Due donne coraggiose in lotta contro l’omofobia africana
Articolo di Raúl S. tratto da dosmanzanas.com (Spagna) del 11 Aprile 2010, liberamente tradotto da Dino
Nel centro del continente africano, in Camerun, l’omosessualità e la transessualità sono un crimine.
Contro questa criminalizzazione e in difesa degli omosessuali che sono stati messi in carcere lavora l’organizzazione Associazione per la Difesa dell’Omosessualità (ADEFHO), diretta dall’avvocato camerunese Alice Nkom.
Quarantadue anni fa Alice è diventata la prima donna avvocato del suo Paese. A Tenerife ha fatto un resoconto di come si svolge il suo lavoro quotidiano, nella Prima Conferenza dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisex e trans (LGBT) in Africa, organizzata dalla Fondazione Triangolo Canarie.
Ha raccontato anche di come le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali convivono con l’ umiliazione e la persecuzione da parte dello Stato del Camerun e di come sono attaccate dalle forze dell’ordine pubblico.
Alice non si è impegnata nella difesa della popolazione LGBT per il fatto di provare in prima persona la discriminazione, ma “per una questione di dignità e libertà per il mio Paese”.
Aveva capito che doveva far qualcosa non soltanto per loro, “ma per noi, per i genitori di lesbiche, gay e transessuali che continuavamo ad aspettare che i nostri figli andassero a vivere la loro affettività fuori dalle nostre frontiere, lontano dall’umiliazione sociale” ha detto a Tenerife.
Alice, donna di colore e decisa, che richiama la serenità derivante dalla maturità, dalla forza e dalla sicurezza acquisite in molti anni di cammino per costruire un Camerun più vivibile per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali.
E in questo percorso. un bel giorno si presentò in tribunale ed informò il funzionario che voleva registrare un’ associazione per la difesa dei detenuti omosessuali. Non è stato facile.
Le venne consigliato di non far comparire la parola omosessualità nel nome dell’organizzazione, e alcuni giorni dopo ricevette una lettera nella quale il tribunale le comunicava che ciò che lei voleva legalizzare era qualcosa di immorale e illegale.
Alla fine, grazie al suo impegno e alla sua convinzione, venne riconosciuta legalmente l’associazione in cui lei stessa lavora in modo instancabile per difendere quelli che sono messi in carcere a causa del fatto che amano.
Attualmente, fa presente Alice, in Camerun ci sono 35 persone detenute per omosessualità e in prigione la loro vita è disumana.
I carcerati omosessuali e transessuali non possono dire ai compagni di cella il motivo della loro carcerazione, pena il rischio di essere violentati e di “essere trattati peggio di un animale”.
Il cliente n° 11 è stato violentato ed infettato dall’ HIV, “nessuno si occupava di lui, e non gli veniva dato da mangiare, per cui ho parlato col medico del centro di detenzione per esigere un comportamento adeguato nei confronti del mio cliente”.
Di fronte alle mie richieste il medico mi rispose: “Non ho cibo per le persone normali, figurarsi per il tuo cliente, che ormai è stato violentato ed infettato dall’HIV in carcere e certamente morirà”.
In Uganda vive Kasha Nabagesera, se si può definire vita il rimanere in attesa dell’ approvazione da parte del Parlamento dell’ Uganda della legge che condannerà l’ omosessualità con la pena di morte.
Di aspetto fragile, questa donna lesbica è la presidente di Freedom and Roam Uganda, organizzazione di difesa dei diritti LGBT del suo Paese.
Kasha afferma senza alcuna esitazione nella voce e nei gesti che “ha subito violenza da uomini che mi aspettavano per dimostrarmi come esser donna”.
Ha denunciato anche la solitudine delle donne lesbiche all’interno del movimento femminista ugandese, “in Uganda essere lesbica è un disonore, e nessuno vuole lottare per noi”.
Kasha è convinta del ruolo che deve essere svolto dalla cooperazione internazionale per poter ampliare i diritti umani per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali in Africa, “dall’Uganda chiediamo appoggio finanziario, tecnico e morale” ai Paesi e alle organizzazioni LGBT che vivono in condizioni di rispetto ed uguaglianza di fronte alla legge.
Testo originale: Dos valientes mujeres que luchan a favor de los derechos LGTB en África
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