Disability Pride Network. Persone con disabilità e queer in cammino nel Pride
Dialogo di Katya Parente con Carmelo Comisi, ideatore del Disability Pride Network
Omosessualità e disabilità: un binomio che mi tocca molto da vicino, dal momento che io e mia moglie siamo entrambe disabili, e che è stato proprio questo a farci incontrare. Ma si tratta di un’altra storia… Oggi vogliamo concentrarci su un’importante iniziativa, il Disability Pride Network. Ne parliamo con il suo ideatore, Carmelo Comisi.
Da quanto esiste Disability Pride Network, e quali sono i suoi obiettivi?
Il network, nato in Italia, esiste da un paio di anni, ma l’evento vero e proprio dal quale prende il nome esiste in Italia dal 2015… Ecco le iniziative, ovvero i Pride italiani dedicati alla disabilità. Oltre al Disability Pride Italia, il network organizza nel corso dell’anno altre iniziative… ed è ospite o partecipa ad iniziative di altre organizzazioni
Quali iniziative avete messo in campo?
La risposta è nel link sopra indicato, ma se navigate sul sito Internet o andate a vedere la nostra pagina Facebook trovate le altre, sia in foto che in video.
Diversamente abili e queer, due volte discriminati?
L’espressione consueta e aggiornata, nonché la più corretta per definirci, è “persone con disabilità”… Diversamente abili davvero significa poco, anzi niente, e spesso confonde assolutamente quello che noi siamo, ovvero in primis PERSONE che, come aggettivo qualificativo, hanno una disabilità.
La disabilità, poi, non è qualcosa di intrinseco a noi, ma soltanto il rapporto tra le nostre esistenze e l’ambiente circostante, che spesso crea la disabilità perché limita, a causa delle numerose barriere architettoniche, sensoriali e culturali.
Disability Pride crea spesso fraintendimenti, ma è soltanto un’iniziativa che riguarda le persone con disabilità, non necessariamente gay, trans o queer. Poi ovviamente ci sta pure che ci siano persone con disabilità che appartengono all’universo LGBT+
E com’è vista, all’interno del popolo arcobaleno, la disabilità?
Questo bisognerebbe chiederlo al popolo arcobaleno, con il quale da anni collaboriamo per creare sinergie e un mondo che sia aperto ad ogni differenza.
Il mese del Pride vi vedrà molto occupati, e dopo?
A dire il vero noi svolgiamo iniziative tutto l’anno; quello che è considerato il mese del Gay Pride, ovvero giugno, ci vede impegnati in alcune attività, la stampa da un paio d’anni ha deciso che luglio è il mese del nostro Pride, ma anche questo non è poi così azzeccato… Probabilmente, visto che diverse iniziative le abbiamo svolte a luglio, è nato questo fraintendimento. Quest’anno il 3 luglio ci sarà il Disability Pride Milano, mentre a Roma abbiamo deciso di organizzarlo per il 24-25 settembre. E come già lo scorso anno, oltre al corteo domenicale, faremo anche un Village, che quest’anno si terrà a Parco Schuster, di fronte alla chiesa di San Paolo.
“Pride” significa “orgoglio”. Forse dovremmo augurarci tutti che, in futuro, non ci sia più la necessità di manifestare il proprio “orgoglio”: questo semplicemente perché, come ha ben sottolineato Carmelo, ognuno guardando negli occhi l’altro vedrà una PERSONA, e non solamente qualcosa che, pur caratterizzandola, non possa spiegarne appieno la bellezza e la complessità. E intanto, se per raggiungere questo obiettivo servono iniziative come quelle messe in campo dal Disability Pride Network, non possiamo che sostenerle.