E noi, da che parte stiamo? La Bibbia ci interroga (Amos 8:4-7)
Riflessioni bibliche* di Jen Glass e Greg Carey tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Ecco delle immagini vivide: una città in rovina. Uccelli che si procurano la cena dai cadaveri del popolo di Dio. Sangue sparso come acqua intorno alla città santa. Non rimane nessuno, nemmeno per seppellire le vittime. Rimasto senza olio medicamentoso e non trovando dei medici nei luoghi santi, una persona in lutto piange così: “Chi farà del mio capo una fonte di acqua, dei miei occhi una sorgente di lacrime?” (Geremia 8:23 [9:1]).
Queste immagini tratte dal Salmo 78 (79) e dal profeta Geremia catturano la nostra attenzione. Espongono brutalmente la disgrazia di Israele di fronte ai nostri occhi e ci costringono a fermarci e guardare.
Solitamente la Bibbia non glissa sulla sofferenza umana, bensì le dà un nome e ci insiste, invitandoci a esaminare la nostra relazione con chi soffre. Talvolta la nostra decisione più importante per quanto riguarda l’interpretazione biblica è decidere chi siamo, dove stiamo nel passo in questione e dove ci poniamo in relazione al testo.
– C’è sofferenza attorno a voi? In che modo vi ponete in relazione con questa sofferenza?
Sia il salmista che il profeta sono in lutto con e per il loro popolo, il popolo di Dio, gli Israeliti. Affrontano la devastazione della loro società, l’espugnazione della città santa, invocano l’intervento divino. Il profeta e il salmista si identificano come sopravvissuti quando la stessa sopravvivenza non sembra propriamente una grazia. Rimangono all’interno del popolo di Israele. Anche le domande che pongono esprimono il loro identificarsi con il popolo sofferente di Dio.
Le loro domande sono una sfida a Dio che permette, o forse è causa della, devastazione di Gerusalemme: “Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre? Arderà come fuoco la tua gelosia?” (Salmo 78 [79]:5); “Forse il Signore non si trova in Sion?” (Geremia 8:19); “Non v’è forse balsamo in Gàlaad?
Non c’è più nessun medico? Perché non si cicatrizza la ferita della figlia del mio popolo?” (Geremia 8:22). Queste domande sembrano delle preghiere di accusa verso un Dio quasi silente.
– Avete mai accusato Dio di essere la causa della sofferenza umana? In che modo, se l’avete fatto, avete espresso la vostra rabbia verso Dio?
In Amos 8:4-7 un altro profeta vede le cose in maniera diversa. Un abitante di Giuda, Amos, sta predicando agli “altri”, al popolo di Israele. Guardandoli dall’alto e non essendo uno di loro, Amos utilizza altre immagini e pone altre domande. Calpestare i bisognosi, corrompere pesi e misure, acquistare gli indigenti con denaro e i poveri per un paio di sandali: queste immagini accusano non Dio ma i ricchi di Israele.
Quando Amos espone le domande del popolo, queste non sono una sfida a Dio ma una querela verso i ricchi. “Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento?” (Amos 8:5). Il profeta si identifica piuttosto con il popolo.
– In che modo ci identifichiamo con il profeta Amos? In che modo ci identifichiamo con i ricchi?
Per i predicatori, gli insegnanti e i leader di oggi, sapere da che parte stare è una questione molto urgente. Ci uniamo alla voce del salmista e di Geremia e stiamo dalla parte delle vittime della violenza e dell’oppressione? Ci troviamo a fianco di Amos e condanniamo gli agenti dell’oppressione che, inseguendo la ricchezza e il potere, macinano le ossa dei poveri per farne il loro pane? Oppure siamo noi i ricchi che perseguono i privilegi e ignorano le sofferenze degli altri? Quando proclamiamo la parola di Dio per l’oggi dobbiamo discernere le immagini e le domande più appropriate al luogo in cui abbiamo messo radici.
Per quanto riguarda le immagini prese dalla vita di oggi, le possibilità abbondano: un soldato mutilato che cerca di rifarsi una vita, o all’opposto, un iracheno con molti letti vuoti in casa. Una donna povera che porta il suo tumore al lavoro ogni giorno, un tumore che sarebbe stato diagnosticato se avesse diritto alle prestazioni sanitarie.
Una studentessa solitaria che cerca una persona di cui possa fidarsi ed essere se stessa. Stare dalla parte di queste vittime richiede di combattere contro le miriadi di maniere in cui ci rendiamo vittime gli uni degli altri. Una decisione spaventosa se altre mai.
Anche uno dei passi più difficili da interpretare dell’intera Bibbia, la parabola dell’amministratore disonesto (Luca 16:1-13) insiste sulla questione dell’identità. La parabola manca di un eroe e non è completamente chiaro perché Gesù lodi l’amministratore. (Anni fa uno studioso suggerì che Luca avesse preso nota di quattro diversi sermoni cucendoli alla fine del racconto di Gesù.) All’inizio della storia l’amministratore sta tra l’uomo ricco e i contadini poveri, ma si identifica con l’uomo ricco, che gli dà da mangiare. L’amministratore non è innocente e la sua posizione è in pericolo: deve trovare un nuovo posto dove stare.
Non può più offrire la sua lealtà all’uomo ricco, che non gli dimostra nessuna benevolenza. Così si unisce ai poveri, ai debitori che non hanno nessuna speranza di pagare quanto devono. Forse che la saggezza dell’amministratore sta nella scelta di identificarsi con le vittime e chi non ha potere? Questione di come e con chi ci identifichiamo.
– Con chi ci identifichiamo di solito: con i ricchi, con i poveri, con chi ha potere o con chi non ne ha? Come identifichiamo noi stessi alla luce di queste Scritture?
La nostra preghiera
Tu Santo
è così facile nominare le sofferenza della vita:
il mio dolore, il dolore del mio prossimo, il dolore del mondo.
La vedi la nostra sofferenza? Lo senti il nostro dolore?
Aiutaci a identificare la sofferenza, a nominare il dolore
e a volgerci verso di te.
Ti chiediamo dei miracoli: guarisci il dolore e porta via la sofferenza.
E anche se non lo farai, vieni tra noi.
Ascolta il mondo che piange. Vieni tra noi.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C