vengono fatte senza conseguenze, sia perché un certo numero di iniziative individuali o istituzionali consentono di guardare ad un futuro più roseo.
Ebraismo
Il grande rabbino, autorità morale degli ebrei ortodossi di Amsterdam, è stato sospeso dalle sue funzioni dal consiglio della comunità per aver firmato un testo che descrive l’omosessualità come “uno stile di vita inaccettabile” e “una malattia curabile”. Il consiglio della comunità ha replicato precisando “che gli omosessuali sono i benvenuti nella comunità ebraica di Amsterdam”. E altrove, cosa succede?
Islam
In aprile le autorità tedesche hanno espulso l’imam Bilal Philips, promotore della pena di morte per gli omosessuali. Ciò non gli ha impedito di ripetere le sue parole in luglio, in occasione del gay pride di Toronto. Un video di Youtube lo mostra mentre reclama la pena di morte nei Paesi che sottostanno alla charia, per gli atti omosessuali accertati.
Le autorità tedesche hanno ritenuto che le sue parole “siano un incitamento all’odio contro segmenti della popolazione o che invitino alla violenza nei loro confronti”.
Il 2011 è stato caratterizzato dal coming out di due imam mussulmani. Moulana Muhsin Hendricks, imam in Sudafrica, ritiene che sia possibile “essere un buon musulmano pur essendo omosessuale”. Daayiee Abdullah, imam a Washington, ha dichiarato che “essere un buon musulmano significa essere in pace nel proprio cuore e nella propria anima. Si deve raggiungere il punto in cui due poli della propria vita, la fede e la sessualità, si trovano in accordo. E il mio studio personale del Corano mi ha dimostrato che è possibile”.
Cattolicesimo
Nel suo discorso al corpo diplomatico del 9 gennaio 2012, il papa Benedetto XVI ha riconfermato le ben note posizioni della Chiesa cattolica riguardo alla famiglia. Parlando della gioventù, fa presente che “l’educazione necessita di luoghi. E tra questi figura anzitutto la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo con una donna. Non si tratta di una semplice convenzione sociale, bensì della cellula fondamentale di qualsiasi società. Di conseguenza le politiche che attaccano la famiglia minacciano la dignità umana e lo stesso futuro dell’umanità”.
In contrappunto si plaude all’iniziativa della diocesi di Nizza che ha nominato un prete per mettere in atto l’accompagnamento dei cristiani omosessuali. Il testo prevede “un accompagnamento cristiano, individuale o di gruppo, che manifesti alle persone omosessuali che esse hanno il loro posto nella Chiesa e in che modo esse possono vivere le esigenze evangeliche nella loro situazione concreta; a questo proposito viene nominato un prete”.
In mancanza da parte delle istituzioni religiose di una presa di posizione che condanni l’omofobia, la violenza verso gli omosessuali continua ad imperversare, nella vita reale come in Internet. Tuttavia alcuni fedeli e dignitari religiosi che conciliano il loro orientamento sessuale e la loro pratica affermano con decisione il proprio modo di vivere la loro fede.
Evidenziando così la loro diversa posizione riguardo al discorso ufficiale delle istituzioni religiose, essi vogliono affermare di non essere i padroni né delle religioni, né dei discorsi, e ancora meno dei fedeli. Costoro possono, attraverso percorsi personali, mettere in evidenza la dimensione umanista delle religioni e non lasciarsi rinchiudere nell’interpretazione dei testi religiosi che giustifica l’omofobia.
Come suggerisce il Comitato della giornata mondiale contro l’omofobia (IDAHO), sarebbe utile e necessario interpellare i capi religiosi su cosa pensano riguardo all’omofobia invece di incamminarsi sul terreno della teologia, invitandoli a mettersi piuttosto sul terreno dei diritti umani, che riguardano tutti.
Rifiorire in famiglia
Fatima racconta: “Quando ho rivelato a mia sorella la mia omosessualità, lei mi ha detto: Quello che la religione prevede per gente come te è la lapidazione.” Juliette, che vive in Isère, ci interpella con una email: “Ancora una volta mi interrogo sui doveri della moderazione. Cosa deve censurare o sanzionare? Dove si ferma la libertà di espressione? In cosa consiste la moderazione in siti Internet di impostazione religiosa se è lecito denigrare fino a questo punto una categoria di persone?”
Jean-Pascal, un liceale rappresentante della sua classe nella provincia di Rhone-Alpes, dà una testimonianza della situazione esistente nel suo liceo, una scuola privata cattolica, nella quale tre giovani subiscono le angherie degli altri studenti per via della loro omosessualità vera o presunta. Uno di essi in particolare è vittima di vari maltrattamenti: sputi sulla sua sedia, scritte col pennarello sul banco “sporco gay”; scritte sulla lavagna “a Tal dei Tali piace succhiare”, spintoni nei corridoi, blocco dell’accesso agli spogliatoi, cartucce di inchiostro rotte nella cartella, ed altro ancora… La vittima ha timore di parlarne con i suoi genitori “cattolici conservatori”.
Il ragazzo che ci ha segnalato questa realtà è ancor più preoccupato e impotente rispetto all’anno precedente, quando un liceale si sarebbe suicidato perché sottoposto all’omofobia. Non è l’unica testimonianza, tra le tante ricevute, che riguarda questa scuola, che noi abbiamo provveduto ad allertare.
La parola ai cristiani omosessuali del David & Jonathan*
L’omofobia religiosa nel 2011, in Francia e in altri luoghi: drammi ma anche progressi. Le religioni chiamate “del Libro” (cristiana, musulmana, ebraica) costituiscono lo zoccolo duro dell’omofobia perché alcuni uomini e donne si appoggiano su testi scritti secoli fa per giustificare la loro omofobia.
Dato che questi testi sono considerati come testi sacri, divini, essi rinunciano a qualsiasi riflessione personale, a qualsiasi osservazione del vissuto delle persone LGBT. Mentre altre parti della Bibbia sono oggi considerate ormai da tutti obsolete, alcuni passaggi ostili alle relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono il nucleo centrale della loro dottrina omofoba.
Per conciliare fede ed omosessualità, David & Jonathan, movimento omosessuale cristiano (ndt francese), anima dei gruppi di discussione ed organizza eventi rivolti alla spiritualità, da più di quarant’anni in tutta la Francia. David & Jonathan mantiene anche un dialogo esigente con le autorità cristiane.
L’associazione segue costantemente l’attualità del mondo LGBT e riscontra degli aspetti di evoluzione positiva malgrado avvenimenti che mostrano come l’omofobia religiosa si mantenga molto vivace, soprattutto in Africa.
Nel corso dell’anno 2011 l’omofobia è rimasta molto violenta in molti paesi dell’Africa e del Medio Oriente, dalla Nigeria all’Iran, passando per il Senegal… In Uganda, le Chiese evangeliche, supportate da alcune Chiese americane, hanno fortemente sollecitato i media e i pubblici poteri a rendere sempre più difficile la vita a gay e lesbiche.
Si è visto anche il Vaticano convocare un vescovo messicano, accusato di mantenere posizioni troppo aperte nei riguardi delle associazioni LGBT della sua diocesi.
In Francia, Cyril Couderc, educatore in una scuola privata protestante evangelica a Guebwiller, in Alsazia, ha perso il lavoro perché omosessuale. Gli è stato proposto “di prendersi un permesso non retribuito, per il tempo necessario a guarire”!. Fortunatamente la Federazione protestante di Francia ci ha tenuto a dissociarsi da questa faccenda. Da parte sua Cyril Couderc ha ritrovato un impiego a contratto in una chiesa cattolica.
I cristiani di Francia si stanno evolvendo, in generale positivamente, nei confronti delle persone LGBT. Si è tuttavia ancora in ritardo rispetto agli sviluppi positivi e molto visibili che avvengono all’estero. Da un lato la Chiesa di Inghilterra (anglicana) ha iniziato a prendere in considerazione l’eleggibilità a vescovo di preti che vivono in coppia civilmente riconosciuta (gli stessi sono stati accettati dal 2005). Ma è anche vero che questa evoluzione crea delle tensioni con alcune Chiese anglicane sparse per il mondo (in circa 80 Paesi), in particolare in Africa.
Dall’altro lato negli Stati Uniti alcuni cristiani omosessuali non vogliono più che i conservatori parlino in nome della religione. Hanno girato una serie di filmati, The Romeo Files, disponibile in rete, per raccontare una storia d’amore tra due giovani cristiani. Una serie per aiutare i giovani ad accettarsi con più facilità e a restare fedeli a se stessi.
Infine l’ambiente associativo cristiano LGBT si sta mobilitando in Europa, in particolare tramite il Forum europeo dei gruppi LGBT cristiani (ndt a cui aderiscono 44 associazioni di cristiani omosessuali distribuite in 23 Paesi, tra cui l’ltalia, consultabile all’indirizzo www.euroforumlgbtchristisns.eu), di cui David & Jonathan è membro fondatore (ndr per l’Italia aderiscono al Forum europeo dei gruppi LGBT cristiani il gruppo Varco di Milano, Nuova Proposta di Roma e il Progetto Gionata). Nel giugno 2011, in occasione dell’Europride a Roma, è stata indirizzata al Vaticano una lettera aperta.
Inoltre in Francia David & Jonathan ha aderito, per il secondo anno consecutivo, alla giornata mondiale di lotta contro l’omofobia, il cui tema era “omofobia e religioni”. Per David & Jonathan la lotta contro l’omofobia, sia in Francia che all’estero, si gioca ogni giorno ed ha le sue radici nei valori di fraternità, di solidarietà, nell’accoglienza e nel dialogo.
* David & Jonathan, movimento omosessuale cristiano, è un associazione non a scopo di lucro creata in Francia nel 1972 e raggruppa le persone omosessuali francesi in ricerca spirituale. Info http://www.davidetjonathan.com
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74 Vedi http://www.blogdei.com/15859/
75 Vedere anche le parole di Maamar Metmati: “non lasciate che il virus si diffonda senza reagire”, condannate sul sito dell’Egide, la sede regionale delle associazioni LGBT del Nord (http://legide.org/Appel-ala- haine-homophobe.html).
76 Vedi http://www.elmundo.es/elmundo/2011/01/01/espana/ 1293911620.html
77 “Elezioni: un voto per quale societa?”, documento pubblicato dal cardinal arcivescovo André Vingt-Trois, il 3 ottobre 2011, che stabilisce che “soltanto la famiglia fondata sull’unione duratura dell’uomo e della donna deve essere aiutata” (leggere: http://yagg.com/2011/10/12/presidentielle- 2012-leglise-entre-dans-la-campagne-en-brandissant- la-peur-des-lobbys-homosexuels/).
78 Dichiarazione del vescovo di Cordoba secondo il quale “la sessualità è il linguaggio dell’egoismo perché si serve dell’altro per il suo proprio interesse” (leggere http://www.elmundo.es/elmundo/2011/01/01/espana/1293911620.html).
Testo originale: Rapport annuel 2011 sur l’homophobie (file pdf)