Due madri con figli transgender si raccontano
Dialogo di Katya Parente con due madri con figli transgender
Dopo i terapeuti e i figli, ora è il momento di sentire i genitori che sostanzialmente sono chiamati a dare di nuovo la vita alle loro creature, diversamente dalla prima volta e, per certi versi in modo più traumatico. Qui con noi ci sono due mamme, Gabriella e Mara che condivideranno con noi la loro esperienza.
Quale è stata la vostra prima reazione scoprendo di avere un figlio/a transgender?
G: La prima reazione è stata di conferma. Nostro figlio aveva già fatto coming out per il suo orientamento sessuale e quindi la sua rivelazione di identità di genere è stata una liberazione da parte sua ed una, appunto, conferma per noi. Naturalmente, subito dopo la preoccupazione per tutto il percorso che avrebbe affrontato, ha preso il sopravvento ed abbiamo detto subito a Ryan, è il nome che ha scelto nostro figlio, di chiedere al nostro medico informazioni e nominativi di persone qualificate che lo avrebbero accompagnato nel suo percorso. Ed eccoci qui, seguiti dall’Associazione “Con-te-stare”, pronti a vedere nostro figlio felice e realizzato.
M: Era da parecchio tempo che mio figlio non si sentiva bene nel suo corpo, ma io credevo che il problema fosse legato al suo orientamento sessuale. Il giorno in cui mi ha detto chiaramente che si sentiva di appartenere al sesso opposto a quello attribuitogli alla nascita la mia reazione immediata è stata di angoscia, confusione e smarrimento; in un attimo ho realizzato tutto il malessere che aveva sopportato in quel lungo periodo e mi sono sentita in colpa per non averlo compreso prima e per non essere stata d’aiuto…
Un attimo dopo però mi ero attivata alla ricerca di informazioni e di qualcuno che potesse dare una mano a mio figlio, di professionisti competenti e amorevoli. E finalmente ho trovato l’associazione “Con-Te-Stare”.
Siete stati i primi a sapere del loro desiderio di transizione, o si erano già confidati con altri (amici/parenti/insegnanti…)?
G: Mio figlio quando ci ha comunicato il suo desiderio di affermazione di genere teneva per mano la sorella… E ho detto tutto. Naturalmente lo sapeva anche la sua fidanzata.
M: No, non sono stata io la prima persona a sapere del suo desiderio di transizione, anche se il suo malessere e quello che mi raccontava mi avevano fatto riflettere! Mi ero convinta semplicemente che non si conformasse agli stereotipi che ci impone la società, invece il suo disagio era più profondo, era il non riconoscersi nel proprio corpo. Un po’ di tempo dopo al suo coming out ho saputo che si era confidato con sua sorella minore, che da subito lo ha sostenuto e incoraggiato a intraprendere il percorso di affermazione di genere.
Qual è stato il percorso che vi ha portato alla piena accettazione di lei/lui?
G: In realtà non abbiamo fatto un reale percorso, l’amore per lui ci ha fatto accettare la sua condizione. Lo stesso che ogni giorno ci accompagna e lo accompagna passo passo fino a completare il percorso. Ci siamo comunque informati con nostro figlio anche sul significato di tanti termini perché purtroppo l’ignoranza tende a non far accettare. Basta conoscere e tutto diventa più semplice.
M: Io da subito ho accettato il suo desiderio di affermazione di genere. Come genitori ho sempre pensato che i figli vanno accettati così come sono e non come li vorremmo noi, e questo sicuramente mi ha aiutata. Quello che non accettavo all’inizio era il suo dolore, il suo stare male e non aver più voglia di vivere.
Per elaborare la condizione di mio figlio mi è stato di grande aiuto partecipare agli incontri del gruppo genitori organizzati dall’Associazione “Con-Te-Stare”. Momenti di condivisione dove l’esperienza personale di ognuno aiuta e arricchisce l’altro.
Quanto vi è stato utile il confronto con altri genitori?
G: Il confronto con altri genitori è stato ed è utilissimo. Conoscerli e conoscere le loro storie ci dà la forza e ci conferma che quello che stiamo facendo è la cosa giusta per noi e per nostro figlio. Ci sentiamo capiti, accolti, confortati e pronti per affrontare le battaglie per far capire a tutti che siamo delle belle famiglie “normali”.
M: Il confronto con altri genitori è sicuramente utile, oserei dire essenziale! Chi può capirti meglio se non chi ha vissuto esattamente la tua stessa situazione? Gli incontri che teniamo in associazione sono momenti di grandi emozioni, di confronto, di sostegno reciproco e vogliono essere aperti a tutti quei genitori che si sentono smarriti e hanno bisogno di aiuto come lo ero io all’inizio.
Cosa sentite di dire alle famiglie che stanno vivendo una situazione simile alla vostra?
G: Alle famiglie diciamo di stare vicino ai loro figli/e e di trovare tutti gli strumenti necessari per affiancare persone competenti. Nei momenti di sconforto, che ci sono, è positivo confrontarsi con chi condivide la stessa situazione e lo stesso percorso.
M: Mi sento di dire fortemente di non abbandonare mai i propri figli, di stargli sempre a fianco di comprenderli e sostenerli. Sicuramente non è un percorso semplice, bisogna fermarsi a riflettere, capire e accettare che anche noi genitori abbiamo bisogno di essere aiutati e supportati da persone competenti, solo così saremo in grado a nostra volta di aiutare i nostri figli.
Siamo giunti alla fine di questo trittico (qui potete trovare le altre due parti). Un sincero ringraziamento a queste mamme così forti e comprensive, che mostrano ad ognuno di noi cosa significa amare e stare davvero vicino ai propri figli.