Don Conocchia: nella chiesa cattolica “è giunto il momento di imparare ad accogliere, ad ascoltare, a integrare” le persone LGBT
Riflessioni inviateci da don Andrea Conocchia, parroco a Torvaianica
Accoglienza, ascolto e non giudizio sono tre parole che donano a ogni persona la dignità con la quale Dio ci ha sognato, immaginato e creato e sono le stesse tre parole che sono alla base del Ministero di Papa Francesco pronto e felice di accogliere, incontrare e ascoltare qualsiasi persona si avvicini a lui.
Sono le parole che permettono alla Chiesa di avvicinarsi e farsi prossima, di ascoltare, di conoscere, di mettersi nei panni, di comprendere, di accompagnare, di guidare. Di fronte a situazioni e persone diverse da noi, dal nostro modo di essere, di pensare, di agire, a volte solo di presentarsi e di vestire, è davvero molto facile incasellare. Da un certo punto di vista forse è più comodo, si sente quasi la necessità di schierarsi da una parte o dall’altra, di vedere bianco o nero, non dandosi la possibilità di vedere tutta la gamma di colori presenti fra le due estremità.
Non penso che sia sbagliato prendere una posizione, ma penso che per farlo sia necessario conoscere persone, esperienze, situazioni, vissuti, che la vita ci pone davanti attraverso l’altro, attraverso persone diverse da noi. È così che è cominciata la mia pastorale di frontiera, prendendomi cura di chi per primo è venuto a cercarmi e a chiedere il mio aiuto. Non conoscevo nulla della transessualità tranne i luoghi comuni, prima di incontrare Claudia, una persona trans arrivata dall’Argentina in Italia tantissimi anni fa, che non ha avuto alternative alla prostituzione e che durante il primo lockdown non aveva più nulla neanche per mangiare. Non avevo mai ascoltato alcuna esperienza di vita e tantomeno alcun racconto di Fede.
Così come non avevo mai avuto modo di ascoltare i vissuti e la sofferenza provocata dalla difficoltà ad essere accolti, spesso anche dalle stesse famiglie, di tanti ragazzi e ragazze omosessuali bisognosi di essere innanzitutto visti e riconosciuti. La preghiera della Compieta on line in pieno lockdown con gli Amici de la Tenda di Gionata, mi ha aperto davvero una finestra sul mondo dei cattolici LGBTQ. Una finestra dai mille colori. Ho scoperto un mondo di persone rese ipersensibili dalle molte, a volte, troppe, ferite.
Ho scoperto la fragilità, a volte, la rabbia data forse dal dover essere sempre in allerta per la presenza di possibili attacchi fisici o, molto più comuni, verbali. A volte solo uno sguardo, un’occhiata, un’alzata di spalle, può ferire più di tante parole. E così, in piena pandemia, con la chiesa chiusa e le attività consuete sospese, ho capito che il Signore mi stava chiamando a una nuova pastorale, la pastorale dell’orecchio.
Sera dopo sera, sono entrato in punta di piedi, ho cominciato ad ascoltare, a conoscere e da lì forse a comprendere cosa c’è davvero dietro persone che è fin troppo facile ridurre ad un aggettivo perché in realtà racchiudono un mondo.
Per il mio 25° anniversario di sacerdozio ho lanciato l’invito a partecipare ai festeggiamenti e il 29 giugno 2021 la parrocchia di Torvaianica si è popolata di nuovi fedeli provenienti dal litorale romano, da Roma, ma anche da tante altre parti d’Italia.
Sentivo di aver intrapreso un cammino nuovo per me e da un certo punto di vista nuovo anche per la Chiesa stessa. Persone trans in preghiera davanti alla statua della Madonna, ragazzi e ragazze omosessuali mano nella mano. Partendo dalla preghiera insieme, l’accoglienza e il non giudizio hanno permesso di trovare il coraggio di aprirsi, di raccontarsi, a volte di poter riscoprire la misericordia di Dio nel sacramento del perdono.
Non vi nascondo di aver colto a volte le battutine dei parrocchiani e spesso anche dei confratelli, ma il sorriso di chi ho accolto, incontrato e ascoltato mi ha spinto a credere in me e in quello che il Signore mi stava chiamando a fare anche attraverso un Papa che definisco rivoluzionario per il suo magistero dei gesti. Con suor Geneviève abbiamo pensato così che sarebbe stato bello permettere a Papa Francesco di incontrare le persone trans e alcuni ragazzi e ragazze in cerca, se vogliamo, della parte materna della Chiesa, in cerca della tenerezza del suo incontro, della comprensione intesa come il prendere con sé i rifiuti, i giudizi, gli allontanamenti.
Ho avuto il dono fino ad ora di accompagnare 4 gruppi all’Udienza Generale del Mercoledì dove ho conosciuto un Papa Francesco disarmante che si è intrattenuto, si è interessato, ha ascoltato e accolto. Ha risposto a mail, lettere. Mentre gli presentavo le ragazze argentine transessuali che avevano preparato per lui le Empanadas, mi ha chiesto personalmente “ma tu ti occupi anche di ragazzi omosessuali?” E alla mia risposta affermativa mi ha detto: “Bravo! Vai avanti!” Così come mi sono sentito dire da Papa Francesco: “Vai avanti in questo lavoro! Continua così! Accompagnale!“.
Ho visto le lacrime negli occhi dei ragazzi e delle ragazze, ho visto l’incredulità, lo stupore sui visi delle persone che dopo un iniziale imbarazzo, hanno trovato il coraggio di raccontarsi al Papa. È stata un’esperienza bellissima, che lascia il segno in me, nei genitori dei ragazzi omosessuali o in transizione, emoziona profondamente! Che Dio la bendiga! Racconti della famiglia, di qualcuno che abitava vicino a lui a Buenos Aires. Racconti di nipoti, zie, fratelli, sorelle. Come fosse davvero uno di famiglia.
La tenerezza del Papa che come un padre amorevole ha accolto e ascoltato i suoi figli che sono stati tenuti lontani per tanto, forse, troppo tempo. È giunto il momento, di imparare e di cambiare a partire da quello che personalmente chiamo il Magistero dei gesti di Papa Francesco.
È giunto il momento di imparare ad accogliere, ad ascoltare, a integrare. È giunto il momento di accompagnare e di offrire, opportunità di incarichi pastorali, di dare fiducia, di riconoscere talenti e qualità che possono essere messi al servizio di tutti facendo sì che la diversità legata all’unicità di ognuno di noi sia un valore aggiunto per aiutare a metterci reciprocamente nei panni gli uni degli altri e per fare sì che il nostro essere Chiesa testimoni l’amore di Dio che ci ama tutti, che ci ama per primo, che ci ama proprio così come siamo ricordandoci che siamo tutti chiamati a prenderci cura gli uni degli altri in quanto fratelli perché tutti figli suoi.
* don Andrea Conocchia è parroco della Beata Vergine dell’Immacolata di Torvaianica (frazione del comune di Pomezia, nel Lazio), ha incontrato il mondo delle persone LGBT+ in piena emergenza Covid-19, quando un gruppo di ragazze transessuali in difficoltà economiche hanno bussato alla sua parrocchia. Don Andrea le ha accolte e gli ha suggerito «Scrivete una lettera al Papa». La risposta dal Vaticano è arrivata subito: prima con un messaggio di vicinanza del Pontefice per mezzo dell’Elemosiniere, cardinal Konrad Krajewski, e poi con un aiuto economico. Da lì è cominciato un cammino ancora in corso.