Don Andrea Gallo, è stato il primo a dirci che noi trans “andavamo bene così”
Intervista di Michela Bompani a Rossella Bianchi pubblicata su Repubblica – edizione Genova del 25 maggio 2018, pag.8
«Questa storia degli ultimi deve finire. Gli ultimi non esistono, a meno che voi non accettiate di esserlo. Ribellione, pacifica e costruttiva ribellione. Io, don Gallo, l’ho conosciuto così». Rossella Bianchi quando è nata, nel 1942, tra le colline lucchesi, aveva il nome di Mario. Sorride tra i vasi di fiori, di piazza don Gallo, e un po’ le si spezza la voce, quando ripete le parole che hanno cambiato il modo di vivere a tutti i trans, come lei, del ghetto di Genova. Quel reticolo di vicoli che si chiudono affilati nel cielo, tra via Lomellini, via del Campo, via delle Fontane, via Bensa, squarciati nella seconda guerra mondiale da una bomba, che ha frantumato macerie rimaste lì fino al 2014 in uno slargo che si chiamava “piazza senza nome”.
«Don Gallo diceva che questa “é la vostra piazza, la rimetteremo a posto e si chiamerà piazza Princesas – dice Rossella – invece adesso si chiama “piazza don Andrea Gallo, prete di strada”, e siamo contente di averlo qui con noi». Rossella Bianchi ha fondato l’associazione Princesa, ha appena pubblicato “L’amico degli ultimi. Don Gallo visto dalle Princesas”, (Imprimatur), un libro in cui, a cinque anni dalla morte del prete, racconta l’intreccio della sua vita e di quelli che lui chiamava «i miei apostoli», le trans del ghetto.
Quando ha incontrato per la prima volta don Gallo?
«Quando ci volevano cacciare dal ghetto, la sindaca Vincenzi fece un’ordinanza per smantellare i bassi alla Maddalena, ma ci finimmo dentro anche noi. E, anche se eravamo proprietarie dei nostri locali, rischiammo di perdere tutto perché i nostri bassi furono dichiarati inabitabili. Eravamo disperate, abbiamo fatto anche ricorso al Tar, perdendolo: allora ci consigliarono di andare da don Gallo. Un prete? Dissi. Così finisce di bacchettarci. E invece».
E invece?
«Invece lo guardai e pensai: ma questo non è un prete. Con quel sigaro. Ci accolse con il suo sorriso, guardò l’assessore e disse “Come la mettiamo con le ragazze? Devono lavorare e sono a casa loro, quindi troviamo una soluzione”».
Come finì?
«Che don Gallo ci invitò a mangiare alla Lanterna. E ci spiegò che dovevamo costruire un’associazione, che dovevamo uscire dall’ombra, dovevamo farci vedere. Che non eravamo ultime. Che non dovevamo vergognarci. Se le persone ci conoscevano, se ci organizzavamo in associazione, proteggevamo noi e il nostro lavoro».
Qual è la domanda più difficile che lei ha fatto a don Gallo?
«Gli ho chiesto perché non mi aveva mai detto di cambiare vita. E lui mi rispose che la voglia di cambiare vita doveva venire da me. Solo una di noi, Veronica, ha cambiato vita. L’ha aiutata, don Gallo, prima accogliendola in Comunità, poi facendola lavorare in cooperative. Noialtre non vogliamo cambiare vita, tutte abbiamo cominciato malvolentieri, ma poi la possibilità di vivere bene ci ha fatto scegliere di continuare e, per la prima volta, qualcuno, un prete poi, ci ha detto che andavamo bene così».
Don Gallo veniva qui?
«Certo. Entrava nei bassi, si sedeva e chiacchierava con noi. Un prete nel basso di un trans: un gesto fortissimo e, per noi, importantissimo».
Il Comune ha negato il patrocinio al Gay Pride: siete preoccupate?
«Un segnale per nulla incoraggiante, ci ha preoccupato. Però poi il presidente del Municipio, Carratù, che è della Lega, ci ha appena comunicato che affiderà all’Associazione Princesa la gestione della piazza. Per noi questa è una decisione molto importante».
Cosa le manca del Gallo?
«Il senso di protezione che ci dava. Dopo la sua morte ho visto la sua camera da letto: sembrava una cella del carcere. Un lettuccio. Un lavandino con un tubo per l’acqua. Un tavolo e un pc. Da quando l’abbiamo incontrato tutte siamo cambiate. Un cambiamento invisibile, ma fortissimo: interiore. Non ci siamo più sentite ultime».
Rossella Bianchi: Ha fondato l’associazione Princesa e ha scritto il libro dedicato a Don Gallo “L’amico degli ultimi. Don Gallo visto dalle Princesas“, editore Imprimatur, 2018, pagine 107
* Rossella Bianchi è nata nel 1942 in un paesino delle colline lucchesi con il nome di Mario. Dal 2009 è presidente dell’associazione Princesa, promotrice dei diritti e dell’identità sociale e personale dei transgender. Tra i suoi libri ricordiamo “In via del Campo nascono i fiori” (Imprimatur 2014), “Angeli con le ali bagnate” (Imprimatur 2016) e “L’amico degli ultimi. Don Gallo visto dalle Princesas” (Imprimatur 2018).