E Dolan racconta l’elezione “Ecco perché l’abbiamo voluto”
Articolo del 14 marzo 2013 di Paolo Griseri pubblicato su la Repubblica
«La Chiesa è in buone mani». Non sono trascorse due ore dall’annuncio del nome del nuovo Papa e, con una scelta decisamente irrituale, Timothy Dolan, primate dei vescovi Usa, mette il timbro sull’elezione. Lo fa con una conferenza stampa in cui rivela quasi in tempo reale alcuni particolari del Conclave: «Quando Bergoglio è arrivato al 77esimo voto è scattato un applauso.
Siamo stati molto felici del risultato. Sono emozioni molto grandi».
Parole che vanno oltre i riconoscimenti di rito. Perché contemporaneamente, in una nota ufficiale, lo stesso Dolan aggiunge che l’elezione di papa Francesco «rappresenta una pietra miliare per la nostra chiesa».
Una svolta caratterizzata, secondo il primate statunitense, dal fatto che «il Papa ha detto di aver scelto il suo nome in onore di Francesco di Assisi», e che «sappiamo tutti che il Santo di Assisi si è occupato dei poveri e degli umili. Sarà questo il suo lavoro». Se poi le allusioni ai recenti scandali della Curia non fossero sufficienti, è lo stesso Dolan a sottolineare che «Papa Francesco rappresenta una figura di unità per tutti i cattolici, ovunque essi si trovino». Dunque dentro ma soprattutto fuori la cerchia delle mura leonine. Per queste ragioni, aggiunge Dolan «i vescovi degli Stati Uniti e i fedeli delle nostre 195 diocesi pregano per il nostro nuovo leader e gli promettono lealtà».
La mossa dell’arcivescovo di New York coglie di sorpresa perché rompe con la tradizione e anticipa i tempi tradizionali del Vaticano. Questa mattina alle 13 è in programma il briefing con il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. Ma Dolan ha anticipato ieri sera alcune indiscrezioni che ora attendono solo il crisma dell’ufficialità.
Come l’annuncio che «domani (oggi ndr) il nuovo Papa andrà a incontrare il papa emerito Benedetto XVI. O il fatto che «venerdì mattina alle 11 incontrerà i cardinali». Con la mossa di ieri sera i porporati statunitensi hanno anche voluto prendersi un piccola rivincita rispetto a quel che era accaduto nei giorni immediatamente precedenti l’apertura del Conclave. Era accaduto che la scelta dei prelati statunitensi di tenere propri briefing paralleli a quelli della Sala Stampa vaticana aveva finito per irritare. Tanto che negli ultimi giorni delle Congregazioni quegli incontri con la stampa dei vescovi Usa erano stati sospesi. Così ieri sera Dolan ha voluto approfittare del buco comunicativo vaticano, dovuto al fatto che l’elezione si è svolta in serata.
Una sorta di concorrenza che non è solo sull’informazione ma, pare, sulla sostanza. Perché il segnale lascia intendere che almeno Dolan e i porporati del suo Paese ritengano più utile parlare direttamente ai giornalisti piuttosto che passare attraverso la mediazione vaticana. Un modo per marcare una distanza e una diversità.
Un piccolo sintomo del clima generale in cui è maturata l’elezione di Bergoglio, quel vento anti curiale che sembrerebbe aver spirato impetuoso nella cappella Sistina. Andranno lette anche in questo senso le parole di Dolan sul suo stato d’animo: «Dormirò bene stanotte e anche papa Francesco dormirà bene. La chiesa è in buone mani, lo sappiamo tutti». Timothy Dolan avrebbe dormito altrettanto sereno se al Soglio di Pietro fosse stato chiamato qualcun altro?
Certo l’arcivescovo di New York ieri sera appariva decisamente soddisfatto. Tanto da rivelare via Twitter una battuta scherzosa fatta dal nuovo Papa ai cardinali poco dopo essere stato eletto nella Sistina: «Cari fratelli, che Dio vi perdoni».