“E danzando, canteranno”. Il Forum dei cristiani LGBT 2020 segno della Chiesa che attendiamo
Rifleessioni di Antonio De Caro
Dopo aver ricevuto l’annuncio che avrebbe cambiato la sua vita e la storia del mondo, Maria – donna giovane ma piena di coraggio, capace di sfidare i pregiudizi sociali- si mette in viaggio per andare a visitare Elisabetta. È l’episodio comunemente noto come “la Visitazione”, in cui Elisabetta la proclamerà benedetta, madre di Dio, e Maria canterà il Magnificat.
Immaginiamo quell’incontro fra queste due donne, una vergine ed una sterile, chiamate ad essere madri oltre le aspettative umane, per la potenza di un Dio esuberante, generoso, creativo, diffusore di gioia. Le due donne si salutano, si abbracciano, riconoscono l’una nell’altra i segni della fecondità umana e divina. Anche le creature che portano in grembo iniziano a danzare di gioia.
La loro consapevolezza della presenza amorevole di Dio, del suo progetto di redenzione e di rinnovamento, sboccia quando si incontrano: quando l’una porta all’altra in dono la propria condizione, che è “paradossale”, “contro natura”, per una maternità inattesa e inspiegabile. La rivelazione dell’Amore di Dio nasce dalla relazione; e la relazione nasce quando una porta all’altra, con sincerità, se stessa.
Capiamo che fra di noi c’è Dio, il Dio della gioia e della vitalità, quando entriamo in una relazione autentica; quando offriamo in dono all’altro quello che siamo veramente, quello che abbiamo dentro.
Come cristiano e gay ho sempre amato questa scena evangelica: essa sembra dirci che, per visitare ed essere visitati, per scoprire un senso di gioia nel nostro grembo, dobbiamo portare quello che siamo, dal profondo. Cioè un’identità, certo, fragile e ferita per colpa degli uomini, ma che Dio continua a scegliere come sua dimora. Nella Visitazione, scopro e contemplo la bellezza della visibilità, di un coming out in cui convergono l’amore di Dio per me e il mio desiderio di amare l’umanità, di donare la sua presenza che mi abita.
È questo, per me, il senso del Forum dei Cristaini LGBT. Una visitazione, in cui non ho (più) bisogno di fingere, di mettermi tra parentesi, di nascondermi. In cui posso guardare i miei fratelli e le mie sorelle lasciando uscire da me stesso la consapevolezza gioiosa di essere quello che sono. Liberamente, poiché riscopriamo di essere liberi quando doniamo la verità di noi stessi e la verità di Dio che non ha mai smesso di amarci. Anche quando la nostra vita è abitata dal dolore, dalla confusione e dalla solitudine. Al Forum riscopro la libertà di essere me stesso, offrendo a Dio e agli altri la mia riconoscenza e il mio bisogno di risposte -quello che Cristo chiama “avere fame e sete di giustizia”. Al Forum scopro che il cammino non è solo mio, che non sono solo: che altri condividono con me, come i discepoli di Emmaus, la malinconia della sera che cala e l’entusiasmo di una Parola che annuncia la resurrezione. Al Forum incontro una comunità in cui sono, di nuovo, figlio e fratello, accolto ed amato.
Ed è una comunità che prega e celebra la Parola: icona di una Chiesa che ancora deve di-venire, che spera nella bontà di Dio e ragiona in termini non più di “legge”, ma di amore. La Chiesa dell’autorità lascia spazio alla Chiesa dell’autenticità: poiché solo l’accoglienza e la misericordia ci rinnovano e ci rendono -a nostra volta- capaci di accoglienza e di misericordia.
Quest’anno il Forum non potrà tenersi in presenza, ma ce la metteremo tutta perché sia, come in passato una sorgente di forza e di speranza, anche se solo online. Nei mesi trascorsi abbiamo fatto davvero questa esperienza, come cristiani LGBT. Pur provenendo “da ogni tribù, lingua, popolo e nazione”, da diverse città in Italia e in Europa, abbiamo acceso insieme la luce della preghiera che non si è spenta. Ci siamo “visitati” a vicenda, raccogliendo ogni giorno, al mattino e alla sera, la sofferenza e la gioia gli uni degli altri.
Abbiamo visto le immagini di una piazza San Pietro gigantesca, illuminata, vuota: e vi abbiamo visto, dietro il velo del mistero, una Chiesa che finalmente aveva spazio per tutti. Anche se spesso gli uomini (proprio quelli che pretendono di parlare a nome di Dio) ci avevano scacciati, noi non ce ne siamo mai veramente andati. Siamo sempre stati lì, alla presenza di Dio, con una fede profonda nel suo amore e anche nel nostro, che da lui riceve vigore, trasparenza e fecondità.
Anche quest’anno, pur se online, potranno avvicinarsi al Forum persone LGBT, giovani e meno giovani, i loro familiari ed amici, le religiose e i religiosi che camminano al nostro fianco. E molti di loro potrebbero avere il cuore ferito e spezzato.
Il Forum è anche un dono per prenderci cura di loro, per accoglierli e dire loro che sono a casa, amati e curati come figli veri. Facciamolo. Adottiamo, al Forum, una persona che soffre, e non separiamoci prima di avere acceso almeno una volta il suo sorriso e la sua speranza.
Abbiamo davvero bisogno di attingere e riversare questa forza. Per la stagione buia che attraversa l’Italia, segnata ancora da tanto dolore inflitto alle persone LGBT. Per la Chiesa, che non riesce a levare alta la sua voce di conforto in difesa di queste vittime. Per le tante persone che soffrono e lottano pacificamente per demolire i pregiudizi e conquistare dignità e libertà.
INFO> Incontriamoci online al Forum dei Cristiani LGBT (3-4 ottobre 2020)