Donna vestita di sole e in pace col proprio corpo
Riflessioni di Massimo Battaglio
Quest’anno, la festa dell’Immacolata Concezione capita in un momento in cui tutti e tutte, purtroppo, abbiamo dovuto riflettere dolorosamente sulla figura della donna. La storia di Giulia Cecchettin ha scioccato le nostre menti, i nostri cuori; ha alimentato la nostra rabbia e, non solo nelle donne, la voglia di dire “basta! Non se ne può più”.
Qualcuno, anche questa volta, ha provato a distinguersi per idiozia. Mi è toccato anche di sentir dire che il vescovo di Padova non doveva permettersi di invocare la pace su un criminale (molto più efficace invocarne la morte. Così, quando, inevitabilmente, uscirà dal carcere, avremo lo stesso criminale ma ancora più incazzato di prima).
Qualcuno ha banfato che Gino Cecchettin, il padre di Giulia, ha parlato di perdono per mettersi in mostra (Immagino il sottile piacere di mostrarsi, al funerale della propria figlia uccisa). Altri hanno vaneggiato che abbia approfittato dell’occasione per fare propaganda politica (Sicché, il femminicidio è di destra? Non ho mai pensato il contrario ma mi sono sempre astenuto dal dirlo).
Poi ci sono stati quelli che lo hanno accusato di leggere una poesia profana in chiesa, niente meno che di Gibran (Già: il vero kattolico dok cita solo S. Tommaso, che parlava della donna come di un essere inferiore). E infine, i fanatici puri hanno iniziato a indagare sullo stato viriginale o meno della povera Giulia: “nel caso che lei e il suo ex avessero fatto sesso prima del matrimonio – sentenziano – si dovranno reincontrare ma non in paradiso”.
La sessuofobia di alcuni cattolici paleolitici è dura a morire. Spesso raggiunge livelli raccapriccianti. Ma è curioso che la stessa domanda da ficcanaso irrisolti, non se la pongono quando si parla di un maschio. Vale solo per la donna. Il maschio, “si sa“, è cacciatore. La “scappatella” si perdona perchè sta nella natura delle cose. E’ la donna, a dover difendere la propria verginità. A meno che non sia “una di quelle“, che vi ha rinunciato per consentire ai “cacciatori” di ristorarsi lasciando stare le signorine perbene.
L’otto dicembre si festeggia una donna che, più di duemila anni fa, ha saputo dire di no a queste logiche. Ha accettato di restare incinta prima del matrimonio. E non ha nemmeno considerato di abortire – come avrebbero fatto tante sue compagne vittime di pregiudizi – perché quel figlio, lo voleva. E poi ha sposato Giuseppe nonostante tutto. Altro bel rivoluzionario, quel Giuseppe lì, che pone l’amore per la fidanzata al di sopra delle regole di una legge costruita sulla morale.
Nel dodicesimo capitolo dell’Apocalisse, quello che si legge nella festa dell’Assunta, il 15 agosto, Maria è descritta come una donna “vestita di sole”, cioè nuda e in pace col proprio corpo.
“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto”. (Ap 12, 1-2)
Questa immagine me ne ricorda un’altra, del Cantico dei Cantici:
“Bruna sono ma formosa, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come i padiglioni di Salma.. Non state a guardare che sono nera perché mi ha abbronzato il sole” (Cant 1,5-6)
Non state a guardare! La scorsa settimana, una mamma mi raccontava che le ragazze di oggi hanno imparato a vestirsi “a cipolla“. Quando sono sole in mezzo alla strada o in pullman, si infagottano in modo da nascondere i lineamenti del corpo. “Si sentono più tranquille“. Che mostruosità!
Maria Immacolata dice loro: abbiate coraggio! Fate risplendere i vostri cuori, le vostre intelligenze, i vostri corpi. Lasciatevi vestire di sole. Non fatevi problemi: non avete bisogno che il mondo vi “accetti”. Il mondo siete voi, lo costruite voi. Se qualcuno vuole esservi padrone, accecatelo con la vostra luce.
Maria Immacolata avrebbe anche potuto rispondere “no, non se ne parla proprio“. Penso che lo Spirito Santo non se la sarebbe presa. Avrebbe fatto la corte a qualcun’altra.
Ma ha scelto Maria proprio per questo: per il suo infinito coraggio nel riporre la fiducia dalla parte giusta: in se stessa, e in un Dio che le riconosceva una grande capacità, quella di rivoluzionare la storia.