Don Giulio difende l’amore gay, il vescovo lo frena. Ma i fedeli sono con lui
Articolo pubblicato sul portale Citta della Spezia il 22 gennaio 2017
Cinque Terre (Val di Vara) Chiesa di Santa Caterina, sold out stamani a Bonassola. Un affollato abbraccio a don Giulio Mignani, il parroco locale finito in questi giorni nell’occhio del ciclone per le sue critiche allo sportello ‘anti gender’ della Regione Liguria e le parole aperturiste sulle unioni tra persone dello stesso sesso.
Secondo il prelato, è “importante riconoscere quell’amore profondo e bello vissuto anche dalle persone omosessuali” e “le questioni sull’omosessualità e il giusto riconoscimento alle diverse forme di amore che possono essere vissute, è una battaglia di civiltà che ritengo importante e che ribadisco“.
Stamani, Mignani, visibilmente emozionato (“Io sono uno che piange con i film, figuriamoci oggi“), sia nel corso dell’omelia, sia alle battute finali, prima del rompete le righe, ha toccato – ora obliquamente, ora direttamente – la vicenda di cui è protagonista in questi giorni, una storia che ha generosamente stuzzicato la politica spezzina. Nutrita anche la schiera di chi – magari con poca confidenza con la canonica – ha stazionato fuori dalla chiesa per esprimere solidarietà al don e salutarlo a fine messa. Tra i volti istituzionali, il sindaco di Bonassola, Giorgio Bernardin, l’assessore levantese Olivia Canzio e la capogruppo della maggioranza in consiglio, Federica Lavaggi.
“Questa domenica – ha esordito Mignani nell’omelia – cade all’interno della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ogni anno si celebra al 18 al 25 gennaio. Pensando a questa ricorrenza e alle letture che abbiamo ascoltato, mi sono venute da fare due riflessioni. La prima è legata a quelle parole molto belle che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. In essa San Paolo si rivolge alla comunità cristiana di Corinto, che si era divisa in tanti gruppuscoli contrapposti. Vista questa situazione, Paolo invita i cristiani di Corinto a essere uniti. Come non pensare, quindi, alle divisioni tra cristiani. Cattolici, luterani, calvinisti, anglicani, ortodossi… E a volte, anche nei paesi, in singole comunità, si può correre il rischio di dividersi in gruppuscoli. Ma, come suggerisce San Paolo, deve prevalere l’unità, nel senso dell’accoglienza reciproca, della capacità di rispettare l’altro pur nella sua diversità“.
Il secondo punto su cui ha voluto porre l’attenzione il parroco di Bonassola è “il tema specifico scelto quest’anno per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: ‘l’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione’. In merito, mi è venuto da pensare a quell’invito ascoltato oggi nel Vangelo di Matteo: ‘Convertitevi’. A mio parere è interessante notare che non viene detto ‘dite agli altri di convertirsi’, ma ‘convertitevi’, ‘ciascuno si converta lui personalmente’, veda in che cosa lui può convertirsi. E questo, a mio avviso, è vero anche in campo ecumenico. Detto a noi cattolici oggi potrebbe suonare così: la riconciliazione che noi desideriamo non può passare dall’aspettare che sia l’altro a convertirsi, che sia lui a dover rinunciare alle sue convinzioni. Si tratta piuttosto di saper riconoscere innanzitutto quelli che possono esser gli sbagli che abbiamo commesso, quelle che possono essere le affermazioni dottrinali che necessitano di essere modificate”.
Il pensiero del don, a questo punto, è corso a Wittenberg: “Quest’anno ricorrono i 500 anni dalla pubblicazione, nel 1517, da parte di Lutero, delle 95 tesi che diedero l’avviso alla riforma luterana. Tesi che riguardavano quello che il monaco tedesco, giustamente, riteneva un abuso compiuto dalla Chiesa: la vendita delle indulgenze. Papa Leone X desiderava rifare la basilica di San Pietro e, trovandosi in crisi finanziaria, promosse una campagna di vendita di indulgenze. Chi avesse acquistato una bolla indulgenziale avrebbe ottenuto il perdono dei peccati e l’anima dei defunti sarebbe passata dal Purgatorio al Paradiso. Doveroso riconoscere che, in questo caso, Lutero aveva proprio ragione. Ebbene, credo che un sano cammino di riconciliazione in campo ecumenico, ma non solo in questo campo, debba necessariamente passare anche dal saper riconoscere gli errori che come Chiesa abbiamo commesso in passato, e quelli che magari compiamo ancora oggi”.
Poi, prima dell’andate in pace, don Mignani, commosso, è andato più strettamente sull’attualità: “Grazie a tutti per essere qua, in particolare don Domenico, qui accanto a me, per sottolineare i valori di uguaglianza, rispetto e inclusione. So che il desiderio di ciascuno di voi, e naturalmente anche il mio, è manifestare a favore di quei principi di giustizia che sono semplici regole di civiltà, e non certo manifestare contro una o più persone. La giustizia è ‘per’, non è mai ‘contro’. Inoltre – lo abbiamo già affermato all’interno della nostra chat su WhatsApp (Bonassola in famiglia, ndr), ma è bene ribadirlo anche in questa sede -, ricordiamo che non siamo qua a contarci per vedere quanti siamo a favore del messaggio di solidarietà che oggi manifestiamo.
Questo perché le idee, i principi, quando sono giusti, meritano di vincere anche se sono in pochi a sostenerli. E’ la forza che portano al loro interno a condurli alla vittoria. Non prevalga la logica che a vincere debba essere sempre il più forte, chi alza di più la voce, chi ha più consensi. A vincere siano sempre e solo quelle idee, quei principi di giustizia e civiltà che non devono mai essere calpestati, anche se sostenuti da pochi”.
Il prete ha chiuso salutando “i due sostenitori che prediligo: Edoardo e Lorenzo, i miei nipotini di 10 e 8 anni, che oggi sono a Pisa. Mi hanno sostenuto dicendo di aver letto le mie affermazioni e di essere orgogliosi del loro zio… ma sono io a essere orgoglioso di loro. Rappresentano quella nuova generazione che ha già abbattuto muri che noi adulti, a volte, facciamo ancora fatica ad abbattere“.
Fuori dalla chiesa, a mezzodì, per don Mignani è stato un rifiorire di strette di mano, baci, abbracci e flash. Un’infornata di fiducia, quasi un investitura, che di certo non spingerà il prelato a fare un mezzo passo indietro. D’altra parte – traslocando le sue convinzioni da WhatsApp al tabernacolo – lo stesso don ha dimostrato – con parole gentili, ma nette – di voler tirare dritto, in barba alla tirata d’orecchie arrivata dal vescovo Palletti.
Presenti alla funzione anche Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta, i primi ad essere uniti civilmente in Riviera. “La giornata di oggi – hanno voluto commentare – ha segnato certamente la storia della nostra comunità bonassolese. È stata una Messa commovente e toccante. Don Giulio ha usato parole di Amore, inclusione e rispetto per tutti. Le persone, infatti, non sono più disposte ad accettare discriminazioni nei confronti delle minoranze. La solidarietà che si è manifestata oggi nei confronti di Don Giulio, che Bonassola e tutta la Riviera difendono a testa alta, sta nel condividere gli ideali di Giustizia, Uguaglianza, Fratellanza e Amore. Là dove c’è rispetto e Amore c’è una società più giusta e inclusiva”.