Drag Queen Story Hour. La diversità raccontata ai bambini
Dialogo di Katya Parente con Cristina Prenestina
Nostra ospite di oggi è la coloratissima Cristina Prenestina, che con la sua “Drag Queen Story Hour” racconta ai bambini favole che li educano alla diversità e all’inclusione. Come dice la stessa Cristina infatti “le favole sono servite e servono a costruire le società, e devono cambiare con il cambiamento della società”. Tutto ciò grazie anche ad un piccolo T-Rex di nome Nino… ma lasciamo a lei la parola.
Quando nasce Cristina e perché si chiama così?
Cristina nasce 10 anni fa, per caso. Non c’era mai stato in me il desiderio di fare la Drag Queen. Anzi, respingevo e non capivo quel mondo, credo si trattasse di una sorta di omofobia interiorizzata. Il mio migliore amico, invece, sognava di fare la Drag Queen sin da bambino, veniva a casa mia e si truccava e vestiva per ballare nel corridoio. Un giorno dimenticò le sue scarpe col tacco per caso da me. Nella solitudine di quella stanza decisi di provarle. Faceva un male cane e camminare era impossibile. Da quel momento si aprì un moto di ammirazione. Iniziai a considerarlo non più uno stupido capriccio: c’era qualcosa di più dietro per sottoporsi ad una tortura del genere.
Un giorno, per caso, ci proposero di esibirci in un locale, ma lui era troppo timido e da solo non ci sarebbe mai andato, avrebbe rinunciato al suo sogno. Decisi di accompagnarlo. Così è nato il duo Spice Bomb: Cristina Prenestina e Renèe Coppedè. I cognomi derivano dai quartieri di Roma dove abitavamo. Volevamo raccontare Roma e le sue contraddizioni. Il nome arriva in onore di Cristina di Svezia, una regina che ha lasciato un segno nella storia per il suo rifiuto del matrimonio e l’abbandono del trono in nome della libertà personale.
Ho un forte legame con la Svezia, non solo per aver sposato uno svedese. Ne ho sempre ammirato la cultura e la loro attenzione ai diritti civili. Credo sia un amore reciproco: mi sono esibita più volte in Svezia, ho avuto la fortuna di esibirmi per l’Istituto di Cultura Italiano a Stoccolma quest’anno, il teatro era sold out e nonostante il mio spettacolo avesse references per un pubblico italiano, mi sono ritrovata invasa di amore e affetto dal pubblico scandinavo.
Mi piaceva l’idea di legare la mia anima Drag ad una personaggio del passato. Una intellettuale, rivoluzionaria, femminista, di cui però i libri di storia parlano poco o niente. Il cognome ‘Prenestina’ deriva, invece, dalla nota via romana, luogo simbolico che rappresenta le mie radici nella capitale italiana.
Chi è Cristina senza trucco e parrucco?
Francesco, un assistente sociale. Un mestiere complesso, che gestisce fragilità spesso estreme. Cristina e Francesco sono due entità a sé: due anime che coabitano lo stesso corpo. Eppure l’una è inevitabilmente intrecciata all’altra. Francesco ha creato Cristina, l’ha liberata. I punti in comune sono in realtà doni che l’uno ha fatto all’altra e viceversa. Francesco ha donato a Cristina l’equilibrio, il saper essere e stare, la razionalità nel guardare gli eventi qui e ora.
La consapevolezza di essere oltre che apparire. Cristina ha donato a Francesco quello spirito curioso, quella propositività, quella voglia di provare, buttarsi in nuove avventure, senza prendersi troppo sul serio: saper giocare, anche con i propri limiti; sapersi guardare dentro, ma anche negli altri; l’empatia, l’autenticità.
Come è nato il libro di “Nino il T-Rex”?
Nino il T-Rex è la mia prima favola. Nasce dall’incoraggiamento di tutti quei genitori che accompagnavano i/le loro figlie/i alle mie letture di fiabe. Per anni mi hanno chiesto di scrivere una fiaba tutta mia e alla fine mi han convinto. É un libro che parla di società escludenti, di come nascono gli emarginati sociali che inevitabilmente si trasformano in bulli, mostri di cui avere paura.
Mi sono domandato come possiamo fermare questo circolo vizioso, ho trovato la risposta nei più piccoli: i bambini e le bambine hanno il potere di cambiare il mondo, e noi adulti abbiamo la responsabilità di educare al dialogo, al confronto, al rispetto.
In “Nino il T-Rex” racconto questo, in maniera semplice. In un mondo straordinario dove animali, esseri umani e dinosauri vivono in armonia, Nino è il più bullo dei bulli e passa le sue giornate a spaventare gli esseri della foresta, soprattutto la tenera “tribù degli abbracci”.
Nino pare terribile, ma forse, a osservarlo bene, non è così cattivo come sembra. A capirlo è un cucciolo di essere umano che un bel giorno decide di affrontare il dinosauro e… Non vi sveliamo oltre ma “Nino il T-rex” è la dimostrazione in parole semplici di come il dialogo possa essere la risposta per trasformare l’odio, la rabbia, in amore.
Come reagiscono i bambini vedendoti e sentendoti leggere?
Sono molto fortunato! Le mie letture sono sempre gratuite e aperte a tutt*, quasi sempre però è richiesta la prenotazione. I genitori che decidono di portare le proprie figlie e i propri figli alle mie letture lo fanno perchè vogliono offrire ai propri figli e figlie la possibilità di vivere un’esperienza nuova, in cui la diversità è vista come opportunità e non come minaccia. Ogni volta è una grande festa! Chi ha deciso di venire ad ascoltare le mie favole lo fa perché crede in me e nel mio progetto.
Spesso vengo contattato post evento da alcuni genitori, mi raccontano che i loro figli sono in una fase di esplorazione del proprio genere e aver incontrato una figura adulta che andasse oltre il binarismo di genere li ha rallegrati, li ha rasserenati, un po’ come se avessi detto loro: “non sei sbagliato o sbagliata, sei ok così come sei!” Il mondo dei bambini è fatto di fantasia, come quello delle Drag Queen in fondo. Non mi sono inventato nulla perché l’iniziativa è nata a San Francisco anni fa, arrivando poi in diversi paesi europei.
Il governo svedese finanzia direttamente il progetto con lo scopo di promuovere e sensibilizzare sulle tematiche di integrazione e accettazione. Vista la mia esperienza come assistente sociale ho pensato che fosse interessante farlo anche in Italia. Per dare una speranza a quel bambino che pur sentendosi diverso, non cresca nella paura di essere sbagliato.
E gli adulti?
Ripeto chi viene alle mie letture è perchè ha scelto di esserci, c’è grande gioia perchè nessuno ci capita per caso, a nessuno viene imposto, nè adulto nè bambino. Le favole raccontano una società. Ma le favole del passato raccontano una società patriarcale, promuovono modelli di differenza di genere che non possono più rispecchiare le società di oggi. Bisogna raccontare il cambiamento, la diversità come valore, l’uguaglianza e l’equità come diritto. Se qualche adulto finge di non vedere il cambiamento e vorrebbe riportare l’Italia indietro anni luce, allora gli farebbe bene ascoltare qualche favola nuova.
Il tenero Nino è anche protagonista di uno spettacolo teatrale…
A distanza di un anno dalla pubblicazione del libro, l’associazione teatrale “Giù di Su per Giù” di Giorgio Volpe ha portato in scena lo spettacolo teatrale… e non con poche difficoltà. Proprio al debutto presso il Teatro Le Maschere, lo spettacolo è stato boicottato da parte di un’associazione, accusandolo di fantomatica ideologia gender. Fortuna che il regista e tutta la compagnia non si è lasciata abbattere ed ha portato avanti lo spettacolo in tutta Italia.
Quali sono i tuoi programmi futuri?
Beh arrivo dal mondo del teatro e quindi sono scaramantica, non posso dire molto. Ti dico però che Cristina non sa stare un attimo ferma e presto ci saranno novità!
Ringraziamo la scoppiettante Cristina per averci raccontato un po’ di sé e del suo alter ego Francesco, entrambi impegnati, seppur in modo diverso, a rendere migliore il mondo in cui viviamo. L’una, con i suoi colori sgargianti e le sue fiabe, aiuta i più piccoli a capire quanto è importante essere liberi di esprimersi e costruire la propria autenticità, liberandosi da condizionamenti sociali e culturali; l’altro promuove la dignità della persona rimuovendo gli impedimenti che ostacolano alcuni di noi nel vivere appieno.