Dopo l’Amoris laetitia sulle persone LGBT la Chiesa deve passare dall’astratto al particolare
Riflessioni di padre Daniel P. Horan OFM pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 3 marzo 2022, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Siamo vicini alla fine di un anno in cui papa Francesco ha invitato la Chiesa, ovvero tutti i battezzati, a riflettere sulla vita famigliare e sull’amore, avendo anche la possibilità “di esaminare più da vicino i contenuti di Amoris laetitia”.
Dal momento che, in anni recenti, gran parte della mia ricerca ha riguardato l’antropologia teologica, vale a dire il modo in cui concepiamo la personalità umana all’interno della tradizione cristiana, leggere quel testo mi ha fatto sorgere questa domanda: “Come concepisce Amoris laetitia la persona umana?”.
Mentre sono d’accordo con i molti commentatori che il tono e lo stile dell’esortazione apostolica è rinfrescante nella sua sensibilità pastorale e nel rispetto per la complessità della vita matrimoniale sacramentale e delle dinamiche della famiglia, mi unisco ad altri nel contestare una significativa lacuna nel testo, quando si tratta dell’assenza delle persone LGBTQ e delle loro famiglie.
Sebbene ci siano passi in cui sono menzionate le “unioni […] tra persone dello stesso sesso” (n. 52) e le “coloro che manifestano la tendenza omosessuale” (n. 250), è notevole l’assenza delle esperienze delle persone LGBTQ, così come delle informazioni aggiornate provenienti dalle scienze naturali e sociali, che affermano la normalità delle identità queer. Il risultato è un parlare obliquo e non chiaro sulle persone LGBTQ, che non riflette la pienezza della realtà.
Sicuramente c’è un tono più pacato quando si passa al sottogruppo dei gay e delle lesbiche cattolici, con il ricorso al ben noto passaggio del Catechismo, che al n. 2358 dichiara che “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (vedi AL n. 250), ma ciò che spesso viene rapidamente dimenticato è che la dichiarazione che precede questa esortazione alla compassione e al rispetto descrive l’orientamento omosessuale come “intrinsecamente disordinato”, e questo è stato [ed è] il motivo principale della giustificazione della discriminazione contro i cattolici queer, del non considerarli come esseri umani, e persino della violenza contro di loro.
Cose ancora peggiori vengono detto sulle persone transgender, vedi il paragrafo 56 di Amoris laetitia, spesso citato, che denuncia “un’ideologia del gender” e attacca nebulosamente qualsiasi ricerca medica, psicologica o sociale che faciliti la nostra comprensione della diversità delle identità sessuali e di genere, nonché gli interventi psicologici e medici per curare e sostenere gli individui non-conforming.
Come possono esistere queste forme di cancellazione e disumanizzazione della realtà LGBTQ in un documento del Magistero scritto non più di cinque anni fa?
Come avevo scritto in precedenza, credo che alla base di queste affermazioni ci sia una comprensione antiquata della persona umana. Ciò che costituisce la persona umana è sempre identico in tutti gli individui: secondo questo modo di pensare, esiste un solo modo – una sola forma – di essere umano, e ognuno è conforme, chi più chi meno, a questo ideale. Tutti coloro che condividono tale natura comune tendono ad un unico obiettivo, che forma e modella ciò che si considera appropriato in termini di comportamenti e di azioni morali.
Questo visione teleologica della persona umana, che spesso antepone le azioni alla dignità e al valore intrinseci delle persone, è ciò che porta alla condanna delle persone LGBTQ come “oggettivamente disordinate”: “oggettivamente”, perché tale trama, divinamente ordinata, è universale; “disordinata”, perché si discosta dall’unico percorso previsto (in questo caso, la riproduzione) che guida l’azione etica.
Un altro modo di descrivere la visione della persona umana tipico di Amoris laetitia è la continua predilezione dell’astrazione a scapito del particolare; un modo di pensare tipicamente romano, che privilegia lo sforzo diretto verso un obiettivo comune, in contrasto con quello anglosassone, volto a una valutazione basata sul minimo comune denominatore, come si nota nella tradizione della Common Law. Va bene che tali dinamiche vengano impiegate nella valutazione dei limiti di velocità o delle prestazioni lavorative, ma diventa più complicato quando vengono utilizzate per valutare le persone e le famiglie.
Sarebbe cosa giusta ripensare la nostra antropologia teologica (e, per estensione, la nostra comprensione delle relazioni umane e dei sistemi familiari) iniziando non con un astratto ideale della personalità umana, bensì basando la nostra teologia sulle persone concrete, particolari e diverse che esistono al mondo.
Amoris laetitia inizia a farlo un po’ sottotono nel capitolo 8, che alcuni considerano controverso. Nel suo intelligente commento su questo capitolo il cardinale Francesco Coccopalmerio intitola un breve passaggio “Il problema della relazione tra la dottrina e le regole generali, e gli individui particolari”. Anche se non si occupa direttamente di questioni riguardanti le persone o le famiglie LGBTQ, ma si concentra, come fa l’esortazione apostolica, sulle risposte pastorali ai cosiddetti matrimoni “irregolari”, Coccopalmerio sottolinea il fatto importante che la realtà invita la Chiesa e i suoi ministri a considerare i casi specifici e le circostanze particolari, piuttosto che applicare una declinazione universale di un’astrazione.
Cosa ci vuole per arrivare a questo cambiamento nel pensiero pastorale e teologico? Secondo Coccopalmerio, la Chiesa deve dare rilievo alle vite degli esseri umani reali, non solo agli “elementi comuni” condivisi da tutti: “Da una parte, ciascuno ha degli elementi comuni che costituiscono la realtà della persona; sono l’ontologia della persona considerata nella sua generalità, e sono precisamente gli elementi comuni a ogni persona. D’altra parte ogni persona, se possiede gli elementi comuni di cui sopra, al tempo stesso possiede degli elementi individuali, che costituiscono la realtà della persona, e sono anch’essi l’ontologia della persona, in questo caso considerata nella sua individualità, nella sua singolarità, nella sua concretezza”.
Questa è un’importante constatazione, che ha significative implicazioni pastorali sul come la Chiesa e i suoi ministri incontrano e accolgono donne e uomini impegnati in relazioni che non soddisfano le definizioni astratte e ideali del sacramento.
Amoris laetitia fatica ad applicare questo principio alle persone e alle famiglie LGBTQ. Per definizione, tali relazioni non sacramentali sono “irregolari”, ma in tali relazioni amorose e in tali famiglie sono coinvolte persone reali. Troppo spesso i sacerdoti hanno usato delle astrazioni per respingere, condannare, o comunque ferire le persone queer, e purtroppo tale modo di pensare è stato erroneamente utilizzato per giustificare il rifiuto dei sacramenti alle persone LGBTQ e ai loro figli.
Se Amoris laetitia offre comunque un contributo positivo alla discussione riguardante le tensioni tra circostanze idealizzate e realtà dell’esistenza umana nelle relazioni eterosessuali, non riesce ancora a riconoscere il dono divino della diversità della comunità umana in generale, e delle persone LGBTQ in particolare. Come ho avuto modo di mostrare altrove, ci sono numerose risorse ortodosse nella tradizione teologica e filosofica cattolica che possono aiutarci a rinnovare la nostra antropologia teologica, così da essere in armonia sia con la tradizione, sia con il meglio della conoscenza e dell’esperienza umana. Il primo passo consiste nel passare dall’astratto al particolare come punto di partenza condiviso in ambito teologico e pastorale.
* Padre Daniel P. Horan OFM è professore di filosofia, studi religiosi e teologia, e direttore del Centro di Spiritualità del Saint Mary’s College di Notre Dame, Indiana. È titolare di una rubrica sul National Catholic Reporter e autore di più di una decina di libri, tra cui Catholicity and Emerging Personhood: A Contemporary Theological Anthropology (Orbis Books, 2019) e A White Catholic’s Guide to Racism and Privilege (Ave Maria Press, 2021).
Testo originale: “Amoris Laetitia”: Church Thinking Needs to Move from the Abstract to the Particular