Dopo essermi scoperto sieropositivo ‘non farei gli stessi errori’
Sono nato nel 1961 in quella che allora era la Rodesia del nord, e oggi è lo Zambia, sono andato a scuola nel Sud Africa, quando c’era ancora l’apartheid, in una casa leggermente conservatrice, protettiva ma amorevole.
C’era un ragazzo alto, bello nella mia classe e prendemmo entrambi una sbandata. Stavamo esplorando la nostra sessualità, come fanno alcuni adolescenti, e abbiamo regolarmente “dormito insieme” (tipo pigiama parti dei ragazzini) a casa dei miei e dei suoi.
Questo successe per un anno circa, fino a quando traslocai e, sebbene ci vedessimo a scuola, parlammo raramente, dandoci solo un’occhiata l’un l’altro.
Non capivo cosa significasse essere omosessuale, o gay o perché mi piacessero i ragazzi invece delle ragazze o perché ero preso in giro come finocchio a scuola, non sapevo nemmeno perché mi ferisse così tanto perdere un amico tanto intimo o come mai lui non provasse le stesse cose che provavo io.
Quando ho completato i miei due anni nel Natonal Service andai ad abitare a Città del Capo con mia madre e iniziai a frequentare locali e bar gay.
Passavo la maggior parte della serata ubriacandomi e andando con sconosciuti, in casa loro, o passando la nottata in una stanza d’hotel.
Durante quel periodo in Sud Africa, con l’apartheid, l’omosessualità era illegale, ed era uno scandalo di per se stesso scoprire che qualcuno aveva “quelle” tendenze.
Durante un turno pomeridiano al bar dove lavoravo, incontrai qualcuno che non vedevo da parecchi anni. Dopo un giorno circa, mi chiamò e mi chiese se mi faceva piacere passare un fine settimana nell’appartamento al mare di suo fratello.
E dopo il fine settimana decidemmo di provare (a stare insieme) e vederci su basi più regolari. Siccome si era preso uno spavento mesi prima, avendo fatto del sesso non protetto con un ragazzo affetto da HIV, mi chiese se consentivo al fatto di andare entrambi a fare un test dal suo medico, giusto per stare tranquilli.
Retrospettivamente devo essere onesto e dire che mi aspettavo un esito positivo, dal momento che ero stato piuttosto dissoluto e promiscuo prima di conoscerlo. Due settimane più tardi, le mie paure furono confermate.
Il mio mondo iniziò a crollarmi attorno e mi sentii distrutto. Chiamai mia madre (con una chiamata a carico del destinatario), e prima di esserci scambiati tutti i soliti convenevoli, non potei più trattenere le lacrime né trattenermi dal confidarle che ero HIV+.
Oh Dio, quanto le feci male! Dopo più di dodici anni, sono ancora asintomatico, sebbene è diventato essenziale per me cominciare una terapia antiretrovirale.
Le medicine sono altamente sono altamente tossiche (ndr attualmente questo aspetto deleterio è molto migliorato), ma necessarie per mantenere forte il mio sistema immunitario e farmi restare in salute.
Sarò onesto con voi, se potessi far tornare indietro il tempo, non farei gli stessi errori. Non è lo stile di vita più bello, né il più confortevole, doversi alzare presto ogni mattina, per il resto della vita, per prendere le medicine.
Dopo un po’ diventa un’abitudine, alzarsi con le galline per prendere cinque pastiglie e, se devo dire la verità, fisicamente non mi sentivo così bene da molto!
Dopo anni di celibato ho trovato un uomo innamorato che mi accetta per come sono e che vede oltre l’HIV.
Testo originale: Personal stories of men living with HIV: Jeff