Il cammino della chiesa cattolica con le persone LGBT, per una “chiesa per tutti”
Riflessioni del pastore Stephane Lavignotte* pubblicate sul mensile Tétu (Francia) del gennaio 2015, pag.53, liberamente tradotte da Marco Galvagno
Nonostante l’irrigidimento di alcuni movimenti cattolici e l’omofobia delle mobilitazioni contro il matrimonio gay, la realtà è più complessa: la chiesa cattolica durante il suo ultimo Sinodo ha iniziato una mutazione, lenta, ma irreversibile.
Marx diceva a proposito della Comune di Parigi che ci sono sconfitte che in realtà sono vittorie.
Il fallimento del Sinodo cattolico romano sulla famiglia è una di queste. La chiesa in effetti non si era mai spinta così in là su questi temi. Quando papa Francesco nel settembre 2013 ha risposto ai giornalisti di non essere “nessuno per giudicare gli omosessuali” è stato un primo passo.
Privilegiava la pastorale, la cura delle persone, prima dei dogmi, riallacciandosi allo spirito del Vangelo, ma ciò non cambiava nulla dal punto di vista dottrinale. Bisognava capire che nella teologia vaticana dominante “la teologia naturale”, le realtà sociali tra cui il matrimonio, il divorzio, l’omosessualità sono viste come essenze omogenee, cioè sono considerate o buone (in quanto naturali) o cattive, (perché contro natura).
Così quando il testo del Vaticano evoca aspetti positivi nelle unioni libere o omosessuali, oppure s’interroga sull’accoglienza degli omosessuali nella Chiesa, apre una breccia: “la vita di una coppia delle persone LGBT, potrebbe essere buona in sé?”.
I conservatori hanno avuto in un certo senso ragione nel denunciare un tentativo di cambiamento dei dogmi della chiesa cattolica. In seguito il rapporto di forze nato dopo l’ultimo sinodo per la famiglia è abbastanza incoraggiante. Alla base innanzitutto di queste proposte fatte durante il sinodo dei vescovi sono il frutto di un lungo processo di consultazione dei fedeli cattolici. Ciò mostra che nonostante gli irrigidimenti e la violenta omofobia della mobilitazione contro il matrimonio omosessuale, le cose cambiano alla svelta nelle parrocchie.
Durante il voto dei vescovi il passaggio sull’accoglienza degli omosessuali ha raccolto 62 voti contrari e 118 voti favorevoli, erano in netta maggioranza quelli favorevoli, il testo non è stato adottato solo, perché non si è raggiunto il quorum dei due terzi. C’è da scommetterci che questa evoluzione avverrà a breve.
Bisogna fare pressioni sul Vaticano e su tutte le chiese comprese quelle protestanti, perché continuino ad avanzare su questo tema ed altri. Come ha sottolineato Elizabeth Saint Gully dell’associazione David et Jonathan, le persone LGBT nei paesi africani o nell’Europa dell’Est continuano a subire violenze, spesso incoraggiate dalle chiese stesse.
Questi dibattiti permetteranno dei passi avanti sul campo. I cattolici aperti potranno fare leva sulle dichiarazioni di papa Francesco e sui voti del Sinodo per controbilanciare le pressioni dei più integralisti ed incoraggiare, come già avviene in molte diocesi, il dialogo con le associazioni LGBT e l’accompagnamento pastorale delle coppie dello stesso sesso.
Tutto ciò mostra, contrariamente a quel che che credono molti anti religiosi, che le chiese non sono monolitiche, sempre e comunque reazionarie. Nemmeno la chiesa cattolica lo è.
Le chiese si evolvono, possono cambiare grazie, alle pressioni della base della società, quando sono capaci di riscoprire nei testi sacri che l’amore di Dio per i suoi figli è più forte di tutti i moralismi.
Per questo i credenti e i non credenti gay, lesbiche e trans e le persone gay friendly devono continuare a lavorare insieme.
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* Stéphane Lavignotte è pastore della missione popolare evangelica di Parigi, membro del Carrefour Chrétien inclusif e presidente del Movimento dei Cristiani Sociali francesi.
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Titolo originale: L’église pour tous