Non dobbiamo avere paura! (Lc 20:27-38)
Riflessioni bibliche* di Alma Crawford, Tat-Siong Benny Liew e D. Mark Wilson tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Tutti i passi di questa settimana convergono su due temi. Primo, Dio è fedele nella sua promessa di sconvolgere l’esistente per apportare un cambiamento a favore delle persone vulnerabili (Aggeo 2:1-9) e di vederci così come siamo, qualunque cosa ci possa capitare.
Secondo, chi ha sperimentato la fedeltà, la promessa e le azioni di Dio dovrebbe fidarsi incrollabilmente di lui (Giobbe 19:23-27 e 2 Tessalonicesi 2:1-5, 13-17). Dovrebbero essere pronti ad “agitarsi” lodando Dio (Salmo 97 [98] e Salmo 144 [145]:1-5).
– Quali sono le discussioni di cui siete stati testimoni a proposito del matrimonio LGBT? Che sentimenti e credenze riflettono?
Luca 20:27-38 ci dice che Gesù non esita a sconvolgere le concezioni e le pratiche matrimoniali consuete. Il matrimonio è da tempo una questione difficile e controversa per le persone LGBT. È giusto concederci il diritto legale di sposarci? È una cosa che dovremmo desiderare?
Qualsiasi cosa si possa dire sul matrimonio, il testo lucano indica chiaramente che l’istituzione del matrimonio ha conosciuto molteplici espressioni e interpretazioni nelle tradizioni giudaica e cristiana. L’assunto dei sadducei sul levirato, per esempio, era normativo nella loro epoca e nel loro paese ma appare alquanto bizzarro, se non perverso, a persone che vivono in epoche e luoghi diversi.
Forse non dobbiamo per forza aderire a una determinata forma di matrimonio, magari “divinamente stabilita”, per essere fedeli seguaci di Dio. Infatti, il Gesù di Luca evidenza l’instabilità e l’impermanenza del matrimonio e, per contrasto, la costanza dell’amore di Dio per noi, che non muore mai (versetti 34-38). Sposati o meno, questo passo ci sprona a manifestare la presenza e l’amore di Dio – e quindi a praticare l’integrità – in tutte le nostre relazioni.
Le persone LGBT non devono poi dimenticare di non essere gli unici ad avere lottato e a continuare a lottare per il diritto di sposarsi.
Altri, come gli schiavi africani o gli immigrati asiatici del passato, o gli immigrati clandestini di oggi, non potevano o non possono sposarsi. Ricordare questo ci spingerà ad allearci con altri gruppi oppressi per sfidare ogni struttura oppressiva.
– Dalla vostra prospettiva di fede, quali sono i possibili collegamenti tra le vostre idee sul matrimonio per le persone LGBT e la questione della giustizia e dell’uguaglianza per gli altri?
Una questione difficile, collegata a quest’ultima, è il discernere l’opera di Dio e affrontare i cambiamenti della e nella nostra vita. Mentre il tempo si muove dal passato verso il presente e il futuro, in che modo vediamo i cambiamenti del tempo in relazione a Dio e alla sua opera che capovolge il nostro mondo? Il Salmo 144 (145):4 parla di una generazione che loda le opere e le potenti azioni di Dio e le trasmette alla generazione successiva.
Non è comunque facile tenersi stretti alla fede nella resurrezione come viene descritta in Giobbe 19:23-27a in mezzo a tutte le disintegrazioni, le degenerazioni e le desolazioni della nostra realtà contemporanea.
Non è facile onorare il passato senza guardare indietro con nostalgia ai “bei vecchi tempi”, i tempi del “primitivo splendore” (Aggeo 2:3) della comunità LGBT negli anni ’70, prima dell’AIDS, o ai giorni della nostra giovinezza. Presi assieme, i passi del lezionario di oggi ci invitano al compito, delicato ma necessario, di vivere il nostro presente mantenendo la nostra fede nel passato, sempre proclamando il mistero che nel futuro vedremo Dio nella nostra carne (Giobbe 19:26).
Una risposta scarsamente utile all’esperienza dei tempi che cambiano, specialmente per chi è vittima di oppressione, può essere colta in Aggeo 2:1-9. Qui vediamo un capovolgimento in cui gli oppressi ripetono l’ideologia imperialista usata per opprimerli; vediamo il desiderio e la prassi di costruire, per se stessi o per il proprio gruppo, una casa non solo “più grande di quella di una volta” ma anche piena delle “ricchezze di tutte le genti” (versetti 6-9).
Nonostante (o forse proprio perché) Aggeo scrive per ricostruire il Tempio e guarire dalla lacerazione dell’esilio, il suo testo evidenzia che corre una linea molto sottile tra la giustizia redistributiva e le varie forme di saccheggio e devastazione imperialisti.
Gli sforzi per la ricostruzione devono stare in guardia contro la sottile influenza e l’introiettamento delle politiche oppressive.
In mezzo ai cambiamenti e alla perdita non dobbiamo permettere al nostro dolore di renderci ciechi al dolore altrui e ai nostri privilegi. Considerare se stessi o il proprio gruppo come “eccezionali”, vedersi solo come vittime o come le sole vittime non sono che le due facce di una medesima medaglia. Vorrebbe dire essere “l’uomo iniquo” che crede di avere la priorità su chiunque altro in 2 Tessalonicesi 2:3-4.
Le persone LGBT non sono immuni da questo pericolo, soprattutto se consideriamo la sessualità come l’unico fattore di oppressione, ignorando altri fattori come la razza o la condizione economica. Mentre sperimentiamo il cambiamento e cerchiamo la liberazione nella nostra vita, sarà utile ricordarci, come fa Giobbe, che “il mio Redentore vive” (Giobbe 19:25).
Non importa quale “primitivo splendore” abbiamo perso (Aggeo 2:3) o come la pelle è stata distrutta (Giobbe 19:26), Dio c’è ed è con noi (Aggeo 2:4) nei prodigi del suo amore fedele (Salmo 17 [18]:7 e 97 [98]:3).
Dio ascolta il nostro grido (Salmo 16 [17]:1,6 e 144 [145]:18-19). Vedremo infatti Dio nella nostra carne (Giobbe 19:26) come abbiamo visto Dio mostrarsi in luoghi e tempi improbabili nel nostro cammino di vita.
– In che modo Dio chiama voi e altri oppressi per sfidare e rispondere a coloro che opprimono? Quali sono le maniere in cui perpetuate il ciclo dell’oppressione?
Non perdiamo di vista la discussione di Gesù con i sadducei in Luca 20:27-38: qui Gesù risponde a una domanda infida, a un’ipotesi esagerata. Per chi tra noi si sente “illuminato” e non tollera molto chi non vuole cambiare e andare oltre le proprie opinioni religiose sul “matrimonio”, l’esempio di Gesù può ricordarci che dobbiamo prendere sul serio le sue domande, anche quando sembrano strane, offensive o poco limpide.
Naturalmente, prendere sul serio le domande dei sadducei non impedisce a Gesù di metterne in discussione le premesse o di cambiare le carte in tavola; in pratica ignora il ragionamento induttivo dei sadducei e afferma invece con forza la validità della resurrezione. Gesù dimostra l’importanza di non interrompere prematuramente la comunicazione con chi non può o non vuole vedere le cose come le vediamo noi.
La nostra preghiera
Dio della salda compassione e della trasformazione che libera
che ci dai la saggezza di accettare il passato
e il coraggio di lavorare per il futuro
donaci oggi la compassione verso chi rifiuta la trasformazione
e la pazienza verso chi non è pronto ad affrontare e accogliere il cambiamento.
Stimolaci a sviluppare l’integrità in tutte le nostre relazioni
fino a che la tua presenza e il tuo amore
si manifesteranno oltre le barriere del tempo e le differenze.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI e dalla Nuova Riveduta
Testo originale: Human Rights Campaign