Don Nicolosi dopo la sua “omelia omofoba” si scusa ma…
Riflessioni di Massimo Battaglio
Don Nicolosi, il parroco di Barrafranca (Enna) che ormai tutti conoscono come autore di una brutta omelia omofoba, si scusa. Lo fa ufficialmente, con un comunicato stampa diffuso non dalla sua pagina facebook ma da quella della diocesi in cui opera: quella di Piazza Armerina.
Mi sa che c’è qualcosa sotto; per esempio una telefonata o qualcosa del genere da parte di qualche funzionario di curia che gli ha chiesto di evitare grane. Ma come che sia, è la prima volta che un uomo di Chiesa si scusa ufficialmente con le persone omosessuali che ha offeso. Vuol dire che, in queste ore, abbiamo lavorato bene.
“In merito alle reazioni suscitate da alcune espressioni da me usate nell’omelia di domenica 27 dicembre scorso, tengo a precisare che non ho inteso offendere nessuno, né discriminare le persone perché tutti siamo figli amati dal Signore. Ho soltanto ribadito l’insegnamento della chiesa cattolica che ritiene “famiglia” quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Nell’usare l’argomento del “contro natura” ho citato la frase riferitami da una persona incolta, accompagnandola, certamente a sproposito, con una espressione paolina (Fl 3,19) “si vantano oggi di ciò di cui dovrebbero vergognarsi”, che nel testo è riferita non tanto alle persone di orientamento omosessuale ma a coloro che vivono secondo i desideri di questo mondo”.
Personalmente, avrei gradito scuse più sincere, meno argomentate o perlomeno argomentate meglio.
Se potessi parlare con don Nicolosi, gli ricorderei infatti che gl’insegnamenti più recenti della Chiesa sulla famiglia non dicono che le unioni omosessuali sono da stramaledire come lui ha fatto nelle parole e nei modi. Dicono solo che non si riscontrano analogie tra esse e il matrimonio inteso come sacramento. Analogie che, se non si riscontrano oggi, non è detto che non si potranno riscontrare domani. E in ogni caso, se ne parla come di un fatto su cui discutere, non di cui vergognarsi.
Poi gli direi che “la frase riferita da una persona incolta“, nella sua omelia, dava un po’ troppo l’impressione di essere presa per buona, anzi, come ammonimento da seguire. Il che significa, tecnicamente, confondere i fedeli, invitandoli a prendere lezioni dagli ignoranti, i quali, secondo la tradizione delle opere di misericordia, vanno istruiti, non presi come esempio.
Filippesi 3,19 non è “riferita non tanto alle persone di orientamento omosessuale” ma “in nessun modo” a loro. Paolo, in questo passo, parla di coloro che “si comportano da nemici della croce di Cristo”. E fa anche un breve elenco nei versetti immediatamente precedenti: “guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, da coloro che si fanno circoncidere“. Continuare a citare la Bibbia a capocchia, fa proprio sorgere il dubbio che la si voglia usare per sacralizzare i propri pregiudizi.
E’ comunque da apprezzare che don Nicolosi abbia prodotto questo primo tentativo di scuse. Forse sta davvero meditando sugli errori compiuti. Se è così, sarebbe davvero bello che ce ne desse prova nei fatti. Per esempio collaborando con qualche centro d’ascolto o qualche casa rifugio per persone lgbt. Ne esistono anche dalle sue parti e saremo lieti di comunicargli gli indirizzi.
Inoltre, farebbe ottima cosa se favorisse, nella sua parrocchia, una serena riflessione contro l’omofobia. Personalmente, non vedo l’ora di andarlo a trovare per realizzare nei suoi saloni una straordinaria serata in cui si parla delle Cronache di Ordinaria Omofobia. E da lì, chissà che non nasca un bel gruppo di cristiani lgbt. Sarebbe il massimo.
Ma si affretti. Altrimenti non abbiamo elementi per credere che, davvero non intendeva “offendere nessuno, né discriminare le persone”.