Don Gallo raccontato dalle Princesas, le trans dei bassi di Genova
Articolo di Donatella Alfonso pubblicato su Repubblica – edizione di Genova del 25 maggio 2018, pag.8
Quel nome — Princesa — viene dalla canzone di De André che parla di loro, nate uomini ma donne nel profondo, spesso costrette a nascondersi, spinte ai margini, in una vita che, prima del riconoscimento dell’essere transessuali o transgender, riservava loro poco altro che la prostituzione. Principesse, invece, persone vere: come le ha viste don Andrea Gallo. E non è un caso che siano le Princese che ancora vivono e lavorano nei bassi del Ghetto, tra via Lomellini e via del Campo, a curare i fiori e gli spazi comuni di Piazza Don Gallo, l’ex area abbandonata che riporta non solo il nome del prete degli ultimi, ma la sua lezione.
«Il ghetto, quel dedalo inestricabile di vicoli stretti e oscuri adiacenti a via del Campo, dove noi trans abbiamo esercitato dai primi anni Sessanta a oggi. Noi trans, che lui amava al punto da definirci “ i miei apostoli”, e noi andavamo fiere di questo appellativo. A lui, solo a lui, potevamo permettere di rivolgersi a noi usando il genere maschile.
Non faceva mistero di definirci in questo modo, lo proclamava in pubblico, lo rivelava ai media e anche in tv. La cosa era arrivata anche alle orecchie delle alte gerarchie che già vedevano col fumo negli occhi tutto questo adoperarsi di don Gallo per le prostitute e per i tossici, figuriamoci per le trans sex workers del ghetto ebraico».
Così Rossella Bianchi, presidente dell’associazione Princesa, promotrice dei diritti e dell’identità sociale e personale dei transgender, scrive nelle primissime pagine di “L’amico degli ultimi, Don Gallo visto dalle princesas”, edito da Imprimatur, che fa seguito a “In via del Campo nascono i fiori” (2014) e “Angeli con le ali bagnate” (2016). Il libro sarà presentato mercoledì 30 maggio alle 17.30 al Museo Biblioteca dell’Attore.
Un percorso di vita vissuta insieme al “Gallo” o “Andrea”, come lei lo chiama, gli incontri, le discussioni, i confronti: a partire dalla prima battaglia vissuta insieme, quando la giunta Vincenzi decise lo sfratto ai “ bassi” del Ghetto per avviarne la riconversione urbanistica e sociale. Ma le trans si trovarono nel dramma: non avrebbero più potuto lavorare.
E allora, grazie all’intercessione di una suora laica che le conosceva, eccole a parlare con il Gallo: «Appena arrivate, don Gallo ci ha salutate calorosamente. Il sigaro che gli pendeva dalle labbra, privo degli abiti sacerdotali, tutto sembrava fuor che un prete. Accanto a lui l’assessore al patrimonio urbanistico.
Don Gallo esordì “a gamba tesa”. «Assessore, qui come la mettiamo? Queste ragazze devono lavorare, perché si devono mantenere. Non ci sono alternative: o le lasciate lavorare o trovate voi una soluzione » . Senza parole eravamo entrate e senza parole siamo rimaste.
L’assessore, aggredito in modo così deciso e frontale, con fare non troppo convinto cominciò a prenderla per le larghe: «Cercheremo di essere comprensivi, ma la situazione… ».
«Macché comprensivi! Umani dovete essere. Non avete il diritto di sottrarre il pane a chi deve mangiare, e poi queste ragazze sono in casa loro, mica in mezzo alla strada a dare scandalo!» lo interruppe il Don. L’assessore era sempre più in difficoltà: «Vede padre, in un futuro non troppo lontano in quella zona è programmata un’ampia ristrutturazione edilizia». E don Gallo: «Benissimo. Lei dice fra un anno, due…» e aspirando voluttuosamente il sigaro si prese una pausa, poi tornò alla carica: «Allora facciamo che, quando ci sarà un piano di ristrutturazione, quando sarà approvato e quando si stabilirà un inizio di demolizione, ci ritroveremo qui per studiare l’alternativa» E lì sono rimaste, le Princese.
Don Gallo le Princese, le trans, che vivono e lavorano nei bassi del Ghetto, le chiamava ‘I miei apostoli’ e le difendeva anche dalle istituzioni.
Rossella Bianchi, L’amico degli ultimi. Don Gallo visto dalle Princesas, editore Imprimatur, 2018, pagine 107