“Dove andrai tu, andrò anch’io”, la promessa di Rut a Noemi
Riflessioni tratte dal sito del gruppo Kairos, cristiani LGBT+ di Firenze
C’è una storia, nel libro di Rut, che parla di relazioni in modo sorprendentemente moderno. È la storia di Rut e Noemi, due donne legate non dal sangue, ma da una scelta libera e reciproca, capace di sfidare le aspettative sociali e rivelare un amore che va oltre le etichette.
Noemi, un tempo moglie e madre, si ritrova improvvisamente sola: ha perso tutto, il marito, i figli e la sicurezza di una vita normale (Rut 1,1-5). È una donna senza futuro in una società che non lascia spazio alle vedove.
Rut, sua nuora, è una giovane vedova, con ancora una vita davanti. Potrebbe tornare alla sua terra, al suo popolo, e cercare una vita più facile. Ma sceglie di restare accanto a Noemi. E lo fa con parole che attraversano i secoli per la loro forza e la loro bellezza:
“Dove andrai tu, andrò anch’io; dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio” (Rut 1,16).
Non è una semplice promessa: è una dichiarazione di alleanza, di un legame che va oltre i ruoli tradizionali. Rut e Noemi iniziano insieme un cammino di vita nuovo, controcorrente. Rut non solo si prende cura di Noemi, ma diventa il suo sostegno, la sua forza, una compagna capace di darle un futuro quando tutto sembra perduto (Rut 2,2-3).
E in questa relazione, così poco convenzionale per il loro e anche per il nostro tempo, c’è qualcosa che ci parla profondamente: la capacità di scegliere l’altro non per dovere, ma per amore. Rut e Noemi ci ricordano che le relazioni autentiche sono quelle che sfidano le regole imposte e creano spazi di libertà e possibilità nuove. Non importa quale sia l’etichetta che il mondo vuole attribuirgli: ciò che conta è la scelta reciproca di camminare insieme.
Grazie a questo legame, entrambe trovano un nuovo inizio. Rut incontra Booz, e dalla loro unione nascerà una discendenza che arriverà fino a Davide e, più avanti, a Gesù stesso (Rut 4,13-17). Ma Noemi, che all’inizio si definiva “amara” (amareggiata) e senza speranza (Rut 1,20), riscopre la gioia, perché quella relazione con Rut è stata per lei la vera salvezza.
Cosa significa per noi oggi vivere relazioni che rompono gli schemi? Rut e Noemi ci insegnano che l’amore – in ogni sua forma – è un atto rivoluzionario che sfida il giudizio e apre orizzonti nuovi. Ogni relazione può diventare uno spazio di luce e libertà, dove le ferite si trasformano in opportunità di crescita.
Anche noi, come Rut e Noemi, possiamo riscoprire relazioni capaci di liberarci e farci vivere autenticamente, senza paura di essere ciò che siamo.