Dio sa pentirsi, e neanche noi siamo perfetti (Isaia 54:1-10)
Riflessioni di don Fabio
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato. (Dal Salmo 34)
Isaia 54:1-10: “Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi con te e di non più minacciarti”.
Le Scritture ci presentano un Dio molto vicino all’esperienza umana, un Dio che crea, si rallegra della sua opera, ne è orgoglioso. Si adira quando le sue creature si allontanano da Lui, poi si pente, poi s’innamora di nuovo, poi si adira di nuovo, poi si pente, ecc. ecc., fino a quando poi giura di non far mai più del male al suo popolo.
È chiaro che sono rappresentazioni antropomorfiche di Dio che cercano di spiegare il suo rapporto con noi: un Dio che sbaglia, si pente e fa di tutto per recuperare.
Ma allora mi chiedo… da dove nasce la presunzione umana di perfezione? Se anche Dio cambia, si pente e si converte, perché mai abbiamo dovuto instillare nell’animo delle persone certe idee che hanno creato solo sensi di colpa e di inadeguatezza, generando ferite a volte insanabili?!
Siamo creature! E come tali possiamo commettere degli errori, sbagliare con noi stessi e con gli altri. Ma possiamo anche recuperare, iniziando a perdonare noi stessi per prima cosa – che forse è la cosa più difficile -, e poi chiedere perdono e perdonare chi, eventualmente, ci ha fatto del male! Siamo in cammino… non siamo arrivati!
Con affetto, Fabio!