Dopo il coming out di mia figlia ho chiesto aiuto alla mia chiesa, ma non l’ho trovato
Testimonianza inviata da Lucia per il progetto “La verità rende liberi” de La Tenda di Gionata
Ho visto il progetto “La verità rende liberi” e vorrei in breve raccontarvi la storia del coming out di mia figlia nel 2015. È successo per caso, o forse doveva succedere.
Una sua ex compagna (che credevo fosse solo una amica) mi ha detto che mia figlia doveva parlarmi. Non capivo, Parlarmi di cosa? Abitavamo sotto lo stesso tetto, lei aveva 25 anni, quindi di cosa doveva parlarmi di così travolgente da non avere avuto la necessità di farlo?
Ho cominciato a sobillarla di domande e ho anche iniziato a fare un gioco con lei: ogni giorno dovevo cercare di indovinare questo “segreto” e se lo avessi azzeccato me lo avrebbe confermato. Logicamente i giorni passavano, io avevo detto di tutto giorno per giorno. Sei incinta? Non stai bene? Hai avuto problemi con un ragazzo? Ma le risposte erano sempre negative finché mi sono arresa.
E alla sera, pochi giorni prima che partisse per le vacanze estive con alcune amiche è venuta in camera mia e si è messa a piangere. E lì l’ho capito! Non so come né perché, visto che è l’unica cosa che non avrei mai detto nel gioco che avevamo fatto. Eppure quella sera l’ho intuito, senza aver pronunciato nessuna parola. Mia figlia aveva avuto alcune relazioni con ragazzi, faceva la ballerina, era molto femminile. Eppure l’ho capito.
Dovevo però non dirlo a nessuno, lo avrebbe fatto lei con il papà e la sorella quando sarebbe stato il momento che lei riteneva giusto. L’ho abbracciata e le ho detto che per me non cambiava assolutamente nulla e che lei sarebbe sempre stata mia figlia e che lei avrei voluto ancora più bene. Siamo rimaste abbracciate per parecchio tempo.
Ma nel silenzio della notte mille pensieri hanno invaso la mia mente. Cosa dirà la gente, i parenti, che difficoltà avrebbe avuto nello studio e un domani al lavoro. Alle 3 di mattina, dopo metà notte insonne, sono andata al pc e le ho scritto una lettera. Il giorno dopo ero distrutta, triste, la mia reazione era molto diversa dalla sera precedente, mi era caduto il mondo addosso.
Mia figlia non ha capito questo mio modo diverso di vedere le cose alla luce del giorno. Credeva che ci avessi riflettuto e che non l’avessi accettato. Ma non era così. Ero triste, distrutta, affranta ma per le circostanze future che ne sarebbero derivate. Era impossibile che non mi fossi accorta di nulla. L’amica che aveva da 4 anni e che frequentava assiduamente casa era stata invece la sua compagna.
Ero la sola in famiglia a sapere e questo mi distruggeva, non mangiavo più e piangevo tutto il giorno. E mio marito non ne capiva il motivo.
Mi sono rivolta al parroco del mio paese e ho raccontato il tutto. Mi ha risposto che questo era la conseguenza di alcune vicende che erano avvenute in famiglia e che poi sarebbe guarita!
E allora mi sono rivolta a una psicologa. Ne ho cercato una nella mia zona su Internet e ci sono andata. Era la mia unica valvola di salvezza.
Qualche giorno dopo, la sera prima di partire per le vacanze, mia figlia ha fatto coming out con suo padre, da sola e lui l’ha presa molto meglio di me.
E io ho continuato ad andare in terapia per alcune settimane e il mio umore è migliorato. Mi dispiace tantissimo, anche agli occhi di mia figlia, di aver dovuto rivolgermi a una specialista ma stavo troppo male per non farlo.
Tutto questo per dire che non tutti reagiamo allo stesso modo. Io sono cattolica praticante, suono in Chiesa e di conseguenza il mio primo aiuto l’ho richiesto lì ma non ho trovato conforto. Ma ne avevo bisogno. Non ero forte in quel momento.
Ora il mio rapporto con mia figlia è ottimo, non vive più in casa ma ci vediamo regolarmente. Abbiamo un ottimo rapporto e dopo ogni piccolo successo o insuccesso ne parliamo.
Grazie di aver letto il mio scritto.