Dov’è lo scandalo in un Cristo “effeminato”?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Sta impazzando un dibattito (nel senso che litigare per certe questioni richiede una buona dose di pazzia): quello sull’immagine di un Cristo troppo “effeminato”. Si tratta di un manifesto realizzato a Siviglia (Spagna) per pubblicizzare le iniziative della Settimana Santa. Vi compare appunto un’immagine di Gesù, realizzata dall’artista Salustiano Garcia, coperto solo da un ondeggiante perizoma, senza peli e con uno sguardo leggermente androgino. Per qualcuno, un vero scandalo!
Non stiamo a riportare le fonti e i protagonisti principali della polemica perché li possiamo tranquillamente immaginare. Notiamo solo che, con questi criteri, bisognerebbe mandare al rogo una buona metà delle immagini sacre di tutti i tempi. Dovremmo dare vita ad un’operazione iconoclasta senza precedenti. E l’iconoclastia, cari amici iper-ortodossi, è eresia.
Ma entriamo per un momento nel cuore dell’argomento, così magari potremo colmare un po’ l’ignoranza e placare la furia.
Nell’iconografia di Gesù, soprattutto a partire dalla controriforma, i tratti effeminati hanno un preciso scopo, un po’ basso e un po’ alto. Quello basso consiste nell’evitare che le sue raffigurazioni generino trasporto sessuale, soprattutto verso le donne (parliamo di donne eterosessuali, d’accordo, ma a quell’epoca si pensava che tutti fossero eterosessuali).
Ciò dice bene quale fosse il concetto che la Chiesa aveva del sesso. Ma, in fondo, chiarisce anche che la questione sessuale non è fondamentale nell’economia della salvezza (“non c’è più uomo né donna”, scriveva S. Paolo ai Galati).
Il Vangelo non dice se Gesù avesse una fidanzata, un fidanzato, qualcuno che gli facesse il filo. Ma non dice nemmeno che fosse una persona eterosessuale che praticava l’astinenza. Se non lo dice, ciò significa che non è una cosa importante.
Il Vangelo di Giovanni si conclude così: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20, 30-31).
E aggiunge: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (Gv 21,25).
Ciò che non è scritto, per esempio come Gesù vivesse la sua intimità affettiva, quale fosse il suo aspetto fisico, se fosse virilissimo o effeminato, sono cose magari interessanti ma inutili nell’ottica della fede. Non aggiungono né tolgono nulla; non ci santificano né ci allontanano da Lui. Siamo quindi liberi di immaginare ma dobbiamo cercare di non scadere nell’inutile voyerismo.
Ma c’è poi, dicevamo, una ragione alta che ha spesso portato gli artisti a raffigure un Cristo effeminato. E’ il fatto che Dio racchiude in sé il maschile e il femminile. Dunque, per dichiarare questa verità, pittori e scultori non potevano che inserire, nell’immagine di Gesù, qualche tratto espressivo del sesso opposto al suo.
E’ paradossale che, per secoli, nessuno si sia mai scandalizzato di ciò. Tutti capivano benissimo, pur con mezzi culturali inferiori a quelli dell’uomo contemporaneo medio, che se Gesù era stato dipinto un po’ effeminato, c’era una ragione. I più arrivavano anche a comprenderla.
Il fatto che oggi qualcuno sia così patologicamente ossessionato dalla questione del “gggenderrr”, da impazzire per un manifesto in cui Gesù non è abbastanza peloso e trucido per i suoi canoni, ci fa capire che stiamo precipitando a un livello di paranoia collettiva simile a quello dei tempi della caccia alle streghe.