È da bugiardi dire di amare Dio, ma poi augurare il male agli altri
Articolo di Salvatore Cernuzio pubblicato su “La Stampa Vatican Insider” del 10 gennaio 2019.
Amare gli altri, anche quelli meno simpatici o quelli proprio antipatici, pregare per loro, anche per chi si comporta come un «nemico», non dare spazio a sentimenti di gelosia e invidia, e, soprattutto, non cedere alle «chiacchiere»: quelle sono un’arma che distrugge le persone.
Sono i piccoli – per modo di dire – passi per arrivare a Dio che Papa Francesco elenca nella messa a Santa Marta di oggi, in cui torna sul tema dell’amore al prossimo – filo conduttore delle sue omelie del 2019 – ribadendo il comandamento che è alla base del cristianesimo: se non si ama il fratello, non si può amare Dio.
Certo non è facile, dice il Papa – come riportato da Vatican News -, è la fede a dare forza a questo tipo di amore che va oltre i ragionamenti umani. La stessa fede che vince lo «spirito del mondo», uno spirito di «apparenze», «senza consistenza», «pieno di aria», di bugie e divisioni.
Si tratta, cioè, di quella «mondanità» denunciata spesso dal Pontefice nei suoi discorsi ma che non è una sua invenzione: la prima lettura di oggi, tratta dalla Lettera di san Giovanni, parla infatti di questo: «Coloro che sono generati da Dio, sono capaci di vincere il mondo». Sta parlando della «lotta di tutti i giorni» contro lo spirito del mondo, che è «bugiardo», evidenzia il Papa, «lo spirito del mondo è lo spirito della vanità, delle cose che non hanno forza, che non hanno fondamento e che cadranno».
Come le crêpes, i dolci che si offrono a Carnevale (in dialetto chiamate «chiacchiere» o «bugie»), che non hanno nessuna consistenza ma sono piene di «aria», così è lo spirito del mondo che, però, è allo stesso tempo «uno spirito di divisione», figlio del «padre della menzogna», che «quando si immischia nella famiglia, nella comunità, nella società sempre crea delle divisioni: sempre. E le divisioni crescono e viene l’odio e la guerra…».
Tutto il contrario è invece lo Spirito di Dio che è «concreto», «non va per le fantasie», ribadisce Bergoglio come già nella messa a Santa Marta di lunedì scorso. «Se tu hai lo Spirito di Dio farai le cose buone». Il Papa torna quindi sulle parole dell’apostolo Giovanni che dice una cosa «quotidiana»: «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio, che non vede». «Se tu non sei capace di amare una cosa che vedi, come mai amerai una che non vedi? Quella è la fantasia»; bisogna iniziare prima ad amare «questo che vedi, che puoi toccare, che è reale. E non le fantasie che tu non vedi».
Ma Giovanni va oltre e dice: «Se uno dice “io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo». Questa è una cosa sulla quale riflettere, suggerisce il Pontefice: «Io amo Dio? Ma, andiamo alla pietra di paragone e vediamo come tu ami il tuo fratello: vediamo come tu lo ami. Se tu non sei capace di amare Dio nel concreto, non è vero che tu ami Dio». E non basta solo «sorridere» agli altri: «Anche nel circo i pagliacci sorridono e tante volte piangono nel cuore».
Ci sono tre segnali per capire effettivamente la sincerità e la profondità di questo amore.
Il primo è pregare per le altre persone: «Per tutte, concrete, quelle che mi sono simpatiche e quelle che mi sono antipatiche, quelle che sono amiche e quelle che non sono amiche». «Se non prego, è un segnale che non amo», afferma il Pontefice.
Il secondo segnale è vedere quali sentimenti si portano dentro: sono «di gelosia, di invidia e mi viene la voglia di augurargli del male»? Ecco quello «è un segnale che tu non ami», dice il Papa. «Fermati lì. Non lasciare crescere questi sentimenti: sono pericolosi. Non lasciarli crescere».
Infine il terzo segnale, il più quotidiano, che è quello del «chiacchiericcio». «Mettiamoci nel cuore e nella testa, chiaramente: se io faccio delle chiacchiere, non amo Dio perché con le chiacchiere sto distruggendo quella persona. Le chiacchiere sono come le caramelle di miele, che sono anche buone, una tira l’altra e l’altra e poi lo stomaco si rovina, con tante caramelle… Perché è bello, è “dolce” chiacchierare, sembra una cosa bella; ma distrugge. E questo è il segnale che tu non ami», ripete ancora una volta Papa Francesco.
«Se una persona smette di chiacchierare nella sua vita, io direi che è molto vicina a Dio», aggiunge; non chiacchierare significa infatti «custodire il prossimo, custodire Dio nel prossimo». E così, credendo «che Dio sia nel mio fratello, nella mia sorella», si vince lo spirito del mondo. «La vittoria che ha vinto il mondo è la nostra fede», chiosa Bergoglio. «Soltanto con tante fede si può andare su questa strada, non con pensieri umani di buon senso… no, no: non servono. Aiutano, ma non servono per questa lotta. Soltanto la fede ci darà la forza di non chiacchierare, di pregare per tutti, anche per i nemici e di non lasciar crescere i sentimenti di gelosia e di invidia».