Disputa sul matrimonio gay: per uno sguardo ecumenico
Articolo tratto da www.bistummainz.de del 2 giugno 2015 di Karl Lehmann, cardinale, vescovo di Magonza (traduzione: www.finesettimana.org)
L’attenzione alla formazione dell’opinione pubblica sul matrimonio gay, come si è espressa nel voto irlandese, ha interessato in misura eccezionale anche la Germania. È assolutamente sorprendente che si arrivi da noi quasi ad emulare la piccola Irlanda, finora considerata “arcicattolica”. Uno sguardo ai media e in particolare al mondo dell’informazione ha reso evidente quanto forte sia l’influenza della rete che si ripromette anche da noi nuovi stimoli per una più ampia equiparazione del matrimonio gay.
Tanto il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica Tedesca (EKD) che l’ambasciatrice del giubileo della Riforma, Margot Kässmann, hanno accolto questi stimoli. Al contempo, in Sassonia è stato eletto un nuovo vescovo della Chiesa Evangelica, Carsten Rentzig, che non ha mai fatto mistero del suo atteggiamento critico nei confronti delle unioni tra persone dello stesso sesso. Ciò lascia già presagire notevoli tensioni.
Anche per la Chiesa cattolica è ormai evidente, a partire dalle risposte all’ampio questionario in vista del Sinodo 2013-2014, che ci si deve porre la tematica dell’omosessualità complessivamente in modo nuovo. I toni acuti degli ultimi giorni non devono impedirci di vedere quanto anche nella Chiesa cattolica sia acceso il dibattito sul problema. Lo si evince anche dalla dichiarazione controversa dell’assemblea generale del Comitato centrale dei laici cattolici in maggio. In tutte le prese di posizione manca fino ad ora la capacità di affrontare il problema in maniera tranquilla e con i necessari distinguo (v. però le parole prudenti nel “Catechismo della Chiesa cattolica” n° 2357-2359; e nel “Catechismo cattolico per gli adulti II”, 385-387).
La faccenda ci occuperà in modo intenso sicuramente nei prossimi mesi, e non solo nel Sinodo dei vescovi ordinario nell’autunno di quest’anno. Non si tratta di temi teologici specialistici che rimangono anche alquanto lontani, ma della vita quotidiana di tutti i cristiani. Quanto materiale esplosivo può venir fuori, lo ha mostrato il documento di orientamento del Consiglio della Chiesa Evangelica sulla famiglia “Zwischen Autonomie und Angewiesenheit” (Tra autonomia e dipendenza) del 2013. Le discussioni del Sinodo dei vescovi dell’autunno 2015 su questi e su altri aspetti dell’ambito della sessualità non saranno meno accese. Sarà anche importante che le Chiese nel nostro paese parlino e discutano insieme per quanto possibile.
Non siamo particolarmente ben attrezzati per farlo. Il matrimonio ha avuto nei dialoghi ecumenici degli ultimi decenni, almeno nel nostro paese (ma non solo da noi!), uno spazio relativamente piccolo. Il dialogo diventa per questo tanto più urgente. Deve però andare molto più in profondità. Ad esempio è spaventoso quanto è stato dedotto dalla breve citazione di Lutero che il matrimonio è “cosa mondana” (“weltlich Ding”), e quali conseguenze ne vengono tratte per l’oggi.
Anche se non abbiamo molte dichiarazioni comuni su matrimonio e famiglia, ciò che è stato elaborato precedentemente può facilmente andar perduto, anche semplicemente perché non è quasi più conosciuto. Cito come esempio una dichiarazione comune del 15 ottobre 1981, sottoscritta dai presidenti di allora della Conferenza episcopale tedesca e del Consiglio dell’EKD, e cioè dal cardinal Josef Höffner e dal vescovo evangelico Eduard Lohse, dal titolo “Ja zur Ehe” (Sì al matrimonio). Nel quadro della rielaborazione della questione se le condanne dottrinali del XVI secolo colpissero ancora il partner attuale, fu elaborata sul matrimonio una presa di posizione comune molto dettagliata (v. Lehrverurteilungen – kirchentrennend I [Condanne dottrinali separanti le Chiese I], Freiburg-Göttingen 1986, 141-156). Il dialogo ecumenico di oggi – per tutte le questioni, anche per il matrimonio – non deve diventare troppo “di oggi”, e non deve con facilità passar sopra a ciò che è già stato trovato di comune. Anche qui vale l’antico detto “Eile mit Weile!” (festina lente, affrettiamoci piano!).