Don Giulio, parroco di Bonassola: “ora la Chiesa ascolti tutti”
Articolo Erica Manna pubblicato sul quotidiano La Repubblica – edizione di Genova dell’11 agosto 2021, pagina 6
Questa volta il vescovo (della diocesi di Spezia) non l’ha chiamato. Per ora. «Probabilmente la reazione sarà̀ negativa. Ma credo valga la pena esporsi. E pagarne eventualmente le conseguenze». Giura che non è in atto alcuno scisma (nella parrocchia) di Bonassola, don Giulio Mignani: piuttosto, una chiamata a «uomini di buona volontà per portare avanti un’etica planetaria».
Il parroco che aveva fatto discutere per essersi rifiutato di benedire le palme in vista della Pasqua scorsa, in aperto scontro verso il documento della Congregazione della fede che vietava ai sacerdoti di benedire le unioni omosessuali — suscitando anche il plauso di Fedez — ha invitato fedeli e non a una Giornata per il rispetto di ogni spiritualità̀, fissata per domenica 5 settembre.
Con una dichiarazione di intenti scritta nero su bianco che è una potenziale bomba atomica per l’istituzione ecclesiale: «Nessuno possiede verità̀ assolute», le religioni non hanno l’esclusiva di messaggi rivelati ma sono «acquisizioni provvisorie» che vanno storicizzate e calate nelle singole culture, e via così. Ah, e la Bibbia — come gli altri testi sacri — «contiene parti che vanno rigettate». Lui, con il suo tono bonario, non edulcora nulla: «Ci sono pagine della Bibbia così violente da far rizzare i capelli. Se non lo si riconosce non si fa un gran servizio a Dio».
Dica la verità, ci ha preso gusto a scandalizzare i vertici della Chiesa
«Ma no, anzi. E’ che io ci credo molto: la Chiesa deve compiere questo passo, far crescere l’umano nell’uomo. E questa Giornata può̀ essere una piccola goccia: il mio auspicio è che ne nascano altre in Italia, nel mondo. Focolai di apertura, di dialogo. Per diventare consapevoli che la religione non è la meta, il fine: piuttosto è il mezzo per costruire una umanità̀ migliore. Una sfida enorme che abbiamo come società̀. E le religioni da sole non ce la fanno».
Cosa l’ha spinta a organizzare questa Giornata?
«Va detto che questa è la terza edizione. Il vescovo di Spezia si era mostrato da subito contrario, dicendo che avrebbe creato disorientamento tra i fedeli. Mi dispiace, ma non sono d’accordo: in tanti, qui a Bonassola, partecipano con piacere. L’incontro vuole essere un contributo a stare bene nel mondo e nella diversità̀.
Hanno partecipato post-cristiani, persone che non praticano, atei, anche buddhisti. E i parrocchiani, quelle che io chiamo le mie vecchiette. Il fatto è che una volta nelle famiglie c’era il monopolio del cattolicesimo: ora ci sono visioni diverse. Anche in una comunità̀ piccola come Bonassola la società̀ è variegata. Così credo sia necessario compiere un passo ulteriore: includere nel dialogo chi è interessato alla propria interiorità̀, che cura la spiritualità̀ magari con l’arte, con la natura. E dunque anche atei, agnostici».
Ma tutto questo secondo lei è possibile restando all’interno del perimetro della chiesa cattolica?
«Sembrerebbe di no. Ma io ci spero, con questa piccola goccia. Sarebbe bello che questa iniziativa diventasse una giornata mondiale. E chissà̀ che non convinca anche il Papa».
Ha suscitato una forte eco la sua presa di posizione a favore delle coppie omosessuali. Che cosa è accaduto dopo?
«Una cosa bellissima: ho ricevuto tantissime lettere, testimonianze di giovani che mi raccontavano le loro storie. Mi hanno commosso. Alla giornata della spiritualità̀, per dire, verranno anche coppie omosessuali: perché́ qui si sentono a casa.
Ho ricevuto tante visite di ragazzine giovanissime, anche delle medie, che volevano conoscermi. Una da Milano, a nome di un gruppo di amici. Un’altra, più̀ timida, ha mandato la nonna: per farmi sapere che a scuola aveva parlato di me in un tema. L’argomento era l’ignavia. E lei ha voluto raccontare di un prete che ignavo non è».