E’ tanto tempo che non scrivo. La solitudine di una madre
Riflessioni di Marta
E’ tanto tempo che non scrivo qui, ma, credetemi, ci penso spesso. Forse ci si aspettava che depositassi qui i pensieri di una madre di un ragazzo gay, e invece su questo, per ora, ho molto poco da dire, perchè mio figlio vive la sua vita ancora chiuso nell’armadio.
Ne è uscito solo un attimo, qualche anno fa, giusto il tempo per farmi smettere di dirgli: “Vedrai quando avrai figli tu!”, e lo dicevo più per scherzo che altro.
Non sapevo che stavo mettendo il dito su una piaga, forse. E allora lui provvide a chiarire la sua posizione, con me e suo fratello maggiore. Con nessun altro parente, e forse con poche amiche. Altro di lui non so. Ma so che gli devo rispetto. Che il suo silenzio merita rispetto.
Così, a volte penso di comprendere quello che Luca dice di Maria, dopo la nascita di Gesù e le visite dei pastori: “Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo” (Lc 2,19).
Così la immagino: guardare il bimbo, e presagire quello che sarebbe diventato, e ciò che avrebbe dovuto sopportare, senza che lei, la madre, potesse fare granchè per proteggerlo. Perchè sarà così, così è di tutte le madri, che non possono fare granchè per proteggere i propri figli, una volta nati.
É una difficile battaglia tra sostenere l’autonomia, farli camminare da soli, e spianare loro la strada, facilitando il loro cammino. È sempre così: fin dai primi passi, e poi dall’affacciarsi nel mondo, e poi, e poi… e poi vederli volare via.
E’ tanto tempo che non scrivo qui, che “Marta” non fa sentire la sua voce. E sarà bene che ancora qualcosa dica, perchè, davvero, ho tanto da dire.
Così trasformo questo luogo in un luogo dell’anima, dove lasciar scorrere i pensieri più intimi, per poterli pensare meglio, affinchè possano crescere. E lo faccio contando sull’anonimato che “Marta” mi concede, e sull’affetto di chi mi conosce anche di persona, accogliendo i miei scritti.
Negli ultimi anni la mia vita familiare è molto cambiata, e il tempo per scrivere si è ridotto tantissimo: questo è per me un dolore, perchè scrivere mi è da sempre stato necessario per l’equilibrio interiore.
Purtroppo (o per fortuna?) quando si hanno genitori anziani che hanno bisogno di essere accuditi, e si deve continuare a lavorare, con due figli da mantenere da soli, non è così facile ricavere tempo per se stessi. E così anche Marta resta lì, sull’uscio, in attesa del mio ritorno.
Ho mia madre anziana in casa, ma sia benedetta subito! Se solo ricordo tutto quello che ha fatto per me nel corso degli anni, specialmente quando erano piccoli i figlioli, sento il dovere di provvedere anche a lei, che adesso non è più in grado di restare da sola.
Papà si è spento questa primavera, dopo un lunghissimo calvario, quando ormai il suo sguardo era vuoto, non camminava e non sorrideva più, non ci riconosceva più. È morto con me presente, e quella lacrima che gli è uscita dalla palpebra mentre spirava, non la dimenticherò mai più.
Accudirlo fino alla fine, in casa mia, mi ha lasciato un senso di dolcezza che devo definire impegnativa e nutriente.
Adesso con mia madre in casa mia la vita non è più quella di prima, anche se lei, santa donna, cerca di rendersi utile e di disturbare meno possibile, diventando però, con ciò, ancora più impegnativa.
Ogni tanto lei ed io ci fermiamo a fare delle considerazioni sul senso della vita. E lei esprime i suoi pensieri, quel senso comune che vede nella propagazione della specie il valore principale. Un paio di giorni fa mi disse: “Adesso i ragazzi finiranno di studiare, poi troveranno un lavoro, poi tu andrai in pensione e … farai la nonna”.
A queste sue parole ho provato un conato di vomito. “Nooooo! Ho sempre fatto quello che volevano gli altri, e mai quello che davvero volevo io. Almeno gli ultimi anni di vita, lasciatemeli vivere in pace! La nonna noooo! Se tornassi indietro col piffero che farei quello che ho fatto! Andrei a studiare in città, e probabilmente rimarrei là, via da casa! E forse sarebbe stata del tutto diversa la mia vita!”.
Mi è scappato così, di pancia, tutto d’un fiato, questo pensiero. Certo, essere madre è stata una cosa bellissima, e i miei figli sono ciò che di più bello mi sia capitato nella vita.
Ma crescerli da sola, e ancora oggi, sostenerli da sola, è una fatica immane. Che mi sarei risparmiata volentieri.
La solitudine è ciò che di più mi pesa, oggi, una solitudine che si fa di giorno in giorno più profonda, proprio come quella Maria che “conservava in cuor suo“, e in silenzio, i pensieri, le preoccupazioni, le fatiche, da sola.