Dopo il municipio, l’altare? Dibattito in casa protestante
Articolo di Myriam Ait-Sidhoum tratto dal sito DNA (Francia), del 27 aprile 2013, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La legge sul “matrimonio per tutti” apre le porte al “matrimonio religioso per tutti”, almeno nelle Chiese protestanti, in cui il matrimonio consiste nella benedizione dell’unione civile. Il dibattito è aperto all’interno dell’Unione delle Chiese protestanti di Alsazia e Lorena (UEPAL), la quale non ha ancora una posizione ufficiale. I pastori sono divisi.
Martin Lutero il riformatore, non accettando, all’inizio del XVI secolo, che due sacramenti, il battesimo e l’eucarestia, non pensava evidentemente al dibattito a cui questo avrebbe condotto nel mese di aprile 2013. L’adozione della legge da parte dell’Assemblea nazionale obbliga i pastori a interrogarsi: accettare o no di sposare una coppia omosessuale unita civilmente?
“Una decisione da prendere in spirito e coscienza”
Le domande di benedizioni probabilmente non saranno legione, ma come simbolo è importante. La UEPAL bordeggia questa questione da mesi. Ricordiamo che un dibattito sul posto delle persone omosessuali nella Chiesa, portato avanti tra il 2002 e il 2004 dalle Chiese luterane e riformate di Francia, aveva concluso che l’accoglimento deve essere incondizionato, condizionato invece il loro accesso al ministero pastorale (si chiede la discrezione); quanto alla benedizione nuziale, non era stata giudicata opportuna.
Proprio come è fonte di dissensi nella società, l’argomento divide all’interno della Chiesa, constata il pastore di Strasburgo Michel Weckel: “Certi argomenti sociologici sono delle vere bombe, soprattutto quando in più c’è una componente religiosa.” Sarà solidale con la decisione che prenderà la Chiesa, anche se preferirebbe che venisse stabilita una posizione chiara.
Che non è una cosa così ovvia: “All’inizio non sapevo cosa pensare” ammette. “Ma ho letto talmente tante sciocchezze sull’argomento. Di fronte all’odio, il mio sangue protestante liberale ribolle. Questo mi ha dato la voglia di accettare, se una coppia mi sollecitasse.”
Anche Christophe Kocher, pastore della parrocchia Saint-Guillaume a Strasburgo, ha detto di essere stufo marcio dei discorsi sprizzanti odio nel suo ultimo sermone domenicale: “Faccio mie le posizioni della Chiesa. Ma siamo quasi obbligati a prendere posizione. Il matrimonio è un riconoscimento tra due persone. Dobbiamo riflettere e analizzare, non parlare tanto per parlare.”
Freddy Sarg, pastore di Wolfisheim-Oberschaeffolsheim, risponde senza esitare: “Se qualcuno chiede una benedizione, difficilmente posso dire di no. Il Signore non ha mai rifiutato chicchessia per questioni di orientamento sessuale.”
Rispetto e dialogo sono le parole chiave. Perché i dissensi possono essere profondi. A chi invita a non leggere la Bibbia in maniera troppo letterale si contrappone chi vi trova la giustificazione per la propria opposizione.
Michel Ertz, pastore a Romanswiller, sollecitato ci risponde con un testo: “Personalmente non posso e non voglio benedire una unione che la Bibbia condanna. Che io accetti questa unione è una cosa, che la benedica è un’altra. Mi è inconcepibile che la mia Chiesa permetta tali benedizioni perché vorrebbe dire eliminare la Bibbia come fondamento.” E chiede: “Se il testo biblico non è più preminente, sarà la giustapposizione del pensiero degli uni e degli altri il nuovo fondamento della Chiesa?”
Jean Wendling, pastore a Wasselonne, è scettico. Rimane comunque ansioso di sentire le diverse posizioni: “Dobbiamo ancora ascoltarci. La UEPAL non può imporlo, è una decisione che va presa in spirito e coscienza.” Menziona anche un dibattito organizzato nella sua parrocchia il 30 aprile con la partecipazione di Joan Charras-Sancho, dottoranda in teologia, impegnata nel campo della benedizione nuziale delle coppie omosessuali. “Quello che ha colto alla sprovvista è che si è passati dal non volerne sapere degli omosessuali agli omosessuali che vogliono sposarsi, poi agli omosessuali che vogliono sposarsi e avere dei bambini che bisognerà battezzare” fa notare.
Il compromesso della Chiesa di Renania
“Sì, io sono a favore” esclama Silke Bartel, pastora della valle di Munster, che ci illumina sulla sua esperienza: ”Io sono di origine tedesca. Abbiamo avuto lo stesso dibattito nella Chiesa di Renania, ed è durato circa cinque anni. Si è trovato un compromesso: ogni parrocchia e ogni pastore decide se vuole benedire o meno un matrimonio omosessuale. Se una parrocchia dice di no, un pastore favorevole che ne fa parte può farlo altrove. Se la parrocchia dice di sì ma il pastore non desidera farlo, non è obbligato.”
La libertà dell’individuo è un fondamento storico del protestantesimo. Ma la Chiesa non si sottrarrà alla questione: adotterà una linea concertata al più tardi entro un anno.
Testo originale: Après la mairie, l’autel?